Rappresentazione scultorea di Pitagora, filosofo e matematico greco (580-495 a.C.) ) — Foto di stefy08 /depositphotos.com
Personaggio leggendario e dai tratti mitici, Pitagora con il suo pensiero filosofico è l’artefice di una scuola che produrrà una vasta eco nella storia della filosofia e avrà conseguenze decisive su Platone, ma anche sulla rivoluzione scientifica.
Come Talete e Anassimandro, anche Pitagora tenta di render ragione del mutamento e del divenire che osserva nella realtà circostante e ricerca quindi un principio stabile, che rimanga sempre uguale a sé stesso e che possa spiegare perché le cose del nostro mondo abbiano un’origine ed esistano.
La filosofia pitagorica individua tale principio, l’arché, nel numero e con questa soluzione, connotata da un maggior livello di astrazione rispetto alle precedenti, porta la riflessione greca a un livello di complessità e di astrazione più elevato e raffinato.
La vita di Pitagora, un personaggio leggendario
Nato probabilmente tra i 571 e il 570 a.C. nell’isola greca di Samo, che si trova a poca distanza dall’Asia Minore e subiva l’influenza culturale delle colonie greche della Ionia, dove vivevano e operavano filosofi come Talete, Anassimandro e Anassimene, pare che Pitagora abbia viaggiato molto in Egitto, Palestina e Persia per conoscere le culture di questi luoghi. Qui avrebbe anche acquisito le nozioni matematiche sulle quali poi avrebbe strutturato il suo pensiero.
Tra il 532 e il 531 a.C. si trasferisce a Crotone nella Magna Grecia (l’attuale Italia Meridionale) dove muore intorno al 490 a.C.
Al di là dei pochi tratti biografici, molte sono le leggende che circolavano intorno alla figura di Pitagora: mago, profeta, venerato quasi come un dio dai suoi discepoli, in grado di fare miracoli e in possesso di una sapienza nascosta, che rivelava solo ad alcuni dei membri della sua scuola e che avrebbe appreso da Temistoclea, una sacerdotessa del dio Apollo, suo protettore.
La scuola pitagorica
Proprio a Crotone Pitagora fondò una sua scuola che aveva tratti molto differenti dalla scuola ionica: mentre quest’ultima va considerata piuttosto come un movimento culturale fatto di allievi e maestri che si confrontavano, dialogavano e si criticavano reciprocamente, la scuola pitagorica era un’istituzione con un’organizzazione e delle regole ferree, un’associazione politica ma anche religiosa, assimilabile a una setta, dove gli studenti avevano doveri e diritti e diversi, in base al loro grado di istruzione.
Nella scuola pitagorica si insegnavano e si dibattevano questioni non solo filosofiche, ma anche scientifiche e matematiche. Il maestro era venerato quasi come un dio che poteva parlare con gli altri dei e i discepoli erano obbligati a intraprendere un cammino di iniziazione che, se seguito, permetteva di accedere anche agli insegnamenti più segreti della scuola. La disciplina e il rigore della scuola pitagorica si estendevano anche alle pratiche fisiche: era prevista una dieta, erano prescritti lavaggi e abluzioni e si dovevano celebrare riti purificatori, come avveniva già nell’Orfismo, una religione che aveva molto influenzato la scuola di Pitagora.
L’arché è il numero
Anche Pitagora, come i filosofi precedenti, ricerca un principio unitario che possa spiegare il cambiamento e il divenire che l’uomo si trova di fronte. Grazie alle osservazioni astronomiche, i pitagorici notano che il cielo, apparentemente disordinato, è fatto di stelle e di costellazioni che ripetono movimenti precisi e, negli stessi periodi dell’anno si collocano nelle medesime posizioni. Il cielo segue delle regole, è ordinato e, per questo, ha una sua armonia. Lo stesso vale per la musica: in uno strumento come la lira la differente tensione delle corde produce suoni più o meno acuti: anche qui c’è un rapporto, un ordine ben definito tra la forza applicata su una corda e il tono prodotto; anche qui c’è un ordine che produce un’armonia.
Sulla base di queste osservazioni i pitagorici affermano che l’arché è il numero ma cosa significa dire che il principio generatore e conservatore dell’universo è il numero? Significa che alla base di tutta la realtà ci sono dei rapporti numerici. L’universo, d’altra parte, è chiamato cosmo dai greci proprio perché manifesta un ordine evidente, di natura matematica e ancora oggi tutte le informazioni di natura numerica, le misure ma anche i dati, costituiscono degli elementi imprescindibili per spiegare la realtà.
