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Dal libro al film

The Whale: la lezione di scrittura e la poesia di Walt Whitman

Nel nuovo film di Darren Aronofsky, “The Whale”, il protagonista ci regala una preziosa lezione di scrittura e un'inedita analisi di 'Canto di me stesso' di Walt Whitman. Scopriamo il messaggio cui dà voce Charlie, interpretato da Brendan Fraser.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 27-02-2023
The Whale: la lezione di scrittura e la poesia di Walt Whitman

Il nuovo film di Darren Aronofsky, ora nelle sale italiane, è intriso di letteratura.
Il titolo The Whale è un richiamo a Moby Dick di Melville, ma non è l’unico riferimento letterario presente nella pellicola. Il protagonista Charlie (interpretato da Brendan Fraser, Ndr), docente di letteratura e scrittura creativa, ci regala anche una preziosa lezione di scrittura e un’inedita analisi di Canto di me stesso di Walt Whitman.

The Whale è candidato a tre premi Oscar, tra cui quello come Miglior attore protagonista a Brendan Fraser che strabilia il pubblico con una performance di straordinaria intensità.

Nella pellicola, Fraser interpreta un uomo che soffre di una grave forma di obesità, un malessere fisico in realtà causato dalla mancata rielaborazione psicologica di un terribile lutto: Charlie ha compensato il vuoto affettivo con il cibo trasformando, di fatto, il proprio corpo in una sorta di prigionia autoimposta. Non riesce a muoversi se non con il sostegno di un supporto, fatica persino a compiere i gesti più semplici: il corpo è dolore, il dolore è diventato il suo corpo e lo spettatore assiste impotente all’agonia.
L’unica liberazione sono i libri e un saggio su Moby Dick che Charlie rilegge in maniera compulsiva perché vi vede riflessa la sua vita. Le parole sono la cura per il suo cuore affranto e anche la prova che la letteratura può placare la fame astratta di umanità e sincerità, che mai si quieta, ed è sempre viva in ciascuno di noi.

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Alla fine della visione del film tutto ciò che rimane impresso negli occhi dello spettatore, mentre scorrono i titolo di coda, è lo sguardo dolce e malinconico di Fraser che negli occhi azzurri del suo Charlie è riuscito a trasfondere una profonda umanità, capace di bucare lo schermo e arrivare direttamente al cuore di chi guarda.
Ma più di ogni altra cosa restano le parole di Charlie, le sue riflessioni capaci sedimentare nel fondo dell’anima. Il protagonista impegna i suoi ultimi giorni di vita per lasciare un messaggio a coloro che lo circondano e, in questo, gioca un ruolo cruciale la letteratura perché nei libri Charlie trova le risposte che la vita non è in grado di offrigli.

The Whale: l’analisi di Walt Whitman

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Nei suoi ultimi giorni di vita Charlie cerca di ricucire il rapporto con la figlia Ellie (interpretata da Sadie Sink, Ndr) attraverso la letteratura. Cerca di riavvicinarla a sé avventurandosi lungo un territorio che conosce bene: si offre quindi di aiutarla a studiare e di correggere i suoi temi, sperando così di far luce dentro di lei, di permetterle di sconfiggere l’oscurità che sente in corpo.
In uno dei loro primi incontri rileggono insieme una poesia di Whitman, Song of Myself (Canto di me stesso, Ndr), di cui Ellie deve scrivere un’analisi per la scuola.
L’analisi di Ellie si limita a un banale e rapido elenco di date e aneddoti, lo stesso scritto dagli studenti smaniosi di finire in fretta i compiti. Charlie la invita a essere sincera, a dire quel che veramente le ha trasmesso la poesia. La figlia, adolescente difficile e in guerra con il modo intero, dunque insulta Whitman definendolo senza mezzi termini: “una checca sfigata vissuta nell’Ottocento”. Charlie in ogni caso premia la sua sincerità, dicendole che è così che deve scrivere la sua analisi: dicendo ciò che sente. L’omosessualità di Whitman si riflette nell’omosessualità del protagonista, che ha perso il proprio compagno. Charlie capisce che dicendo quella frase la figlia vuole deliberatamente offenderlo - e lo accetta. Nel riflesso speculare identifichiamo Whitman con Charlie, capiamo che li lega una sofferenza inesprimibile. Le parole del poeta americano si caricano quindi di sottotesti inattesi.
Sono vasto contengo moltitudini, dice Whitman e in quel sé strabordante ritroviamo l’urgenza di Charlie di dire, di amare, di cercare perdono e - infine - anche di perdonarsi. Proprio come Whitman, anche Charlie “aspetta sulla soglia della porta”.
Il professore si lancia quindi in un’interpretazione inedita della poesia di Whitman, tratta dal capolavoro Foglie d’erba (1855).

