Le piccole volpi del deserto di Rossella Gazzelloni

Le piccole volpi del deserto di Rossella Gazzelloni (Haiku, 2019) è un racconto crudo e amaro di una realtà tanto difficile quanto purtroppo possibile.
Siamo a Ostia, e il giovane Marco, appena adolescente, ha già iniziato a frequentare compagnie poco raccomandabili. Imprigionato in una vita triste, che non gli piace, decide di rivolgersi a Damiani, un pezzo grosso della criminalità organizzata, chiedendogli di affidargli qualche compito. È così che Marco inizia a spacciare, dapprima droghe leggere, per poi passare a sostanze più pesanti.

Cominciano così lunghe giornate passate al parco a cercare acquirenti, inizialmente ragazzini piccoli, addirittura bambini, a cui vendere le droghe meno pericolose, poi, quando si fa buio, arrivano i ragazzi più grandi di lui, in cerca di sostanze che possano sballarli in un attimo.

La droga non perdona, e neanche certi giri di persone poco raccomandabili. Lo impara presto Marco, che a sua volta prende a fumare sempre più spesso, a far uso di sostanze sempre più forti, fino a diventare dipendente dall’eroina.
Oltre alla droga, l’altro polo a cui ruota intorno la storia è il sesso. Questo, infatti, la fa da padrone in quasi tutte le relazioni che i protagonisti intrecciano all’interno del libro: un sesso brutale, animalesco, spesso violento e anche non consensuale.

In queste pagine scorrono vite portate agli estremi, si arriva sul baratro dell’umanità e si vede il fondo: un fondo buio, sporco, che sa di marciume e corruzione. Qui l’infanzia non esiste, è qualcosa che viene spazzato via troppo presto, resta solo un arido deserto in cui le piccole volpi devono imparare a cavarsela da sole. La violenza è all’ordine del giorno e non guarda in faccia a nessuno: si salvano solo i familiari più stretti o coloro che si guadagnano il privilegio di far parte della “famiglia”, sempre che, beninteso, non le rechino disonore.

“Marco restò seduto sulla tazza, riflettendo su quello che era appena successo e su quello che sarebbe potuto succedere. Rifletteva sul sogno di lavorare per uno come Damiani. Lo spaccio, i furti e forse in là anche roba più grossa. Un vero sogno. Una vita al massimo”.