Quando eravamo eroi di Silvio Muccino

I ricordi possono essere nascosti in un angolo della mente. Ma non sbiadiranno mai. Alex e gli Alieni. Melzi, Rodolfo, Torquemada. E poi Eva. Gli inseparabili, quel gruppo di amici che puoi avere solo in quel periodo travagliato conosciuto come adolescenza. Gli anni sono trascorsi e ora, ormai prossimi alla fatidica soglia degli anta, Alex decide per una bella rimpatriata. Inutile dire che le reazioni saranno contrastanti ma, bene o male, tutti rispondono all’appello. Anche qualcuno in più, a dire il vero.

Eh sì, perché da ragazzo non hai moglie e figli che ti assillano, questo è poco ma sicuro. Per Rodolfo Alex era un amico ma anche un rivale in amore. Torquemada lo vedeva come un qualcosa d’indecifrabile, per Melzi era il leader che lui avrebbe voluto essere. E per Eva? Eh, qui la cosa è un po’ più complicata.

Perché questa riunione? Forse Alex ha un male incurabile e sta per morire? Sì e no.
Alex ha un male, certo, ma non incurabile. E non sta per morire, bensì per rinascere…

Silvio Muccino ci porta nei meandri della memoria e lo fa con il suo stile fresco e tagliente, uno stile che sarà semplice ma non per questo banale. Quanto volte abbiamo immaginato la resa dei conti? In un film, in una storia letta. Magari nella nostra stessa vita. Qui, per i protagonisti di questa storia, si scioglieranno tutti i nodi.
Un sollievo, vero? Per qualcuno sì, per qualcun altro, forse, sarà l’inizio di un tormento.

Quando eravamo eroi (La nave di Teseo, 2018) è un libro che dirà ciò che dovrà senza peli sulla lingua, senza temere giudizi. Lui non giudicherà, perché mai noi dovremmo farlo? Una storia che chiede soltanto d’esser letta e, magari, capita. E accettata. Da leggere per rimettersi in discussione. Non sarà facile ma ne varrà la pena…