Dice che Whitman con la sua poesia fa esplodere il sé:

I celebrate myself, and sing myself /And what I assume you shall assume / For every atom belonging to me as good belongs to you.

Recitando i primi versi della poesia di Whitman, Charlie mostra l’apertura alla relazione: è il sé che si apre all’altro, alla relazione con l’altro, partendo da sé stesso, dalla sua unicità.
La poesia di Whitman sarà il principio di un percorso che porterà in seguito Charlie a dire qualcosa di importante agli studenti del suo corso online.

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The Whale: la lezione di scrittura

La lettura di Whitman è un preludio necessario all’azione, apparentemente schizofrenica, compiuta da Charlie successivamente quando nel cuore della notte ingozzandosi di cibo manda una mail delirante ai suoi studenti.
Nella mail scrive pressapoco:

Lasciate perdere i saggi e le letture, scrivetemi qualcosa di autentico (fuck)

In seguito a questo atto - come in una parodia dell’Attimo fuggente - Charlie viene licenziato; ma a lui non importa, perché ora sente di aver dato ai suoi studenti la lezione più vera.

Prima di lasciarli definitivamente decide di mostrarsi a loro accedendo per la prima volta la webcam, consapevole di creare lo shock generale. Il riquadro scuro dell’utente si accende e mostra la realtà del suo corpo enorme e strabordante di cui il professore rivela ogni centimetro. Ma più della sorpresa degli studenti di fronte alla rivelazione inattesa - alcuni insensibili si mettono pure a scattare foto con i telefonini - contano le parole di Charlie.

Mentre accende la webcam il professore legge ad alta voce alcuni temi in cui gli studenti sono stati sinceri, hanno detto ciò che sentivano. Ne emerge un inquietante ritratto della nostra contemporaneità: ragazzi soli e smarriti che si sentono costantemente inadeguati, che soffrono delle proprie mancanze, avvertendo il peso esistenziale del proprio fallimento in una società che pare composta di soli vincenti.
In questi ragazzi, per la prima volta nudi di fronte alla webcam, che affermano il proprio dolore possiamo leggere la sfumatura contemporanea del mondo post-pandemia in cui le relazioni sono mutate piegandosi a un’iperconnettività schizofrenica che, tuttavia, non è sinonimo di socialità. Siamo certi di vederli davvero, oltre l’iconcina del riquadro della webcam: perché le loro storie li identificano più dei loro volti. Ciascuno di loro è l’immagine di una solitudine smarrita in un mare di moltitudini.

A fine lettura Charlie spinge i suoi studenti al pensiero critico, personale, a distinguersi dalle opinioni sterili della maggioranza. In una società che è diventata una massa omologata di corpi e di teste “non pensanti”, lui dice:

Scrivete qualcosa di sincero.

Questa è la sua lezione di scrittura: un elogio all’autenticità, ripreso proprio da Canto di me stesso di Walt Whitman. Il canto di salvezza del protagonista è tratto proprio dalla lirica di Whitman: la celebrazione del sé, l’analisi del proprio Io, diventa al contempo una mano tesa verso l’altro. Attraverso la riflessione letteraria viene rivelato il pensiero autentico, profondo, che è poi ciò che ci rende umani.

Tutto ciò anticipa la frase chiave pronunciata dal protagonista mentre, con gli occhi velati di lacrime, si rivolge alla sua amica infermiera Liz:

Hai mai la sensazione che nessuno sia incapace di amare?

La salvezza è possibile solo attraverso il rapporto con l’altro: Charlie lo celebra nella scrittura e, soprattutto, nella sua finale “ascesa al cielo” mentre la figlia gli legge ad alta voce il suo saggio su Moby Dick.
Ellie aveva scritto quel saggio in terza media prima di entrare nell’adolescenza che la trasforma in una “ragazza cattiva”, come la definisce la madre. Ma è proprio nelle sue stesse parole che Charlie rintraccia la “vera Ellie”, e così le mostra il riflesso più autentico e specchiante di sé stessa, dimostrandole che è in realtà una persona meravigliosa e brillante - e, soprattutto, unica.

In un film drammatico, claustrofobico e bulimico - nella sua pretesa di raccontare tutto mantenendo la telecamera fissa su un corpo - la sublimazione si realizza attraverso la ricerca dell’autenticità. Questa è la lezione di The Whale: scrivete qualcosa di sincero, cantate voi stessi e, sopra ogni cosa, siate umani: siate sempre capaci di amare.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: The Whale: la lezione di scrittura e la poesia di Walt Whitman

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