Oggi conosceremo Virginia de Winter. “Conosceremo” fino a un certo punto, perché è vero che si tratta di una delle autrici di fan fiction prima e di romanzi fantasy poi più apprezzate in Italia, ma lei non ama molto parlare di sé.
Dal suo sito ufficiale (www.virginiadewinter.net) fra le altre cose apprendiamo che vive a Roma con sua sorella, è molto pigra:
“Mi piace dormire, e starmene su un divano con un libro abbastanza a lungo da confondermi col mobilio”
e non ha proprio il talento del pollice verde:
“Abbiamo anche dodici piante da terrazzo, che sopravvivono nonostante la sottoscritta a volte si metta in testa di fare qualcosa per coltivarle”.
Nessun mistero invece sul suo successo editoriale. Ha cominciato a pubblicare su internet, sul sito EFP, ormai nel lontano 2004. Si trattava di fan fiction su Harry Potter sotto lo pseudonimo di Savannah. La casa editrice Fazi la nota e a distanza di poco esce “L’Ordine della Spada”, il primo volume della saga “Black Friars”, al quale si sono aggiunti “L’Ordine della Chiave” e “L’Ordine della Penna”.
Per tutti i fan, Virginia annuncia in quest’intervista la data di uscita del quarto volume!
Virginia, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Ho cercato qualche notizia sul tuo conto, ma non ho trovato molto. La colpa è certamente dei giornalisti di oggi che soffrono di ansia da prestazione e vogliono fare gli originaloni a tutti i costi. Si saranno dimenticati di chiederglielo, mi sono detto. Allora lo faccio io.
Qual è il tuo vero nome? Quanti anni hai? Sei fidanzata? Chi sono i tuoi vicini di casa? E il tuo pusher? Puoi allegarci un paio di tue fotografie recenti?
(Ho cominciato bene la sfida che ci siamo lanciata a chi sarà il più demente fra i due in quest’intervista scemissima?)
Guarda, il mio vero nome non te lo dico perché poi A. (la versione ciociara di M.) avrebbe da ridire: come agente 060606 ar servizio segreto de Roma Capitale, con licenza di parcheggiare in doppia fila sulla tangenziale olimpica, sono vincolata al segreto, soprattutto perché gli ausiliari del traffico mi inseguono anche in Giamaica e l’ultima volta per seminarli mi sono dovuta camuffare da suora del narcotraffico. L’età non te la dico nemmeno, in realtà il caro Giulio Andreotti che era mio compagno di banco all’asilo mi ha sempre raccomandato di tenere segrete anche le cose più ovvie giusto per renderle un poco più interessanti. Sono sicura che per suo interessamento gli archivi di stato conservino quella reliquia che è il mio certificato di nascita, so per certo che ogni tanto ne bruciano un pezzetto come rito propiziatorio per la longevità e buona salute.
Dicevamo? Ah sì, il mio stato civile recita “disperatamente zitella”, insomma: per quanto precede nonché per svariati altri motivi, chi mi si piglia? Che tra l’altro sono anche meridionale così mia nonna mi rinfaccia questa cosa in una lingua che voi umani non potete neanche immaginare e le zie paterne sono lì lì per fare un’offerta per un fidanzato all’asta su ebay, una cosa desolante. I miei genitori hanno ormai perso le speranze e si sono iscritti a un sito tipo “adotta due bisnonni a distanza”: sono in attesa di una risposta dalla Papuasia Nuova Guinea ma non so come andrà. I miei vicini di casa preferiti sono i cani della signora di fronte, almeno non richiedono l’assemblea condominiale con l’urgenza e le formalità dell’unità di crisi della Farnesina disboscando intere foreste per redigere verbali che manco Giulio Cesare, sto pensando di raccoglierli in un’opera omnia denominata il De Bello Condominiale.
