Definire “racconto” quello di Paolo di Paolo pubblicato su Tuttolibri de “La Stampa”, in data 31 agosto 2024, è piuttosto limitativo.
Con il pretesto della lettera all’amico Franco, sappiamo essere il critico Cordelli, in un pomeriggio di una calda estate romana, vicino a Ponte Milvio, Paolo Di Paolo intrattiene i lettori sul tema dei libri: di chi li scrive, di chi li recensisce, di chi ne parla nei festival, nelle pagine culturali dei quotidiani, con superficialità, stizzosamente, oppure con elogi eccessivi quando si parla del libro di un amico/amica, finendo per fare un lungo excursus, in forma quasi di saggio, del proprio rapporto con la scrittura di grandi autori del passato, di molti autori contemporanei, citando testi, raccontando aneddoti, in una forma quasi autobiografica di espressione dei propri gusti e delle proprie aspirazioni in tema di scrittura letteraria.
I libri di Paolo Di Paolo: letteratura e identità letteraria
Dopo aver apprezzato il consiglio dell’interlocutore Franco Cordelli, di cui accoglie il suggerimento di leggere una semplice storia d’amore, quella contenuta nel romanzo di Graham Swift, Un giorno di festa, l’autore della lettera passa in rassegna una serie di scrittori che fanno parte della sua identità letteraria, da Marcel Proust, di cui cita un episodio della Récherche che ha per protagonista lo scrittore Bergotte di fronte a un quadro di Vermeer, a Italo Calvino e Natalia Ginzburg che rimangono strabiliati leggendo in casa editrice Einaudi il racconto tratto dai 49 di Hemingway, Colline come elefanti bianchi.
Ma la folgorazione avviene con la scrittrice giovane Sally Rooney, irlandese. Nel suo libro Persone normali, l’autrice mostra:
“Con una prosa asciutta e non sciatta il modo in cui due corpi giovani cadono, in virtù dell’attrazione fisica, fuori dal tempo. Che giorno è? Che anno è? Conta quella luce che entra dalla finestra, conta la nudità integrale”.
Il lungo testo, che raccomando a chi ama la letteratura, è una miniera di citazioni, di rimando, di racconti: ecco Saul Bellow, Martin Amis, la prefazione che Alberto Moravia scrisse per il primo libro pubblicato da Dacia Maraini.
La letteratura e l’importanza dei lettori
Nelle ultime righe del testo, Paolo Di Paolo sembra voler fare i conti con i suoi lettori, i “venticinque lettori” di manzoniana memoria dei libri di uno scrittore italiano nato nel 1983, che vengono ad ascoltarlo in tutte le parti di un’Italia minore, quella delle piccole librerie, dei sottoscala, delle biblioteche comunali, aule consiliari, musei civici, anche nella provincia di Forlì-Cesena, “è mercoledì, piove, sei a Cesena”, Marino Moretti in sottofondo.
Chi sono questi lettori, da dove vengono, come fanno a essere informati di tutti gli eventi, che identità hanno “i tenaci ostinatissimi e misteriosi abitanti dell’Italia pomeridiana”.
Paolo Di Paolo cita anche le professoresse, tra le lettrici più assidue, e lo ringrazio.
In conclusione di questo “racconto” molto originale, ci siamo ritrovati un po’ tutti noi lettori e soprattutto lettrici, pochi, secondo le statistiche, ma appassionati. E Paolo Di Paolo ci riconosce, e per una volta senza la spocchia del critico, ma con l’amore sincero perché la letteratura arrivi a tutti fuori delle accademie e delle consorterie.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Volevo essere Sally Rooney”: il racconto di Paolo Di Paolo su La Stampa
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