“Abbiamo un vincitore inatteso” con queste parole la conduttrice Francesca Fialdini aveva anticipato il verdetto finale della serata del premio Campiello 2022, creando una suspense palpabile tra candidati e pubblico.
Il giovanissimo Bernardo Zannoni con il romanzo I miei stupidi intenti edito da Sellerio ha trionfato conquistando la giuria popolare: 101 voti su un totale di 275.
Zannoni ha ribaltato i pronostici della sessantesima edizione del Campiello surclassando i due favoriti, Antonio Pascale con La foglia di fico (Einaudi) e Fabio Bacà con Nova (Adelphi). Lui stesso ha confessato che non mai avrebbe immaginato di vincere, tanto da non aver neppure preparato un discorso da fare in caso di premiazione.
Capelli scompigliati e sgargianti calzini rosso fiammante che ora appaiono come una profezia: “Il dettaglio rosso fa la differenza” ha commentato sul suo profilo Instagram la vincitrice dello scorso anno Giulia Caminito che a sua volta, nella serata della finale, indossava delle scarpe rosse.
Il ventisettenne di Sarzana ha ritirato la “vera da pazzo”, il prestigioso riconoscimento letterario promosso da Confidustria Veneto, con mani tremanti commentando:
Vengo dal nulla, ringrazio chi ha creduto in me. Si tratta della mia prima opera e ho già fatto un casino.
Un discorso breve e improvvisato che tuttavia riassume tutto: la passione e l’audacia, e il riscatto della giovinezza. Ma da quale nulla viene Bernardo Zannoni? E cosa ha spinto questo giovane ragazzo di La Spezia a scrivere un romanzo che tratta argomenti esistenziali quali il tempo, la morte, Dio? I miei stupidi intenti è stato definito una parabola animale sin troppo umana che racconta la lotta per la sopravvivenza e, infine, indaga il senso stesso della vita. Una narrazione ambiziosa e originale che ha incantato il pubblico dei lettori e stregato la giuria popolare.
Il ventisettenne ligure ha infranto un record: è il più giovane vincitore del premio Campiello con la sua opera prima. Prima di lui Alberto Bevilacqua vinse il Campiello all’età di 35 anni e Giorgio Fontana nel 2014 all’età 33 anni: nessuno dei due tuttavia era un esordiente.
Scopriamo di più su Bernardo Zannoni nell’approfondimento che segue.
Bernardo Zannoni: la biografia
Il giovane vincitore del premio Campiello Bernardo Zannoni è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1995. Ha frequentato il liceo classico ma con scarsi risultati, oggi si definisce “uno studente scomodo che non amava le regole” e senza imbarazzo dichiara che in pagella il suo voto fisso in italiano era 5.
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Terminato il liceo, Zannoni ha frequentato per un breve e discontinuo periodo la scuola Holden di Torino, ma sempre fuori dalle regole, preferendo il mestiere di cantautore a quello di scrittore.
Appassionato di scrittura sin da bambino, il piccolo Bernardo scriveva storie per gioco e diletto sin dalle scuole elementari. Dice di aver iniziato a scrivere il suo primo romanzo per merito di suo padre, lo scrittore e sceneggiatore Alessandro Zannoni.
Iniziò la prima stesura a ventuno anni e scrisse ininterrottamente per tre mesi, poi si interruppe bruscamente. Fu sempre suo padre, il suo “babbo”, a sollecitarlo a continuare. A ventincinque anni Zannoni aveva concluso la sua prima opera, che narrava la storia di una faina di nome Archy che viva nel bosco e si interrogava sui grandi tema della vita: questa, in estrema sintesi, la trama de I miei stupidi intenti.
Il libro di Zannoni, come scrive Marco Missiroli nella quarta di copertina, sembra essere scritto in uno “stato di grazia”. La scrittura incolla il lettore alla pagina sin dall’incipit e sembra avere una connotazione musicale. Le prime righe del romanzo ricordano una canzone di Fabrizio de André, hanno il ritmo di una melodia antica come quella cantata dai trovatori:
Mio padre morì perché era un ladro. Rubò per tre volte nei campi di Zò, e alla quarta l’uomo lo prese. Gli sparò nella pancia, gli strappò la gallina di bocca e poi lo legò a un palo del recinto come avvertimento. Lasciava la sua compagna con sei cuccioli sulla testa, in pieno inverno, con la neve.
Il Campiello quest’anno ha premiato lo slancio vitale delle menti giovani, l’entusiasmo e la volontà di mettersi in gioco e una letteratura che prima di tutto vuole dire, raccontare, con l’intreccio antico eppure sempre nuovo della fabula. In Bernardo Zannoni che ritira la “vera da pazzo” con mani tremanti, agghiacciato dall’emozione, possiamo vedere il riscatto delle giovani generazioni che sempre vengono accusate di inettitudine e nullafacenza, svalutate e denigrate, mentre invece hanno molto da dire: una voce forte e riconoscibile capace di sfidare i grandi autori.
Bernardo Zannoni ha riassunto la sua vittoria con delle parole significative che andrebbero ripetute come un mantra:
La bellezza di mettersi in gioco.
Questa, in fondo, è la vera palestra della vita e ciò per cui vale sempre la pena lottare indipendentemente da vittorie e sconfitte. Quella di Zannoni non sarà una vittoria isolata: il trionfo al Campiello del giovane scrittore di Sarzana non è stata la fortuna del principiante, ma l’inizio di una carriera letteraria destinata a brillare.
Nel libro la faina Archy inizia a scrivere quando prende coscienza della propria mortalità ed è proprio in questo passaggio che la scrittura acquista un valore salvifico: è ciò insegna a lasciare una traccia ingaggiando una sfida aperta con la morte. In questa metafisica letteraria è forse da rintracciare il segreto del libro vincitore della sessantesima edizione del Campiello che celebra la letteratura come un “fatto eterno”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Bernardo Zannoni, il più giovane vincitore del Premio Campiello
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Ho letto “I miei stupidi intenti” in 2 giorni....ho pianto 💔🙏