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Storia della letteratura

Versicoli quasi ecologici, Giorgio Caproni: analisi del testo e commento

L'analisi del testo e il commento a Versicoli quasi ecologici di Giorgio Caproni.

Federica Ponza
Federica Ponza Pubblicato il 21-06-2017

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Versicoli quasi ecologici, Giorgio Caproni: analisi del testo e commento

Versicoli quasi ecologici è la poesia di Giorgio Caproni scelta dal Miur per la traccia della prima prova della Maturità 2017 di tipologia A, ossia l’analisi del testo.

Nella poesia scelta, l’autore parla dell’azione dell’uomo sulla natura ponendola in un’ottica negativa per tutto il componimento.

Il testo, dunque, è una critica all’impatto dell’uomo sulla natura, che secondo l’autore è portatrice di amore, perché secondo Caproni l’amore finisce dove “finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore”. Vediamo l’analisi del testo e il commento.

Leggi anche Maturità 2017, prima prova: le tracce proposte dal Miur

Versicoli quasi ecologici, Giorgio Caproni: analisi del testo

La poesia di Giorgio Caproni, dunque, è un elogio alla natura e una condanna all’azione dell’uomo su di essa. Di seguito la lirica dell’opera:

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

Nel componimento di Caproni, gli equilibri ordinari si ribaltano e la natura diventa protagonista, mentre l’uomo viene relegato in secondo piano.

L’autore, che nasce nel 1912 e dal punto di vista letterario subisce le influenze di Eugenio Montale e Camillo Sbarbaro, include questa poesia nella raccolta Res Amissa, pubblicata postuma nel 1991 (ma scritta nel 1972).

Nella poesia, viene espressa l’idea che a turbare l’equilibrio uomo-natura è principalmente l’uomo che ha la capacità di portare la propria specie verso un suicidio collettivo.

Attraverso la sua azione distruttiva sulla natura, infatti, l’uomo distrugge anche se stesso, perché l’essere umano ha bisogno di essa per vivere.

Al contrario, la natura non ha bisogno dell’uomo per vivere e prosperare (Come/potrebbe tornare a essere bella,/scomparso l’uomo, la terra).

A dare ritmo al testo ci sono diversi enjambement (una frase che continua al verso successivo, dividendo due parole che dovrebbero essere unite nello stesso verso) e nella poesia ne è presente più di uno (L’amore/finisce, Dove/sparendo la foresta, Come/potrebbe tornare).

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Versicoli quasi ecologici, Giorgio Caproni: analisi del testo e commento

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