“È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente” scrisse Kurt Cobain nella sua grafia fitta e minuta, in quella che oggi è considerata la sua lettera d’addio al mondo. Parole piene di disperazione, eppure determinate nell’incredibile lucidità che le animava.
Era il 5 aprile del 1994 e il cantante dei Nirvana condensava in un lungo sfogo esistenziale i suoi pensieri prima di togliersi la vita. La lettera indirizzata al suo immaginario amico d’infanzia, Boddah, fu ritrovata tre giorni dopo accanto al suo corpo nella casa di Seattle.
Poco distante un fucile a pompa modello Remington M-11 calibro 20 che non lasciava alcun dubbio da chiarire sulle cause e le circostanze della morte. La parola “suicidio” avrebbe avvolto Kurt Cobain come un sudario, ma restava quella frase scritta in fitto inchiostro nero a consacrarne la fama e garantirne l’immortalità.
Sullo scandalo provocato dalla sua morte improvvisa Kurt Cobain aveva posto la propria firma, come un sigillo. Le sue intenzioni erano chiarite inequivocabilmente dalla frase che sentenziava categorica:
È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.
Nell’originale inglese la frase assume una sfumatura ancora più poetica:
It’s better to burn out than to fade away.
La celebre citazione oggi viene riportata ovunque, persino su T-shirt e magliette con la firma di Kurt Cobain. Tuttavia la frase non è sua, si tratta di un riferimento letterario.
È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente: la frase originale
I don’t have the passion anymore, and so remember, it’s better to burn out than to fade away.
L’ultimo chiarimento, che Cobain firmò col sangue, era rivolto alla moglie Courtney e alla figlia Frances. A loro il musicista confidava:
“Non ho più passione, perciò ricordate, è meglio bruciare subito che spegnersi lentamente.”
Quella frase, che Kurt Cobain recitava come un comandamento, era in realtà una citazione da una canzone di Neil Young Hey Hey, My My (Into the Black) contenuta nell’album Rust Never Sleeps del 1979.
Young apriva la sua ballata proprio con quel verso che, in seguito, avrebbe dedicato sempre come omaggio al cantante scomparso. La frase poetica, melodiosa pur nella sua incisività tuttavia Neil Young potrebbe averla tratta, inconsciamente o di proposito, da un celebre romanzo della letteratura mondiale. Scopriamo quale.
È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente: la citazione di James Joyce
Il celebre verso scritto nella lettera di Kurt Cobain sarebbe infatti tratto da un’opera dello scrittore irlandese James Joyce, Gente di Dublino.
Quelle parole, così incisive, non sarebbero altro che l’eco di un’opera capolavoro pubblicata nel 1905.
Joyce chiudeva infatti The Dubliners con un racconto meraviglioso intitolato The Dead, tradotto in italiano come I morti, considerato uno dei migliori dell’intera raccolta.
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Nella scena finale Gretta parlando con il marito Gabriel Conroy ricorda il suo passato amore, un ragazzo di nome Michael Furey che, gravemente malato, aveva sfidato il gelo dell’inverno pur di rivederla un’ultima volta. Di lui Gretta dirà: “Credo sia morto per me”.
Proprio in quel momento inizia a nevicare e la neve sembra posarsi leggera sui vivi e i morti che in realtà convivono malinconicamente nella stessa città.
Il fantasma di Micheal Furey sembra destarsi in quel momento, come rievocato dal ricordo di Gretta. E allora si comprende che la sua assenza pesa su tutte le cose e, al contempo, le rende leggere come neve.
Le ultime pagine del racconto sono ritenute, a ragione, uno dei capolavori di Joyce. Lo scrittore irlandese chiude il flusso di coscienza del protagonista, Gabriel, con queste parole:
Better pass boldly into that other world, in the full glory of some passion, than fade and wither dismally with age.
Traducibile letteralmente:
Meglio passare a miglior vita baldanzosamente, nel pieno splendore di qualche passione, piuttosto che appassire e spegnersi lentamente di vecchiaia.
Nell’eco di quelle parole “in the full glory of some passion, than fade and wither dismally with age” si può cogliere appieno il senso di “È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”.
La morale di Kurt Cobain non si discosta poi molto da quella di James Joyce, ne riprende anche l’identica eterna musicalità che sembra accompagnarsi al cadere lieve della neve. E allora nella morte di Kurt Cobain cogliamo un riflesso del fantasma di Micheal Furey, il ragazzo irlandese che si spense di passione per dare un ultimo saluto alla donna amata.
Micheal Furey, alla fine del racconto, appare più vivo dei viventi: perché nel suo gesto è racchiusa l’essenza stessa della vita, come in un istante immortale, mentre Gretta e il marito appassiscono lentamente nella vecchiaia.
Kurt Cobain forse si ispirò al giovane Furey quando decise di dire addio alla vita a soli ventisette anni. Come Micheal Furey morì giovane, “nel pieno splendore di qualche passione”, eppure non è morto mai.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”: da dove è tratta la frase di Kurt Cobain
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