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Come si scrive?

Accenti e apostrofi: gli errori più comuni da evitare

Rachele Landi
Rachele Landi Pubblicato il 19-07-2019

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Accenti e apostrofi: gli errori più comuni da evitare

Tra gli errori più comuni che si fanno quando si scrive ci sono quelli legati all’uso di apostrofo e accento. Quando va usato l’apostrofo e quando no? Quando va messo l’accento e quando è superfluo (o il suo utilizzo proprio errato)? Quando va usata la lettera accentata e quando l’apostrofo? Vediamo di seguito una carrellata di dubbi ed errori più comuni (alcuni già affrontati singolarmente sul nostro sito) per ripassare insieme ed evitare figuracce.

Apostrofo e accento: come si scrivono?

Partiamo col dire che è sbagliato usare l’accento al posto dell’apostrofo e viceversa. Apostrofo e accento non sono segni interscambiabili e sono differenti sia concettualmente che graficamente.
L’apostrofo ha la forma di una lacrima (dritta accanto alla parola) e il concetto di lacrima è utilizzabile proprio per spiegare ai più piccoli il suo utilizzo quando nel caso dell’elisione (e nei rari casi di troncamento che richiedano l’apostrofo come po’) la parola perde un pezzo (e quindi per questo pianga).

L’accento assume due grafie/forme diverse a seconda che l’accento sia grave o acuto (anch’essi utilizzati per rappresentare suoni diversi):

  • l’accento grave è un segno diacritico a forma di barretta obliqua orientata in alto verso sinistra (come ad esempio in è, à, ù) ed è utilizzato per le parole con vocali aperte
  • l’accento acuto è un segno diacritico a forma di barretta obliqua orientata in alto verso destra (come ad esempio in é) ed è utilizzato per le parole con vocali chiuse

L’uso di un tipo di accento ci aiuta a comprendere come dobbiamo pronunciare la parola o addirittura il significato della parola laddove non sia chiaro dal contesto del discorso. Nella parole omografe, infatti, la stessa sequenza di consonanti e vocali assume significato diverso solo per la presenza di un accento rispetto all’altro: è il caso di bótte (contenitore) e bòtte (percosse).

un e un’: quando va l’apostrofo

L’apostrofo va dopo un quando la parola che segue è femminile. Se la parola che segue è maschile non va inserito l’apostrofo.
Ecco qualche esempio:

  • un’arancia e un arancio (=albero)
  • un’amica e un amico (maschile)
  • un’eco (il termine è femminile)

Po’ vuole l’apostrofo, non l’accento

Abbiamo dedicato un intero articolo a come si scrive po’ perché è uno degli errori più comuni. Riassumiamo qui ricordando che il troncamento di poco prevede in via eccezionale l’uso dell’apostrofo.
Corretto dire “un po’ di zucchero” e non “un pò di zucchero”.

Si scrive perché e non perchè

Ai meno attenti potrà sembrare scritto nella stessa maniera o senza chissà che differenza, ma l’accento di perché ha un suo verso e non è interscambiabile con l’altro: “perché” si scrive così ed è errato scrivere “perchè” o usare l’apostrofo “perche’”. Anche a come si scrive perché abbiamo dedicato un intero articolo con tutti i dettagli.

Si scrive è e non é!

Com’è il verso dell’accento nella terza persona singolare del verbo essere?
Si scrive “La mela è sul tavolo” e non “la mela é sul tavolo”
Potete approfondire nell’articolo dedicato a “è, é o e’: come si scrive e quando si utilizza”.

Qual è: non vuole l’apostrofo

Tra gli errori più comuni, dai tempi delle elementari fino alla vecchiaia, è l’uso errato dell’apostrofo quando avviene troncamento di quale vicino a è. È sbagliato mettere l’apostrofo: da non dimenticare! La spiegazione grammatica è racchiusa nel nostro articolo su “qual è o qual’é: come si scrive”.

Lettere accentate maiuscole... vietato l’uso dell’apostrofo

La scusante “non so come si metta da tastiera” non vale: laddove una parola voglia l’accento, è errato inserire l’apostrofo anche quando si usa il tutto maiuscolo o stampatello. Va ovviamente rispettato anche il verso dell’accento anche da maiuscolo, quindi attenzione ad accenti gravi e acuti.
Si scrive:

  • È stato bello ieri e non E’ stato bello ieri
  • PERCHÉ DICI QUESTO? e non PERCHE’ DICI QUESTO? ma neanche PERCHÈ DICI QUESTO

Se davvero il vostro problema fosse la tastiera del computer, eccovi in aiuto il nostro articolo: Lettere accentate maiuscole: come si mettono da tastiera

Sì, signore: ci vuole l’accento

Quando si risponde per iscritto a una domanda e si vuole dare un’affermazione, il sì deve essere scritto accentato.
Esempio:
Hai fatto i compiti? Sì.