Meno intuitivo è capire come la realtà possa generarsi dai numeri: per far ciò occorre ricordare che i greci non possedevano ancora le cifre arabe e rappresentavano i numeri come punti: se l’uno è un solo punto, col due, fatto da due punti, possiamo ottenere una linea; col tre un triangolo, col quattro fatto di quattro punti una piramide che ha come base il precedente triangolo. Più si aggiungono punti, più si procede nella successione numerica, più si ottengono figure solide complesse alle quali è assimilabile tutta la realtà fisica: anche il corpo umano può essere visto come un aggregato di differenti figure geometriche.
Il dualismo pitagorico
In questa successione di figure geometriche possiamo notare un fondamentale passaggio dall’illimitato al limitato: un punto o una retta li devo sempre immaginare su una superficie illimitata; la stessa retta, che per essere disegnata ha bisogno di due punti, è di per sé infinita. Discorso diverso vale per le figure geometriche piane e solide: queste hanno un perimetro delimitano uno spazio, sono finite, perché de-finite e la loro area o volume sono misurabili.
Se ciò vale per la realtà fisica deve valere anche per i numeri, dove assistiamo a un dualismo simile: quello tra pari e dispari. Mentre il numero uno non è né pari né dispari (i pitagorici dicevano: parimpari), il due (e gli altri numeri pari) può essere rappresentato con due punti che stanno uno al di sopra dell’altro:
il tre (e i successivi dispari) si può invece raffigurare come un punto che sta sopra all’altro, con un terzo punto che sta accanto ai primi due in posizione mediana:
Ora tra i due (o più) punti con cui rappresentiamo i numeri pari può essere sempre tracciata una linea, per questo i numeri pari sono associati all’illimitato e all’infinito; tale linea invece non può essere rappresentata quando raffiguriamo i dispari, perché verrebbe bloccata, quindi questi ultimi numeri sono associati al limitato e al finito.
Come Anassimandro, Pitagora è convinto che la realtà sia fatta di contrari per questo a proposito dei pitagorici si parla di dualismo. Si tratta di una contrapposizione e di una tensione che però produce un’armonia, proprio come avviene nella musica, e che connota ogni aspetto della realtà, come ben si comprende dalle associazioni presenti nella tabella sotto:
Limite | Illimitato |
Dispari | Pari |
Quadrato | Rettangolo |
Maschile | Femminile |
Luce | Oscurità |
Bene | Male |
Unità | Molteplicità |
Destra | Sinistra |
Quiete | Movimento |
Retta | Curva |
I pitagorici assegnano infine un ruolo speciale al dieci, numero magico e sacro, ottenuto dalla somma dei primi quattro numeri e rappresentabile graficamente come un triangolo equilatero:
L’anima e la reincarnazione per la scuola pitagorica
Tra le dottrine della scuola pitagorica risulta di particolare interesse la dottrina della metempsicosi ossia della reincarnazione. Il dualismo che connota tutti gli aspetti della realtà deve essere presente anche nell’uomo dove c’è un’anima immortale e un corpo mortale. Al momento della morte fisica l’anima può reincarnarsi nel corpo di un altro uomo oppure in quello di un animale o in una pianta. Tale ciclo di reincarnazioni può concretizzarsi in una punizione per l’uomo sregolato e indisciplinato: chi non si è posto limiti in vita è destinato a reincarnarsi in un essere di grado più basso. L’uomo misurato e controllato, che si è posto dei limiti e ha avuto quindi una vita buona, ha buone probabilità di reincarnarsi in un altro uomo.
Solo però che affronta un cammino di purificazione e di espiazione smetterà di reincarnarsi e avrà un’anima che godrà della beatitudine.
È evidente che in tale dottrina, che i pitagorici mutuano dalla religione orfica, la dimensione corporea e terrena subisce una profonda svalutazione mentre la dimensione spirituale e l’anima si configurano non solo come la parte immortale ma anche come la componente più nobile dell’uomo. Saranno, questi, elementi che avranno una vasta risonanza non solo nel pensiero platonico, ma anche nelle dottrine teologiche cristiane.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pitagora: vita e pensiero del filosofo del numero
Lascia il tuo commento