Non ho un solo pusher, dalle condizioni che avrai riscontrato non ci vuole un genio a capire che ho un intero staff dietro per sopperire alle mie esigenze: Roberta spaccia prodotti per capelli dai quali non posso assolutamente prescindere se non intendo diventare calva e insieme a Carlotta bionda spaccia drama coreani e giapponesi e taiwanesi; Carlotta bruna qualsiasi cosa di improponibile ci sia in circolazione compresi gli avvisi indecifrabili del Palazzo di Giustizia di Firenze e le bottiglie vuote di Renzi, mia sorella il sushi e Pamela, la mia editor, moda inglese e locali burlesque. Poi c’è Falconi che non spaccia, però è bello…
Ti mando un paio di foto recenti prese dal mio stupidphone: mi sono accorta di avere solo superalcolici quindi aggiungiamo ai pusher anche i baristi della Capitale.
- Seconda chiacchiera: Torniamo seri. Al contrario di come capita generalmente agli autori che raggiungono la pubblicazione, tu sei stata notata non per un tuo manoscritto inedito, ma per le fan fiction che pubblicavi nella rete.
A beneficio di chi non è del mestiere, una fan fiction è un’opera scritta dai fan, che prende spunto da un’altra opera già esistente e la “completa” con storie, situazioni, avventure non pensate o affrontate dall’autore padre, che si inseriscono nella continuità della trama e hanno per protagonisti i personaggi stessi dell’opera.
Tu scrivevi fan fiction su Harry Potter, e in poco tempo hai raccolto attorno alle tue storie centinaia di migliaia di lettori.
Ci racconti qualche episodio divertente o particolarmente apprezzato, che hai ideato attorno alle avventure di Harry e dei suoi amici apprendisti maghi?
Nelle fan fiction ho scritto seriamente qualsiasi cosa: dalle citazioni di Grease inventando un gruppetto di ragazze di Corvonero che ho chiamato Blue Ladies (come le Pink Ladies) a caratterizzazioni in puro stile Rowling come per esempio i quadri degli antenati dei Malfoy e dei Black – razzisti, litigiosi, supponenti. Ci sono migliaia di pagine dove ho riversato tutta la mia verve comica appoggiandomi anche a riconoscibilissimi luoghi comuni dei film e delle canzoni. C’è una parte di Hogwarts Legend – una mini long fiction di due capitoli – dove ho ripreso il filone delle leggende metropolitane in chiave horror comica e lì ho riso io come una pazza mentre scrivevo.
La trama in soldoni anzi, in galeoni: un pazzo è scappato dal reparto psichiatrico dell’ospedale dei maghi per tentare la sempre vana impresa di assassinare Harry Potter ed è un po’ in anticipo sulla tabella di marcia, perché il Signore Oscuro fissa l’appuntamento con il (mai) morto sempre in pendenza degli esami estivi tanto per aggiungere stress allo stress… Ecco, lo vedi? Io amo quel mondo a tal punto che non riesco a fare a meno di vederlo in chiave umoristica. Insomma, tra le mie Blue Ladies desolate per il look disastroso del pazzo, Ron Weasley che schianta lampadari credendoli maghi oscuri e Harry Potter e Draco Malfoy che con grande maturità confrontano la lunghezza delle rispettive bacchette magiche, si arriva a un finale che penso sia inaspettato con un pizzico di tenerezza dopo tante risate.
Ho scritto nove fan fiction – due pubblicate dopo l’uscita dei miei libri – e spero di non smettere mai, per il resto forse qualcuna delle mie fanciulle ci viene in soccorso e cita qualche aneddoto divertente (non porno, per favore, le interviste le leggono anche i miei genitori).
- Terza Chiacchiera: Quand’è che alla Savannah di Harry Potter non è più bastato muoversi nel mondo confezionato dalla Rowling? Quando hai capito che dentro di te ne stavi costruendo uno persino più intenso, sicuramente più oscuro, quello di “Black Friars”?
Siamo al terzo volume e ne hai annunciato un quarto. Vuoi superare la grande maestra J. K.?
Non presuma, Grimaldi, anche se con quel nome da figlio illegittimo del Re Alberto di Montecarlo può anche permetterselo! Savannah come mia seconda personalità coesiste con la Sora X e ciò che sarebbe diventato la de Winter praticamente da sempre. Mi spiego in parole che anche il mio prossimo incolpevole può comprendere: ho sempre scritto storie mie originali, con le fan fiction ho cominciato dopo, continuando le due produzioni in parallelo. Di scrivere fan fiction non ne avrò mai abbastanza e poi la Rowling riesce a dare ottime lezioni di oscurità, il Prigioniero di Azkaban è un libro molto dark e lo sono anche l’Ordine della Fenice e diverse parti del Calice di Fuoco, il gusto inglese per le atmosfere oscure è inconfondibile.
