Il fiume diventa simbolo nella poesia di Paul Celan che trasfigura l’elemento naturale per congiungere due immagini in sé inconciliabili: la memoria e il futuro.
Nei fiumi a nord del futuro è contenuta nella raccolta Atemwende, in italiano Virata di respiro o Svolta del respiro, scritta nel 1967, appena tre anni prima del suicidio dell’autore, e ci permette di cogliere quel tentativo di ricostruzione che è proprio dell’ultima fase della vita di Celan. Il poeta rumeno, naturalizzato francese (il suo vero nome era Paul Antschel, Ndr), si uccise nella notte tra il 19 e il 20 aprile del 1970 gettandosi nella Senna dal Pont Mirabeau, probabilmente in preda a una crisi psichica.
Un fiume dunque, fuor di metafora, era inscritto anche nel destino di Paul Celan: si sarebbe fatto portatore delle sue spoglie mortali, lo avrebbe traghettato verso l’eterno riposo. Era stato chiamato, lui stesso, ad abbandonarsi al fiume.
La poesia di Paul Celan apre uno “spazio filosofico” nella ricostruzione della storia del Novecento: l’esperienza poetica dell’autore prende avvio dai campi di sterminio e dalla conseguente caduta del Reich per poi confrontarsi con la decaduta Germania nazista. Celan scriveva in tedesco, ciò che lui stesso definiva una “lingua residua”, tentando di donare una riscrittura alla “grammatica dell’inumano”, quindi liberare la lingua tedesca dalla retorica nazista e offrirle una nuova neutralità finalmente purificata. Il linguaggio si fa labirintico e materico, aguzzo come la punta di un diamante grezzo e leggero come cenere, sembra trascinarci nel cuore del mistero senza svelarlo, eppure lasciando che si riveli da sé.
Nell’opera poetica di Paul Celan si gioca quindi, internamente, un continuo processo di costruzione e decostruzione: lo stesso moto che sottende i versi di Nei fiumi a nord del futuro, la memoria e il futuro, il tentativo di purificare e redimere le oscure ferite della storia.
Nei fiumi a nord del futuro è ancora più evidente il passaggio dalla distruzione alla ricostruzione e l’uso di una lingua armonica, fluida, che non è solo un tentativo di riportare in vita il passato (far risorgere i morti), ma è anche apertura e visione, spiraglio di immaginari possibili. L’opposizione tra questo testo poetico e la più celebre poesia di Celan, Fuga di morte, incentrata sul problema del Male, è evidente.
Il “latte nero dell’alba” di Todesfuge diventa l’acqua della memoria in I fiumi a nord del futuro che continua a scorrere eternamente verso il domani.
Vediamone testo, analisi e significato.
“Nei fiumi a nord del futuro” di Paul Celan: testo
Nei fiumi a nord del futuro
getto la rete che tu,
esitante, carichi
di ombre scritte
da pietre
“In den flussen nördlich der Zukunft” di Paul Celan: testo originale tedesco
In den flussen nördlich der Zukunft
werf ich das Netz aus, das du
zögernd beschwerst
mit von Steinen geschriebenen
Schatte.
“Nei fiumi a nord del futuro” di Paul Celan: analisi e significato
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Si tratta di una poesia breve intessuta di metafore e allegorie, dove le parole vanno oltre il loro significato primario trasfigurandosi in un’altra accezione. Il fiume cui fa riferimento Celan non è un elemento naturale, ma la rappresentazione dell’avvio, della continua erranza, del perpetuo andare. L’acqua del fiume scorre sempre avanti, verso il mare. Dunque il fiume è la più perfetta rappresentazione del futuro, che è uno spazio incerto, indefinito, collocato proprio al di là di ciò che possiamo vedere: è qualcosa che non possiamo prevedere né definire, eppure sappiamo che esiste. Il futuro è un tempo senza tempo, situato nello spazio indefinito e quasi divinatorio del domani: collocando i suoi fiumi a “nord del futuro” Celan sta facendo una scelta precisa, nel tentativo di definire i contorni della definizione di futuro come qualcosa che non possiamo in alcun modo presagire ma verso il quale siamo irresistibilmente spinti. Sappiamo solo che il futuro verrà e che siamo chiamati a lanciare le nostre reti verso il domani per nuove conquiste, pur portando con noi il peso della memoria, carico di pietre (i ricordi) e di ombre (i rimpianti). “Le ombre scritte da pietre” è una perifrasi per indicare la memoria, intesa come un passato che non possiamo più cambiare: ma per la prima volta al moto decostruttivo della poesia di Celan - sempre tesa a enfatizzare gli orrori e gli errori della storia - ecco che si oppone il movimento costruttivo nel quale filtra una speranza.
La toponomastica dei fiumi nella poesia di Celan delinea un luogo che si situa al di là dei confini di spazio e di tempo, in bilico tra storia e domani, spalancando spiragli di destinazioni possibili.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Nei fiumi a nord del futuro”: profezia e memoria nella poesia di Paul Celan
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