La torre
- Autore: Bae Myung-Hoon
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Add editore
- Anno di pubblicazione: 2022
L’immagine è affascinante, si presta a parasignificati biblici e letterari: un edificio altissimo, 674 piani funzionanti secondo i caratteri addomesticanti-produttivi degli stati turbo-capitalisti. Beanstalk è insomma un grattacielo-nazione, una nazione finto dorata da cui è raro si possa uscire. Occorrerebbe in primo luogo superare i controlli alle frontiere poste tra il ventiduesimo e venticinquesimo piano; vincere la paura di avventurarsi fino al pianoterra (suolofobia); infine, acclarato il grado di alienazione raggiunto dall’ex sapiens-sapiens, chi mai rinuncerebbe agli status quo garantiti dal Sistema? Lo stato sovrano della Torre Beanstalk è di fatto un eden tecnocratico dove l’iper produttivismo è il metro di misura per separare i vincenti dai perdenti sociali. La guerra combattuta da anni con gli stati confinanti, le azioni repressive con cui è tenuto a bada il dissenso, e l’organizzazione terroristica denominata Cosmomafia, non sono che blande (?) incidenze nell’avveniristico empireo artificiale di Beanstalk, altro che la nuova Torre di Babele che descrive qualcuno…
Accrescendo esponenzialmente l’input contestuale del Condominium di James Ballard, il futuribile grattacielo-Stato di Bae Myung-Hoon ne La torre (add editore, 2022, trad. L. Iovenitti) rappresenta dunque il motore immobile e il collante narrativo dei racconti (sei) di cui si compone il volume. Ciascun racconto un modello rappresentativo delle dinamiche — ontologiche e di potere — che si sviluppano all’interno dell’edificio simbolo neoliberista.
Pure se alimentata da ironia, la parabola che ne scaturisce è perturbante: un riuscito esempio di fantascienza sociale di marca sudcoreana, che ha suscitato interesse sin dal suo primo apparire.
Mi sono segnato tre passaggi da tre diversi racconti, emblematici dei meccanismi, persino linguistici, attraverso i quali il Capitale ingerisce sulla vita dei cittadini:
“La magia per cui non servono istruzioni dall’alto: qualcuno eliminerà il nemico politico e imbavaglierà le voci critiche come omaggio spontaneo. La misteriosa autorità in base alla quale chi governa può dire la prima cosa che gli passa per la testa, tanto gli organi di governo la giustificheranno e la razionalizzeranno di propria iniziativa” (pag. 37)
“Byeong-soo aveva trentaquattro anni ed era un semplice impiegato […]. Era un nativo. E amava la Beanstalk con tutto il cuore. Perciò la metafora della Torre di Babele non gli andava assolutamente giù. Non poteva negare che fosse una sorta di luogo simbolo del capitalismo contemporaneo […] ma di qui a dipingerla come un antro infernale, ce ne passava!” (pag. 73)
“Da noi, persino gli addetti alle manovre di carico e scarico non si autodefiniscono “lavoratori” ma “soci”. La parola “operaio” è stata proprio abolita”. (pag. 102)
L’aspetto che più sgomenta delle relazioni (alienanti/alienate) sviluppate all’interno della Torre è il grado di accettazione con cui il cittadino aderisce sua sponte alle disposizioni dei Poteri Invisibili. Quasi che al di fuori del Sistema-Torre nessuna alternativa fosse resa possibile. Finanche nei suoi aspetti più irrazionali, la Torre è infatti accettata dai suoi abitanti-lavoratori come il Migliore dei mondi possibili, in quanto realtà esclusiva, monadica, sacrale, da amare per atto di fede. Nulla può esistere altro che il Capitalismo, e non soltanto nello scenario geopolitico proposto dalla Torre, in quanto essa è lo specchio ipertrofico della sudditanza sociale contemporanea.
Il focus attraverso cui Bae Myung-Hoon inquadra i racconti è iperrealista, a partire dai titoli: L’epifania dei tre ricercatori (con e senza cane) (un gruppo di studiosi scopre che un cane è una delle personalità più influenti dello Stato). Ode alla natura. Mancata consegna nel Taklamakan. Le esercitazioni degli ascensori (un operaio del Sindacato Lavoratori Trasporti Orizzontali viene assegnato alla Sorveglianza, responsabile delle esercitazioni degli ascensori volte a sventare attentati). Il Buddha in piazza (un uomo è costretto ad addestrare un mite elefante ad azioni anti-sommossa). Perfettamente conforme.
La satira e la denuncia sociali colgono parimenti nel segno, e il tratto narrativo — lineare, seppure con accensioni visionarie — di Bae Myung-Hoon è ottimamente restituito dalla traduzione di Lia Iovenitti.
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