Attenzione invece a non confondere l’avverbio di affermazione sì con il pronome riflessivo si:

esempio:
Stasera si mangia alle 19

o con la nota musicale SI che non vogliono invece accento.

Sto, so, qui, qua: non vogliono accento!

Ecco un elenco di errori comuni e la forma corretta che non prevede apostrofo

CORRETTOERRATO
Io sto al piano terra. Io sto’ al piano terra.
Non so fare questa cosa. Non so’ fare questa cosa.
Quando hai finito in garage, vieni su. Quando hai finito in garage, vieni su’.
Sono qui. Sono qui’.
Francesca è qua. Francesca è qua’.
Il fu Mattia Pascal. Il fu’ Mattia Pascal.

Sta, va e fa: quando ci vuole l’apostrofo e quando no

L’apostrofo a sta, va e fa va inserito solo nel caso in cui questi verbi siano espressi con un modo imperativo perché in questi casi sta’, va’ e fa’ sostituiscono “stai”, “vai” e “fai”. Sempre errato mettere l’accento.

CORRETTOERRATO
La mela sta sul tavolo. La mela sta’ sul tavolo.
La mela stà sul tavolo.
Sta’ buono! Sta buono!
Stà buono!
Va bene così. Va’ bene così.
Và bene così.
Va’ dove ti porta il cuore. Va dove ti porta il cuore.
Và dove ti porta il cuore.
La vitamina B fa bene alla pelle. La vitamina B fa’ bene alla pelle.
Fa’ quello che devi fare. Fa quello che devi fare.
È successo 25 anni fa. È successo 25 anni fà.
È successo 25 anni fa’.

Hai il dubbio se mettere l’apostrofo? Un metodo facile per capirlo è: se puoi sostituire fa con fai, va con vai o sta con stai allora l’apostrofo ci va, negli altri casi no.

Dà o da? Quando va l’accento, quando no e quando va l’apostrofo

Se per “va, fa, sta l’accento non ci va”, lo stesso non vale per dà: nel caso del modo indicativo, tempo presente, terza persona singolare del verbo dare l’accento è da mettere, per distinguerlo dalla preposizione semplice da, proprio come avviene per distinguere dì (=giorno) dalla preposizione di senza accento.
Attenzione però nel caso del modo imperativo: in questo caso per intendere dai ci vorrà l’apostrofo: da’.

CORRETTOERRATO
Francesco dà una mela a Michele. Francesco da una mela a Michele.
Francesco da’ una mela a Michele.
Devi andare da Roma a Firenze. Devi andare dà Roma a Firenze.
Da’ una mela a Francesco! Dà una mela a Francesco.

C’entra o centra?

Non sapete quando usare una o l’altra? Ecco qualche esempio:

CORRETTOERRATO
Scusa, ma questo discorso che c’entra? Scusa, ma questo discorso che centra?
Non c’entra nulla. Non centra nulla.
Centra bene il quadro sulla parete. C’entra bene il quadro sulla parete.
Vai per la tua strada e centra l’obiettivo. Vai per la tua strada e c’entra l’obiettivo

Per approfondimento, vedi il nostro articolo “C’entra o centra: come si scrive?”

C’è, ce n’è, ce l’ho, te l’ho: come si scrivono?

Vediamo esempi di forme corrette ed errate di:

  • ce e c’è
  • ne e n’è
  • ce l’ho o ce lo
  • te l’ho e te lo

con una storiella divertente di vita domestica, utile da usare anche come esercitazione di ripasso di dettato per i più piccoli di 5° elementare (ma che non tutti gli adulti supererebbero a pieni voti).

CORRETTOERRATO
Nel frigo c’è la pasta fredda? Nel frigo ce la pasta fredda?
Nel frigo cè la pasta fredda?
Sì, ce n’è una porzione. Si, ce n’è una porzione.
Nel frigo c’è ne una porzione.
Nel frigo ce nè una porzione.
Ho guardato, ma non c’è Ho guardato, ma non ce
Ce l’ho messa ieri sera. C’è l’ho messa ieri sera.
Ce lo messa ieri sera.
C’è lo messa ieri sera
Ho guardato: non è né qui, né lì. Non è ne qui, ne lì.
Non è n’è qui, n’è lì.
Non è nè qui’, ne’ lì.
Te l’ho detto: devi guardare con attenzione. Te lo detto: devi guardare con attenzione
Te lo ripeto: non c’è Te l’ho ripeto: non c’è.
Te lo ripeto non cè
Eccola. Quanta ne vuoi? Eccola. Quanta n’è vuoi?
Un piatto. Te lo do o lo prendi tu? Un piatto. Te l’ho do o lo prendi tu?
L’ho preso in lavastoviglie. Lo preso in lavastoviglie.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Accenti e apostrofi: gli errori più comuni da evitare

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