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Giuditta e Oloferne: dal racconto biblico ai quadri di Caravaggio e Artemisia in mostra a Roma

A Palazzo Barberini a Roma, dal 26 novembre al 27 marzo, è possibile visitare la mostra dedicata a Giuditta e Oloferne, dipinti anche da Artemisia e Caravaggio. Ma chi sono questi due personaggi? Scopriamolo insieme, oltre a qualche dettaglio sulla mostra.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 26-11-2021
Giuditta e Oloferne: dal racconto biblico ai quadri di Caravaggio e Artemisia in mostra a Roma

Giuditta e Oloferne: un racconto senza tempo che riprende vita attraverso la rappresentazione pittorica. Sono oltre 31 dipinti esposti nella galleria romana di Palazzo Barberini per celebrare i 70 anni dalla riscoperta della celebre tela caravaggesca.
Dal 26 novembre al 27 marzo 2022 sarà possibile visitare l’esposizione Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinquecento e Seicento che racconta le numerose rappresentazioni del tema di Giuditta tra il XVI e il XVII secolo.

Ormai la storia di Giuditta e Oloferne è entrata di prepotenza nell’immaginario comune grazie alle splendide opere realizzate dai grandi artisti. Abbiamo ben chiara la visione pittorica del mito di Giuditta, carica di sensualità e violenza ritratte a tinte cupe e al contempo sgargianti, ma da quale racconto ebbe origine il dipinto?

Chi sono Giuditta e Oloferne?

La storia di Giuditta e Oloferne è narrata nell’Antico Testamento. Si racconta che il re di Babilonia, Nabucodonosor, affidò al suo generale Oloferne la campagna d’Occidente.
Durante la sua avanzata Oloferne incontrò dunque il popolo di Israele e pose sotto assedio la città di Betulia.
Tra la gente di Betulia vi era Giuditta, una ricca e bella vedova, che decise di ribellarsi all’assedio nemico. Quindi si agghindò e vestì coi suoi abiti migliori e, scortata da un’ancella, si recò nel campo babilonese.

Immediatamente fu catturata e portata dinnanzi al generale Oloferne che rimase stordito dalla sua bellezza. Giuditta finse di voler aiutare il generale a entrare in città. Disse che le era apparso in sogno il suo Dio affermando di essere stato gravemente offeso dal popolo ebreo e di desiderare vendetta.
Oloferne acconsentì a ricevere il sostegno della vedova e organizzò un grande banchetto in suo onore. Il generale bevve e si mangiò a volontà fino a giacere ubriaco sul letto.

A quel punto Giuditta, approfittando di essere rimasta sola con lui, chiese alla sua ancella di stare di guardia alla porta, quindi prese la spada di Oloferne e con essa lo decapitò.
Con l’aiuto della sua ancella ripose la testa di Oloferne nella bisaccia e le due fecero ritorno nella città di Betulia con il bottino di guerra. Il popolo d’Israele omaggiò Giuditta come un’eroina e la testa di Oloferne fu posta sulle mura della città per spaventare i nemici, che infatti fuggirono terrorizzati dalla furia di quella gente.

Ancora oggi la storia di Giuditta non ha perso il suo fascino e soprattutto la capacità di narrare il coraggio straordinario di una donna capace di compiere un atto rivoluzionario per la salvezza del suo popolo.
La vicenda dell’eroina biblica che decapitò il generale Oloferne ispirò infatti gli artisti cinquecenteschi più illustri, da Tintoretto a Caravaggio, sino alle meravigliose tele della grande pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi che nei suoi dipinti rielaborò il racconto biblico tramite molteplici interpretazioni.

La sfida tra Caravaggio e Artemisia

Tra Caravaggio e Artemisia Gentileschi in particolare si gioca la principale sfida della mostra romana, che pone a stretto confronto i massimi capolavori dei due artisti.

Entrambi i pittori mettono in scena la propria personale rappresentazione del racconto biblico di Giuditta e Oloferne. Mentre Caravaggio si immedesima in Oloferne, interrogandosi sulle sensazioni da lui provate al momento della morte, Artemisia invece ci offre un’efficace rappresentazione di Giuditta, mostrandoci la sua preoccupazione e la tensione che precede l’atto omicida.

Giuditta e Oloferne di Caravaggio

La celebre tela di Giuditta e Oloferne fu dipinta da Caravaggio nel 1597, su commissione del banchiere genovese Ottavio Costa. È la prima volta che il pittore affronta una tematica appartenente alla storia religiosa.
Nel dipinto di Caravaggio emerge con grande effetto scenico la violenza dell’omicidio di Oloferne. Giuditta è raffigurata mentre mozza la testa di Oloferne con un gesto fermo e deciso. Accanto a lei l’anziana ancella attende che l’esecuzione sia compiuta tenendo aperta la sacca in cui riporre la testa mozzata del generale.

Su tutto però predomina l’espressione stravolta di Oloferne che, lanciando un grido disperato, cerca di sottrarsi alla spada che lo sta uccidendo. L’effetto in chiaroscuro, quella peculiare luminosità tipica di Caravaggio, getta sull’intera scena un effetto suggestivo che ne rafforza il realismo drammatico.

Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi

Il dipinto realizzato da Artemisia nel 1620, Giuditta che decapita Oloferne, mostra invece l’intera vicenda un altro punto di vista.
I critici d’arte concordano nell’affermare che la pittrice si identificasse nel personaggio di Giuditta e nella sua ribellione vedesse la vendetta che anche lei avrebbe voluto attuare in seguito allo stupro subito da Agostino Tassi. Probabilmente nella giovane ancella che assiste Giuditta nel delitto, Artemisia volle raffigurare il volto della serva Tuzia, l’amica che non la salvò nel momento del bisogno.

La tela di Artemisia Gentileschi si concentra sull’atto eroico di Giuditta che mozza la testa di Oloferne. L’aspetto cruento della vicenda è sottolineato dal sangue che sgorga copioso e schizza il petto della stessa Giuditta. Ma l’azione è concentrata sul viso determinato della donna che opera la sua vendetta nei confronti del nemico.

Proprio come Caravaggio, Artemisia esalta la violenza della scena e il momento topico della decapitazione. Probabilmente trasse ispirazione dalla tela del grande artista, ma fece sua la storia di Giuditta dandole un’interpretazione personalissima e ispirata.

La mostra a Palazzo Barberini

La mostra Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinquecento e Seicento a cura di cura di Maria Cristina Terzaghi, si terrà nelle nuove sale al pian terreno di Palazzo Barberini a Roma, dal 26 novembre al 27 marzo 2022.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Officina Libraria.

DOVE

Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13 – 00184 Roma

ORARI

da Martedì a Domenica dalle 10.00 alle 18.00.
Ultimo ingresso ore 17.00.

BIGLIETTI

  • Mostra: intero 7€ – ridotto 2€ (cittadini EU dai 18 ai 25 anni)
  • Mostra + museo: intero 15€ – ridotto 4€ (cittadini EU dai 18 ai 25 anni)

L’accesso è regolamentato nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio disposte dalla legge. Per accedere è necessario esibire la Certificazione verde Covid-19 (Green Pass).

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giuditta e Oloferne: dal racconto biblico ai quadri di Caravaggio e Artemisia in mostra a Roma

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