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Storia della letteratura

“Ora che sei venuta” di Camillo Sbarbaro: un inno all’amore maturo

Il Museo di storia naturale di Genova custodisce un erbario di licheni collezionato da uno specialista di livello internazionale: il poeta, scrittore, aforista Camillo Sbarbaro di cui presentiamo un piccolo gioiello lirico sul dono di un amore maturo.

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 30-01-2023
“Ora che sei venuta” di Camillo Sbarbaro: un inno all'amore maturo

Il critico letterario Mengaldo inquadra Camillo Sbarbaro con efficacia, quando scrive che con la raccolta di poesie Pianissimo del 1914 “diede il primo vero esempio in Italia di poesia che torcesse radicalmente il collo all’eloquenza tradizionale”. Traduco: i Crepuscolari aprono la strada al filone antidannunziano, antiretorico e tendenzialmente prosastico, ma fu Sbarbaro a raggiungere i migliori risultati in questa direzione.
I distinguo rispetto all’area crepuscolare sono tre: distacco da ironia e vittimismo di Gozzano e Corazzini, uno stile prosastico meno netto e dimesso rispetto a Moretti.

L’articolo analizza la poesia Ora che sei venuta, tratta dal Canzoniere bonsai del 1955 di cinque testi dal titolo Rimanenze dedicato a una donna reale che ha il senhal di Dina. È un gioiello di semplicità lirica sul dono di un amore maturo.

Scopriamone testo, parafrasi e commento della poesia.

Ora che sei venuta di Camillo Sbarbaro: testo

Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.

Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell’alba, ammutolisce
quando sull’orizzonte balza il sole.

Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l’acqua all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l’ore deserte, quando s’avanzavan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da sé, per desiderio di baciare…

Ora che sei venuta di Camillo Sbarbaro: parafrasi

Ora che con passo di danza sei entrata nella mia vita, come un soffio di vento che entra in una stanza chiusa, non ho le parole per festeggiare un amore tanto desiderato e mi basta stare in silenzio accanto a te. Nello stesso modo il verso chiassoso degli uccelli nel bosco si cheta all’alba al sorgere del sole.
La mia smania cercava te quando nelle sere d’estate, ragazzo, mi avvicinavo alla finestra in preda a turbamenti ignoti. E ti dedico le parole che mi affioravano sulle labbra, come l’acqua che trabocca, e ti dedico le ore solitarie in cui le mie labbra di giovane adulto si protendevano ingenuamente per il desiderio di baciare.

Metrica: tre strofe di 7, 3, 11 versi di endecasillabi, due quinari e un settenario. Il poeta non abbraccia in toto il verso libero.

Ora che sei venuta di Camillo Sbarbaro: figure retoriche

Similitudine
vv. 7-10 contengono una doppia similitudine, introdotta da “così”, tra parole/canto degli uccelli e arrivo della donna/sorgere del sole.
Il senso è il seguente: le parole e il canto tacciono all’arrivo di amore e sole di cui hanno rispettivamente bisogno.
Questa figura retorica di significato sottolinea un legame tra la situazione emotiva dell’io lirico e la natura. Un legame che ricama con stili diversi tutta la letteratura: Provenzali, Petrarca per esempio.

Ora che sei venuta di Camillo Sbarbaro: commento

Questa poesia è un inno all’amore maturo giunto inaspettatamente in punta di piedi questo componimento di Camillo Sbarbaro.
Un amore desiderato con tale intensità che il poeta, cui l’emozione tronca la voce, è appagato dalla semplice presenza femminile. Un amore che ha la forza di un vitale rinnovamento. Il poeta ricorda i turbamenti erotici dell’adolescenza e li dedica a posteriori alla donna amata. Anzi la omaggia immaginando che siano stati sempre dedicati a lei.

In modo schematico è possibile dividere il testo in tre movimenti:

  • L’epifania dell’amore e gli effetti sul poeta;
  • La corrispondenza tra l’amore e la natura;
  • I turbamenti del poeta adolescente, presentati in analessi come attesa della donna che verrà;

L’andamento prosastico non è marcato come in A Cesena di Moretti anche per la presenza di inversioni che, rallentando il ritmo, segnano la distanza dalla lingua della comunicazione. Più in generale osserviamo l’assenza dell’espressionismo ricercato di Rebora, degli intrecci polisemici di Campana e delle figure retoriche.
Eppure è forte l’impatto emotivo di una lingua così semplice, priva di scarti logici tra significato e significante.

Camillo Sbarbaro: una vita di lutti e solitudine

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L’infanzia e la giovinezza di Camillo Sbarbaro sono segnate dalla morte della madre, avvenuta quando il poeta aveva cinque anni, e del padre, quando ne aveva ventiquattro, dopo una lunga malattia.
Visse un’esistenza appartata e schiva insieme alla sorella Lina. L’impiego come segretario del direttore generale presso la Società siderurgica di Savona. Allo scoppio della Grande Guerra si arruola come volontario nella Croce rossa.
Nel 1919 si licenzia e si dedica a lezioni private di greco e latino, collaborazioni con la carta stampata, ricerche botaniche. Tanto che in età avanzata, quando le perlustrazioni sul campo divennero difficoltose, dona la rara collezione di 127 specie di licheni da lui scoperti, al Museo di storia naturale di Genova.
Nel 1925 inizia una breve parentesi come docente alle Superiori che fu costretto a troncare per aver rifiutato l’iscrizione al partito fascista. Così intensifica studio, lezioni private, attività di traduttore, la passione per la fitologia e la scrittura.

Camillo Sbarbaro: poeta sottovalutato o accantonato?

Camillo Sbarbaro (1888-1967) ha avuto la (s)fortuna di essere contemporaneo di Saba, Ungaretti, Montale che lo hanno inevitabilmente oscurato. Fu coevo anche di Corazzini, Moretti, Campana, Rebora.
Carlo Bo ne riconosce per primo l’importanza con un saggio del 1938 - Il debito con Sbarbaro - mettendo in rilievo il debito montaliano verso il conterraneo. Infatti Sbarbaro nacque a Santa Margherita, visse in Liguria, morì a Spotorno. Secondo il critico la raccolta Trucioli sarebbe il modello di Ossi di seppia.
Punto di contatto è l’attenzione per il paesaggio ligure, che diventa emblema di una condizione esistenziale negativa. Quante volte Sbarbaro passeggiò con il padre alla scoperta della natura. Fu così che si appassionò alla botanica.

Sono tre le targhe commemorative dedicate a Sbarbaro. La prima è collocata a Santa Margherita Ligure nella casa dove nacque. La seconda, contenente l’incisione di una poesia sul treno, si trova nel primo binario della stazione ferroviaria del paese natìo. La terza è apposta sull’edificio di Spotorno dove si spense.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ora che sei venuta” di Camillo Sbarbaro: un inno all’amore maturo

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