“Pregate con le parole di San Tommaso Moro”, ha detto ieri sera Papa Francesco nel suo acclamato intervento a Che tempo che fa in prima serata su Rai 3.
Ma chi era Tommaso Moro? Curiosamente, per una strana e fortuita coincidenza, ricorre proprio oggi l’anniversario della sua nascita. Thomas More, questo il vero nome del celebre umanista inglese, nasceva a Londra il 7 febbraio 1478.
La sua vicenda storica è parecchio controversa. Nel Cinquecento infatti Moro si rifiutò di disconoscere il Papa e riconoscere l’Atto di supremazia con cui Enrico VIII si dichiarava capo della Chiesa Anglicana e fu giustiziato per alto tradimento.
Vediamo più nel dettaglio la vita e opere del grande umanista.
Tommaso Moro: la vita
Tommaso Moro (questa la versione italianizzata del nome Thomas More in lingua originale, Ndr) nacque a Londra il 7 febbraio 1478, figlio del giudice John More, membro dell’Alto Tribunale Giudiziario. Tommaso decise di seguire le orme del padre nell’ambito del diritto. Ancor giovanissimo, fu al servizio del cardinale John Morton, cancelliere di Enrico VII.
Studiò ad Oxford dove ricevette un’ottima cultura umanistica ed ebbe l’opportunità di incontrare alcuni dei massimi esponenti dell’Umanesimo del tempo. Fu grande amico Erasmo da Rotterdam che gli dedicò uno dei suoi capolavori Elogio della follia.
Durante la sua giovinezza Tommaso Moro sentì il desiderio di diventare monaco, ma dopo un prolungato soggiorno di quattro anni presso la Certosa di Londra decise di rinunciare. Dopo aver lasciato la vita claustrale, sposò Jane Colt, dalla quale ebbe quattro figli; rimasto vedovo, convolò in seconde nozze con Alice Middleton.
Nel corso della sua esistenza Moro si guadagnò fama a livello mondiale pubblicando importanti scritti di stampo umanista, ma si distinse anche nella carriera giuridica e pubblica. Nel 1529 Re Enrico VIII lo nominò Lord Cancelliere d’Inghilterra.
In quegli anni Tommaso Moro si dedicò a una strenua difesa della Chiesa cattolico-romana condannando la Riforma Protestante di Lutero. Scrisse la de La difesa dei sette sacramenti in aperta polemica con la dottrina protestante. In seguito a questa pubblicazione Papa Leone X lo nominò “Difensore della fede”.
Circolarono diverse voci sui maltrattamenti che Moro riservava ai protestanti, facendo spesso ricorso alla violenza durante gli interrogatori. Giunse persino a censurare i libri che promulgavano le dottrine di Lutero e a impedirne il commercio.
Nell’opera Apologia pubblicata nel 1533, Moro ammise di aver usato punizioni corporali in due soli casi: un ragazzo che fu fustigato di fronte ai suoi genitori per eresia verso l’eucarestia, e un uomo con problemi di mente che interruppe un momento di preghiera.
L’accusa di alto tradimento
Le cose nella vita di Tommaso Moro cambiarono radicalmente nel 1529 quando si oppose all’atto di supremazia di Enrico VIII sulla Chiesa cattolica romana. La volontà del Re di divorziare dalla prima moglie per convolare a nozze con Anna Bolena, com’è noto, avrebbe generato una crisi internazionale.
Moro non appoggiò la scelta del Re di proclamarsi capo supremo della Chiesa d’Inghilterra che avrebbe causato lo scisma anglicano. Moro considerava inoltre la scelta dell’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona come una questione che riguardava la giurisdizione papale, e spettava dunque unicamente al Papa Clemente VII.
Per protesta decise di dimettersi dall’incarico di cancelliere e ritirarsi dalla vita pubblica andando a vivere nella sua casa di Chelsea. Ma questo non fu sufficiente a salvarlo dall’accusa di Alto Tradimento.
La morte di Tommaso Moro
Tommaso Moro venne processato. Durante il processo pronunciò un’apologia divenuta celebre: in essa affermava l’indissolubilità del matrimonio e la libertà della Chiesa di fronte allo Stato. Le sue parole valsero a ben poco, in seguito fu condannato e incarcerato nella Torre di Londra.
Fu quindi giustiziato per Alto Tradimento a Tower Hill il 6 luglio 1535. La vicenda del grande umanista inglese si concludeva tragicamente, con il colpo di scure di un boia. In seguito alla decapitazione la sua testa venne issata sul London Bridge dove rimase per oltre un mese, perché fosse esempio per tutti coloro che osavano opporsi alla volontà del Re.
Fu poi la figlia Margaret Roper a togliere la testa del padre dal pubblico ludibrio, dietro il pagamento di un cospicuo riscatto.
Le spoglie di Tommaso Moro oggi riposano nella chiesa anglicana di “San Pietro ad Vincula”, nei pressi della Torre di Londra.
Il processo di santificazione di Tommaso Moro
Nel 1886 Tommaso Moro fu beatificato da Papa Leone XIII e, in seguito, canonizzato da Papa Pio XI il 22 giugno 1935. Infine Papa Giovanni Paolo II lo ha dichiarato ufficialmente patrono dei politici e dei governanti nel 2000.
Oggi è ricordato come martire sia dalla Chiesa cattolica che da quella Anglicana.
L’utopia di Tommaso Moro
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A Moro viene attribuito il merito di aver coniato il vocabolo “utopia”, con il quale battezzò un’immaginaria isola dotata di una società ideale. Di questa isola immaginaria descrisse il sistema politico nella sua opera più famosa, L’Utopia, pubblicata nel 1516.
Moro derivò il termine dal greco antico con un gioco di parole fra ou-topos (cioè non-luogo) ed eu-topos (luogo felice). La parola “Utopia” quindi significa letteralmente un “luogo felice inesistente”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Tommaso Moro, il grande umanista inglese citato da Papa Francesco
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