

Ma l’amore no
- Autore: Laura De Luca
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Graphe.it edizioni
- Anno di pubblicazione: 2025
Chi scrive non ricorda la quantità di libri e romanzi incentrati solamente sulla madre; nonna, zia, cognata, come se il mondo maschile non fosse più adatto a essere rappresentato. E quindi la figura dello zio, del padre e del figlio restano indietro, come figure arrugginite; nella letteratura, il patriarcato ha avuto un scossone non da poco oppure, senza infilarsi in pensieri contorti, le donne che scrivono e riescono a pubblicare sono la maggioranza. Ecco fatto. In questo dialogo tra zia e nipote, chiamate semplicemente piccola e grande, dal titolo Ma l’amore no, scritto da Laura De Luca (Graphe.it edizioni, 2025), sembra di assistere a un kammerspiel, un dramma da camera. La Piccola rinfaccia la Grande perché ha sempre parlato poco della sua mamma, un donna complicata, elegante e bella che divenne irresistibile durante il secondo conflitto bellico, dove a comandare erano gli uomini.
Le donne nel periodo di Mussolini e del fascismo, anche se lavoravano fuori casa, mettevano sulla carta d’identità casalinga", non potevano votare, dovevano portare rispetto al marito e al padre. Le donne non sposate, le zitelle, facevano i mestieri domestici in famiglia e fuori.
La Piccola si ricorda di una delle due nonne, Zelinda, personaggio strano e bizzarro, che insegnò alla figlia morta a cucinare per la famiglia, mentre l’eleganza materna proveniva dal fatto che fosse una sarta provetta, che realizzava bellissimi vestiti sartoriali. La De Luca, se non dà nomi ai due personaggi principali, non dimentica una strada romana, un quartiere, una Roma durante il boom economico ancora bella, ma già troppo numerosa per residenti e turisti, con i clacson delle macchine e i fumi dell’autobus, ma sicuramente non l’inferno che è oggi.
C’è una zia Elena che, non potendo avere figli, si prese la madre della Piccola, ma la detestava perché inoculava a una bambina che stava diventando un’adolescente la sua infelicità, al che la zia risponde in modo commovente cosa produsse la depressione di zia Elena:
Mamma aveva quel Vuoto... e il Vuoto ti addomestica, ti fa assopire. Ecco lei era come assopita. Tutta la vita. Una parte di lei era come assente, si ritirava dal mondo, si rifugiava non so dove. Così è finita, infatti : appartata e assente, espatriata.
Poi la Piccola si ricorda anche del padre, che giocava con lei, le voleva molto bene, eppure con mezzo occhio guardava la madre, di cui da piccoli si vuole sapere tutto. Non si sa se le madri italiane siano così attaccate ai figli, soprattutto ai figli maschi, o è una cosa universale o anche solo europea. Un libro che sulle tavole di un teatro avrebbe gli argomenti giusti, o solo la lettura. In ognuno c’è una madre, maschi e femmine, ed è ancora una figura importantissima, con buona pace di AI e algoritmi. Libro struggente e malinconico.

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