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Storia della letteratura

La festa dei folli: il carnevale secondo Victor Hugo

Nel romanzo “Notre Dame de Paris” Victor Hugo racconta di una festa in maschera molto simile al moderno carnevale: la festa dei folli. Scopriamo significato e origine di questa ricorrenza.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 01-03-2022

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La festa dei folli: il carnevale secondo Victor Hugo

Nel capolavoro di Victor Hugo, Notre Dame de Paris, è narrata una ricorrenza cruciale per lo svolgimento della storia: la Festa dei folli che segna l’incontro fatidico tra il gobbo Quasimodo e la zingara Esmeralda.

La tradizionale festa viene associata nell’immaginario comune al moderno Carnevale, nonostante si tratti di due tradizioni ben distinte.
Hugo nei primi trascinanti capitoli di Notre Dame de Paris dedica ampio spazio alla descrizione di questi festeggiamenti che permettono all’autore di introdurre il suo personaggio principale, Quasimodo, il campanaro di Notre-Dame.

La Festa dei folli secondo Victor Hugo

È il 6 gennaio 1482 e i festeggiamenti impazzano nelle strade di Parigi, dove l’ordine naturale delle cose sembra essere stato sovvertito in occasione dell’annuale Fête des fous, la Festa dei folli.
Come descrive lo stesso Hugo in uno dei primi capitoli del libro:

Quel 6 gennaio ciò che metteva in fermento tutto il popolo di Parigi era la duplice solennità, associata da tempo immemorabile, del giorno dei Magi alla Festa dei folli. Quel giorno doveva esserci un falò alla Grève, la costruzione di un albero di maggio alla cappella di Braque e un mistero al Palazzo di Giustizia.

In questa atmosfera goliardica un gruppo di visitatori fiamminghi, annoiato dalla rappresentazione teatrale del poeta Pierre Gringoire, propone di organizzare una gara di smorfie. Lo scopo è quello di eleggere come vincitore, ovvero “Papa dei folli”, colui che avrebbe sfoggiato la smorfia più grottesca.
La folle gara termina con l’elezione di Quasimodo, il campanaro deforme di Notre-Dame.
Il gobbo viene incoronato e portato in pompa magna nella piazza, omaggiato da una folla festante. Quasimodo è quindi nominato “Papa dei folli” dal popolo di Parigi, o meglio dalla parte più miserabile di quel popolo, fatta da accattoni, mendicanti e ladri che tuttavia in quel giorno di ordinaria follia si avvale del potere di dettare legge.
Proprio in quel momento la zingarella Esmeralda, che danza accompagnata dalla capretta Djali, gli ruba la scena. Il resto è storia nota, sarà Esmeralda l’unica ad avere compassione di Quasimodo e a portare lui da bere quando la folla avrà svelato la vera identità del povero gobbo e si sarà avventata su di lui in preda a una furia cieca. Quel gesto di compassione segnerà un prima e un dopo, il momento spartiacque, attorno al quale si svolgerà l’intera vicenda.

Quello narrato da Hugo sembra essere un carnevale sovvertito nel quale le maschere sono metafora dell’apparenza più becera e superficiale. Attraverso la metafora del carnevale l’autore esemplifica il conflitto tra apparenza e realtà, tra forma e sostanza. La festa mascherata acquista in questo senso una funzione allegorica.

L’immaginario creato da Hugo è suggestivo e potente, tuttavia la Festa dei folli non è stata un’invenzione del grande scrittore francese, era una tradizione realmente esistente nella Parigi del millequattrocento.

Recensione del libro

Notre-Dame de Paris
di Victor Hugo

Scopriamone origine, storia e le differenze con il moderno Carnevale.

Festa dei folli: le origini

La tradizionale Festa dei folli o Festa degli innocenti era un festeggiamento in maschera che si svolgeva ogni anno il 26, 27 e 28 dicembre, rispettivamente dedicati alla celebrazione di Santo Stefano, San Giovanni e il giorno degli Innocenti.
La ricorrenza era molto in voga all’epoca e veniva chiamata anche con altri nomi, come “Festa dell’Asino” o “Festa dei Vescovi”.
In questa occasione veniva effettivamente eletto l’Episcopus stultorum, ovvero il Papa dei Folli, ma non si trattava di una gara di smorfie. Veniva invece eletto tra il popolo e aveva il compito di impartire una benedizione fittizia. Il Papa dei folli veniva quindi innalzato sopra un carro e fatto sfilare lungo le vie principali della città.
Alla festa partecipavano tutti, uomini, donne, adolescenti e bambini, oltre ovviamente gli organizzatori ossia i vari membri del clero quali diaconi, preti, penitenti, chierichetti; la Festa dei folli infatti era una vera e propria celebrazione ecclesiastica.

Lo scopo della festività era sovvertire il rigido ordine tradizionale a cui tutti dovevano sottostare. Il significato profondo di questa ricorrenza era, come spiegato nel romanzo di Victor Hugo, la possibilità di concedere anche ai poveri e agli emarginati un giorno da re. L’elemento di continuità tra la Festa dei folli e il Carnevale secondo la tradizione risiede nel capovolgimento delle relazioni sociali e dei rapporti di classe, la rivincita degli ultimi, la satira legittimata sui ceti dominanti.

Secondo gli storici queste ricorrenze hanno un origine pagana e sono derivate dai Saturnali, un ciclo di festività religiose dell’Antica Roma.

La Festa dei folli: il significato

Sembra quindi che il Carnevale sia un diretto discendente della Festa dei folli descritta da Victor Hugo in Notre-Dame de Paris.
La Festa Stultorum era considerata un momento di pazzia collettiva fatta di una sregolatezza riconosciuta, ma controllata. Questi attimi di “follia legittimata” erano considerati necessari, una valvola di sfogo dovuta alla popolazione fin dai tempi antichi. Nel loro significato più religioso queste ricorrenze volevano celebrare il caos all’origine di una nuova rinascita.

La Festa dei folli fu abolita dal Consiglio di Basilea nel 1431, ne fu imposto ufficialmente il divieto il 31 dicembre 1519. Nel corso degli anni la festa venne gradualmente bandita perché i disordini che essa provocava vennero considerati dannosi dalle autorità religiose e civili.

La sua tradizione tuttavia continua fino a noi, grazie a quel bisogno di follia che in fondo è una necessità vitale per l’uomo e, soprattutto, per merito di alcune delle pagine più belle della letteratura mondiale. È stato proprio grazie a Victor Hugo che il Carnevale, nel suo aspetto più implicito di rovesciamento sociale, ha acquisito un significato morale prima che goliardico.

Grazie a Victor Hugo e a Notre-Dame de Paris abbiamo capito che le vere maschere sono quelle che ci impongono gli altri. Nella sua Festa dei folli il grande autore francese condannava gli stereotipi e i pregiudizi che sono mali che affliggono le società di ogni tempo.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La festa dei folli: il carnevale secondo Victor Hugo

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