In occasione della Giornata internazionale della donna ricordiamo la figura di Matilde Serao, una donna moderna, pioniera del giornalismo italiano, in netto anticipo sul proprio tempo, che tuttavia non si dichiarò mai femminista.
Nata in Grecia, a Patrasso, nel marzo del 1856, Serao è stata la prima donna italiana a fondare e dirigere un quotidiano, nello specifico Il Mattino di Napoli e, più tardi, Il Giorno che avrebbe diretto sino alla morte, avvenuta nel 1927.
Oggi ci appare come una personalità fortemente contrastata: nei suoi libri, nei suoi articoli di giornale dedicò ampio spazio alle figure femminili denunciando anche i soprusi maschili subiti dalle donne, tuttavia si definiva antifemminista, non sostenne mai la battaglia delle donne per il diritto voto e neanche la propaganda a favore del divorzio.
Matilde Serao, a metà Ottocento, era il modello di donna emancipata per eccellenza - c’era persino chi definiva la sua personalità “virile” - eppure lei non ebbe mai a cuore i diritti delle donne, anzi addirittura arrivò a sostenere che le donne non dovessero avere dei diritti politici e neppure una “opinione politica”.
Eppure era una donna che scriveva spesso di donne e per le donne: scriveva del problema dell’identità femminile, del rapporto tra donna e uomo, del lavoro delle donne e del ruolo delle madri. Come possiamo sciogliere questa apparente contraddizione, questa sorta di ossimoro del femminismo antifemminista di Serao?
Scopriamo più nel dettaglio l’antifemminismo di Serao.
Il discorso anti-femminista di Matilde Serao
Per la vita, per l’amore, per l’arte ci vuole la donna. Istruita, ma donna. Maestra del popolo, infermiera, scrittrice, educatrice, ma donna. Niente diritti politici, niente ingerenze elettorali, niente attribuzioni maschili, niente professioni impossibili.
Così scrisse Matilde Serao in una lettera a Anna Maria Mozzoni, datata maggio 1880. Ormai è nota la polemica sul femminismo tra Serao e Anna Maria Mozzoni, anche lei giornalista che però si batteva attivamente per i diritti civili delle donne organizzando comizi, marce e veri e propri articoli rivoluzionari che sostenevano l’emancipazione della donna. Le due si sfidavano a colpi di penna, rivelando concezioni completamente opposte.
Mentre Mozzoni si batteva per conquistare diritti, Serao arrivava a scrivere articoli polemici - come il famoso I figli, l’articolo contro il divorzio pubblicato nel 1901 - che questi stessi diritti li negavano.
Matilde Serao scriveva che la cosa più importante per le donne era l’amore e che nessun acquisito diritto politico sarebbe stato in grado di soddisfarle nel loro intimo desiderio di essere amate. Un’affermazione in apparente antitesi con la sua stessa vita, che fu votata alla scrittura, al giornalismo, alla professione e non alla famiglia né tantomeno all’amore di un uomo.
Serao aveva una concezione molto personale di “femminismo” e non amava aderire a quella parola, come del resto scrive lei stessa:
Assicurare alla donna il diritto sacrosanto di vivere e di darle i mezzi per esercitarlo sottraendola alle necessità di un controllo o di un appoggio maschile. Questo, se accetto la parola, è femminismo.
Come vediamo dunque Serao non era a sfavore dell’emancipazione della donna, ma ne temeva i risvolti politici. Credeva infatti che l’acquisizione di certi diritti non avrebbe liberato le donne, ma le avrebbe invece defraudate di qualcosa, come era accaduto a lei stessa con la scrittura. Infatti Serao non si definiva mai “scrittrice” al femminile, lo trovava svilente - come del resto la stessa Elsa Morante - e preferiva definirsi un “lavoratore artefice”.
Vastissimo essendo il campo morale in cui può dignitosamente manifestarsi l’intelletto e il cuore femminile; è inutile, è ridicolo, è dannoso per lei il discendere alle volgarità, alle mediocrità, alle sciocchezzuole basse della politica.
Lei stessa affermò che il “femminismo non esiste”, al contrario, esistono solo questioni economiche e morali. Dobbiamo comunque contestualizzare l’antifemminismo di Matilde Serao, valutando anzitutto le condizioni in cui lei lavorava e operava. Era giornalista in un ambito prettamente maschile e prendere una posizione a favore dell’emancipazione non le sarebbe convenuto. Il suo rifiuto della parola “femminismo” deve forse essere letto come una forma di tutela. Lei stessa nel designare la figura del “giornalista perfetto” lo descriveva al maschile; ma per quale motivo?
Sull’antifemminismo di Matilde Serao: una riflessione
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La studiosa Ursula Fanning, che ha dedicato alla scrittrice e giornalista la sua tesi di dottorato, propone un’analisi dell’antifemminismo di Matilde Serao, sostenendo che dalla sua esperienza personale Serao aveva compreso che l’atto di scrivere derubasse la donna della propria femminilità. Lei stessa si era trovata, forse suo malgrado, a scegliere tra la sua vita privata e l’attività letteraria.
Era stata una pioniera - la prima donna a dirigere e addirittura fondare un giornale - ma in qualche modo ne pagava la colpa: Serao percepiva l’assenza di modelli da seguire e si difendeva come poteva, giungendo persino ad abdicare al proprio sesso.
La sua esistenza era in perfetta antitesi con l’ideale antifemminista da lei propugnato: aveva lasciato il marito, sostituendolo poi alla guida di un giornale e assumendo di fatto un incarico maschile.
Nel libro L’anima semplice, dando voce alla sua protagonista, Suor Giovanna dalla Croce costretta a lasciare il convento dopo più di trent’anni di clausura, Matilde Serao scrive:
Questo libro […] non è uscito dalla penna di una scrittrice: in esso, parla una donna.
Questo sintetizza il senso di colpa di colpa di Serao come scrittrice e allo stesso tempo afferma il suo pensiero: “Parla una donna”. Non accettava il femminismo perché lo considerava una forma di usurpazione, pensava che aderire al movimento avrebbe messo in luce la vita a cui si sentiva ormai condannata: vivere come un uomo nel corpo di una donna, pagandone il prezzo.
Matilde Serao era stata a suo modo una “femminista silente”. Ora i suoi articoli dedicati alle donne sono raccolti in un volume dal titolo simbolico Parla una donna. Diario femminile di guerra .
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché Matilde Serao era una anti-femminista?
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