La prosa dell’Umanesimo
- Autore: Francesco Tateo
L’efficace e ineccepibile ricostruzione del panorama della storia culturale e letteraria italiana del secolo XV, contrassegnato dalla fiorente stagione umanistica della ‘prosa degli Umanisti’, è esplorato nel volume La prosa dell’Umanesimo, nella collana «Cento libri per Mille anni» dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, brillantemente introdotto e curato da Francesco Tateo e, per quanto riguarda l’edizione, con introduzione e note al testo, dell’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, dall’efficace lettura di Isabella Nuovo. Tateo, anche attraverso aggiornati e nutriti profili bio-bibliografici su generi e autori, dà rilievo al fatto che il secolo senza poesia, pur nella prospettiva di una progettazione umanistica in senso colto della scrittura e della comunicazione, potenziando i caratteri propri della creazione poetica e gettando le basi di una tanto vigorosa quanto prolungata «riflessione sul compito specifico del poeta e lo studio scientifico della versificazione», fa equivalere quel momento fondamentale della storia culturale italiana con il secolo della ‘prosa degli Umanisti’. «Alla prosa infatti – rimarca giustamente Tateo – si riferiva principalmente la nuova arte del dire, la rinnovata retorica, ovviamente comprensiva della poesia, ma sviluppatasi fino a relegare talora quest’ultima ad una variante meramente formale dell’eloquenza». Non poteva mancare, a questo punto, un inarcamento verso il cruciale problema della retorica, la cui parabola culturale si accresce dal più vasto orizzonte della cultura antica sino al basso Medioevo, scompaginando i centri della formazione intellettuale dal XIII al XVI secolo laddove aveva accreditato una sicura eccellenza tanto in ambito laico e, dunque, accademico, quanto in quello monastico per ottemperare alle specifiche occorrenze della cancelleria laica ed ecclesiastica e della formazione sul piano moraleggiante civile e religioso. Gli umanisti, sulla scorta dell’incentivo classicistico derivato dall’opera di Petrarca e Boccaccio, bendisposti a «trasformare la ‘biblioteca’ dell’intellettuale laico riempiendola in prevalenza di libri di storia, di poesia, di riflessione morale e civile», realizzano una straordinaria vicinanza non solo retorico-stilistica, ma anche spirituale agli auctores. È principalmente questo l’elemento di rottura tra gli umanisti e gli scrittori medioevali, i quali, pur di non mettere in discussione gli scritti sacri, preferirono reinterpretare il ‘modello’ in senso cristiano, privandosi in questo modo della possibilità di riviverne ed esaltarne la personalità e le prerogative individuali nella loro globalità. Difatti, la riflessione di quegli auctores che la cultura umanistica permetteva di leggere secondo un’ottica nuova viene penetrata a fondo e rigenerata nel senso di una rinnovata e spumeggiante fisionomia della cultura, dell’intellettuale e delle istituzioni cortigiane e cittadine. La prima sezione del volume procede dall’analisi delle «forme dell’interpretazione». L’attenta disamina di Tateo, contraddistinta da un approccio ai testi secondo un criterio interpretativo interdisciplinare, metodologicamente orientata ad evidenziare l’eterogeneità tematica della tradizione letteraria e la vasta gamma delle poliedriche compagini stilistiche adottate, prosegue sulle «forme della comunicazione». La terza sezione della pubblicazione affronta il problema della tradizione retorica degli antichi e della congruenza fra storia e fabula, che specie in età umanistica «adottano l’oratoria come complemento della narrazione e — ora più ora meno esplicitamente dichiarato — perseguono il fine encomiastico che può incontrarsi con l’altro, meno compromesso con l’ufficio cortigiano, dell’esortazione morale attraverso la mitizzazione dei modelli propria della biografia». A questa sezione appartiene la narrazione dell’Hypnerotomachia Poliphili. L’introduzione della Nuovo mira ad evidenziare come il ‘polimorfismo’ diventi la peculiarità imprescindibile di questo testo, che nella sua dimensione strutturale e nella sua programmatica ‘galleria’ tematica e stilistico-formale suggella la felice parabola culturale della ‘prosa dell’Umanesimo’.
La prosa dell'Umanesimo
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