Mosaico del III secolo proveniente da Treviri che ritrae Anassimandro mentre regge una meridiana. - Immagine di pubblico dominio da Wikimedia
L’apeiron del filosofo Anassimandro è forse il primo concetto che suscita qualche difficoltà nella mente di chi si avvicina per la prima volta alla filosofia greca. Allievo di Talete e secondo esponente della scuola ionica di Mileto, Anassimandro prosegue la ricerca del maestro, anche criticandolo, e si distingue per l’acutezza delle sue intuizioni scientifiche. Protagonista di una vita interessante, nella quale svolse attività diverse che connotarono anche la sua riflessione, Anassimandro propone un pensiero filosofico che influenzerà molti autori successivi e che segna un netto progresso nella storia del pensiero greco. Anassimandro è il filosofo dell’apeiron: con lui la filosofia muove un importante passo verso l’astrazione e la scienza si arricchisce di intuizioni che avranno importanti conseguenze.
La vita di Anassimandro
Nativo di Mileto, nell’Asia Minore, Anassimandro visse, secondo le testimonianze, tra il 611-610 a.C. e il 547-546 a.C. Allievo e collaboratore di Talete, proveniva da una famiglia agiata e come il maestro fu impegnato nell’attività politica.
Ebbe vasti interessi scientifici: oltre all’astronomia si occupò anche di geografia e di cartografia, disciplina importante, quest’ultima, perché si preoccupa di tracciare dei limiti, dei confini in uno spazio che inizialmente non ne ha.
Da quel che ci raccontano i contemporanei e i filosofi successivi Anassimandro fu autore di un testo in prosa intitolato Sulla natura del quale rimane solo qualche frammento. Se il titolo testimonia gli interessi fisici e naturalisti dell’autore, la forma del testo, la prosa appunto, ci segnala un fatto degno di nota: tanti tra i primi filosofi sceglievano di scrivere in versi (basti pensare a Parmenide o ad Empedocle) perché si ispiravano ai poemi omerici, non erano ancora pienamente consapevoli di praticare il discorso razionale e il ragionamento e con la poesia rimanevano in qualche modo ancorati alla narrazione mitica che li aveva preceduti. Anassimandro fa una scelta diversa e con la prosa segna un distacco dal mito e ci mostra che la filosofia inizia a fare i primi, aurorali, tentativi di autonomizzazione.
Il pensiero filosofico di Anassimandro
Che cos’è l’apeiron?
La ricerca di Anassimandro prende le mosse dalla stessa domanda che si era posto il suo maestro Talete: esiste un principio unico, un arché, che possa spiegare il cambiamento e il divenire che ci troviamo di fronte e che rimanga sempre uguale a sé stesso, senza mutare mai?
Per Anassimandro l’arché è l’apeiron: questo termine, composto da una a- privativa prima della parola peras, si traduce di solito con illimitato, indefinito o, più impropriamente, con infinito. Per comprendere meglio questo concetto, dobbiamo ricordare che tradizionalmente i greci credevano che la natura fosse composta da aria, acqua, terra e fuoco. Anassimandro, convinto che l’arché sia di natura fisica, non si accontenta dei quattro elementi ma ricerca un principio più primordiale, che preceda i quattro elementi. Bisogna allora intendere l’apeiron non come un miscuglio dei quattro elementi, ma come una materia informe dove gli elementi non sono ancora distinti, ossia de-limitati, de-finiti. L’apeiron è presente in tutta la natura, è dentro la realtà ma non è un elemento che possiamo osservare.
L’apeiron va considerato come indefinito e infinito anche nello spazio e nel tempo: in quanto arché, è il principio generatore della realtà e prima che la realtà, per come la percepiamo e la osserviamo noi, esistesse c’era solo questo apeiron dove tutti gli elementi erano già presenti, anche se non ancora distinti, definiti, differenziati.
La legge della separazione dei contrari e la nascita dell’universo
Anassimandro offre anche una spiegazione della nascita dell’universo: prima che l’universo esistesse questo apeiron girava vorticosamente e continuamente; tale moto rotatorio era così forte che le cose si distaccavano dall’apeiron, uscivano da esso e si differenziavano. In questo movimento le cose seguono una legge della separazione: si staccano a coppie di contrari - come il secco e l’umido, il giorno e la notte, il caldo e il freddo, la vita e la morte – e danno gradualmente origine alla realtà, generando infiniti mondi. La nostra realtà, allora, per Anassimandro è formata da contrari, da forze che lottano tra loro e che si susseguono in una continua sopraffazione che non porta mai al loro annullamento (ad esempio: il giorno vince la notte, poi quest’ultima torna, per poi lasciare di nuovo il posto al giorno, e così via).
Nel suo frammento più noto Anassimandro, a proposito dell’apeiron, afferma anche:
“di dove […] gli esseri hanno origine, lì hanno anche la dissoluzione secondo necessità: essi pagano infatti a vicenda la pena e il riscatto dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo”
Con un linguaggio religioso e controverso Anassimandro sta affermando che il processo di separazione e differenziazione delle cose dall’apeiron costituisce un’ingiustizia e una colpa.
Come Talete anche Anassimandro è un fisico monista, crede che sia un unico principio di natura materiale: quando le cose si separano da esso e si differenziano, diventando molte, rompono un’unità e un’armonia, e per questo vanno considerate colpevoli. Il loro destino – il frammento parla di necessità – è quello di pagare la loro pena tornando nell’apeiron e nell’unità.
Questa, che può essere considerata una legge del cosmo, dà anche luogo a una visione ciclica del tempo: tutto ciò che popola il mondo ha una nascita e una fine, poiché è destinato a tornare nell’apeiron, e ad ogni mondo ne segue un altro, in un ciclo eterno.
Le scoperte scientifiche di Anassimandro
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Anche se è improprio parlare di scoperte scientifiche, Anassimandro ebbe sicuramente delle intuizioni acute che riecheggeranno nella storia della scienza: oltre a credere nella possibilità di infiniti mondi, ipotizzò che la terra fosse cilindrica che non fosse appoggiata su nulla, il nostro pianeta, in qualche modo si sosteneva da solo. Anassimandro, inoltre, fu il primo ad affermare che gli uomini derivano da altri animali, in particolare dai pesci e, come specie, si sono evoluti nel corso dei secoli.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Anassimandro: vita e pensiero del filosofo dell’apeiron
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