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Uno schiocco di dita: intervista a Chiara Pellegrini

In concorso a ilmioesordio2015 per la sezione narrativa, "Uno schiocco di dita" tenta il salto nel mondo dell'editoria. Ecco una breve intervista all'autrice.

 Redazione
Redazione - Chiara Pellegrini Pubblicato il 22-09-2015

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Uno schiocco di dita: intervista a Chiara Pellegrini

Un primo passo nel mondo della scrittura, impronta leggera sulla strada di chi sa che ancora tutto è da scrivere senza la pretesa di essere già arrivata ad una qualche meta. In concorso a ilmioesordio2015 per la sezione narrativa, "Uno schiocco di dita" tenta il salto nel mondo dell’editoria. Chissà che questa storia non entri a far parte del mondo delle storie emergenti? Ecco una breve intervista all’autrice Chiara Pellegrini, che i nostri lettori già conoscono perché da alcuni mesi collabora su SoloLibri.net.

  • Qual è la storia racchiusa in "Uno schiocco di dita"?

Si tratta di un romanzo breve in cui è narrato l’incontro tra Marta e Luca dopo anni di assenza. La storia è delle più semplici che possiate immaginare: tutto avviene in una città di provincia, non ben identificata, un luogo non luogo in cui Marta sceglie di vivere e che Luca sceglie di lasciare. Nel cuore di un’estate calda, in un misto di ricordi, nel tempo che si alterna tra passato e presente, il ritorno di Luca sconvolge la vita di Marta, le sue abitudini, il suo essere. Un amore che si accende, quasi come non ci fosse alternativa, il cuore che detta legge, la voglia di sentire ancora quello che credevano perduto, una speranza che il tempo non distrugge. Eccoli Marta e Luca, tornare a scrivere la storia lasciata in sospeso e ritrovarsi in un piccolo gesto, quello dello schioccare le dita, che sembra avere il potere di fermare il tempo.

  • Quali sono i temi affrontati nel libro?

I temi dell’abbandono, del perdono, dell’accettarsi, del non comprendersi, del capirsi sono temi universali e riconoscibili tra queste pagine. Un libro che è un grido d’amore, che può regalare un breve viaggio che dura il tempo di 144 pagine, che vuole chiudersi ma sembra non chiudersi, che si risolve senza risolversi.

  • Perché hai scelto questo titolo per il libro?

Nella prima stesura il libro si intitolava "In collina, da me". Era il solo titolo che avessi mai preso in considerazione fino a quel momento. Poi ho immaginato la scena dell’incontro, l’ho fatto talmente tante volte che alla fine i personaggi sono praticamente diventati reali... ho immaginato che ci potesse essere tra i due una sorta di codice, un modo per fermare il tempo e mi sono trovata lì, davanti al manoscritto, a provare un gesto... il primo che mi è venuto, uno schiocco di dita.

  • Come nasce il desiderio di scrivere un romanzo?

Credo che più di un desiderio, sia un bisogno. Nella scrittura ho trovato il modo di attraversarmi, conoscermi. Nel caso di questo primo romanzo avevo voglia di creare una memoria di certi posti, di alcune persone che non ho più con me, ma che continuo ad amare. Scrivo per soddisfare un bisogno, più che un desiderio. Aver scritto un primo romanzo è una risposta a me stessa, alla mia vita. Ora viene il bello, parteciperò con il mio secondo romanzo al Premio Italo Calvino, la prova del fuoco per me. Ho faticato a venire fuori con questa mia passione, con il bisogno di farne un lavoro, ma adesso è proprio il momento di mettercela tutta.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Uno schiocco di dita: intervista a Chiara Pellegrini

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