Black Friars è arrivato in una sera di ozio nella mia casa al mare quando fuori non c’era un’anima e io mi consolavo per la fine del campionato di pattinaggio guardando a ripetizione Johnny Weir che pattinava Rondò Capriccioso al Trophée Eric Bompard.
Weir che faceva un triplo Axel da manuale, con ogni evidenza, mi è stato di ispirazione infatti uno dei miei protagonisti si chiama Axel; Weir esegue anche un ottimo Lutz… sai che l’inventore del salto si chiama Alois Lutz? Ecco, la mia protagonista di chiama Eloise, cognome Weiss, come quel tale Michael Weiss che per primo tentò il quadruplo Lutz in gara durante i campionati americani (Philadelphia 1998, credo). Ashton, il secondo protagonista, proviene dalla Lucia di Lammermoor perché, chi bazzica il pattinaggio solitamente si sofferma su due elementi: il trash e l’opera.
Dovrebbe uscire quest’estate il quarto volume che tutti si aspettavano quando ne ho annunciati tre-forse-quattro perché io sono notoriamente Miss Un-capitolo-e-smetto-giuro-ho-finito-solo-un-epilogo-ma-piccolo.
A JK mi avvicino giusto geograficamente quando mi reco in quel del Regno Unito a fare danni e tanto è ciò a cui posso aspirare!
- Quarta chiacchiera: Vanno bene centinaia di migliaia di lettori e copie vendute, i tuoi tantissimi fan nella rete con cui mantieni un bel rapporto di interazione quotidiana su Facebook, ma la pagina su Nonciclopedia è una consacrazione planetaria, Virginia. Quella ce l’hanno soltanto i grandissimi! Te ne rendi conto?
Scrivono:
Virginia de Winter, feticista dai guantini in pizzo, nasce nel soleggiato Sud e la sua prima frase è pressappoco la seguente:“Gli occhi della mia bambola sono due pozze ipnotiche di blu cobalto oltremareintempesta, stagliate contro il finestrino di un aereo in volo che rimanda un cielo turchese.”
Com’è cambiata la tua scrittura da queste prime parole che avresti pronunciato appena nata a ora, che stai lavorando al quarto libro di una fra le più apprezzate saghe fantasy italiane?
La mia scrittura non è cambiata, è che ho una editor munita di ascia tipo Jack Nicholson in Shining e con la medesima smorfia assassina sul volto. In realtà io continuo a sfogarmi a tradimento: metto quattro metafore così almeno una sopravvive e poi le metto nelle fan fiction dove nessuno può mettere le mani.
La pagina su Nonci mi ha resa così orgogliosa che ogni tanto, con somma immodestia la linko e condivido. Con il pretesto potresti farlo anche tu: Simon le Bon lì fa un figurone.
Scherzi a parte: il primo libro lo stavo scrivendo per me, mai pensando che in effetti qualche malcapitato si sarebbe ritrovato a doverlo correggere e poi qualche altro a doverlo leggere.
Credo che, esausti, mi abbiano detto “asciuga la prosa” e io da brava autrice da compagnia ho abbassato il capino dopo qualche bizza e ho obbedito. Solo gli addetti ai lavori e quando sono bravi hanno il polso della situazione. Un conto è scrivere un libro che devi leggere soltanto tu, un conto qualcosa che anche qualcun altro deve capire. Scrivere è tante cose e tra queste è soprattutto comunicare.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Se vuoi lasciare un messaggio al mondo intero, qui puoi farlo.
Leggete un sacco di libri e ballate fino all’alba!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Virginia de Winter
sempre e comunque "se il lupo perde il pelo tu hai sbagliato pellicciaio" (by blase zabini, savannah, TGBHF)
Sappi che c’è gente che ci manda SMS anche alle 2 di notte con copia-incolla delle pagine di BF perchè non ne comprende il contenuto XDDD
La prossima volta li giro all’autorA che io ho da fare con la mia crema per capelli...
"Lo slytherin non è così brutto come lo si dipinge"
e "il calzino dopo 3 giorni, puzza"
:P