Pablo Neruda morì nella clinica Santa Maria di Santiago del Cile il 23 settembre 1973. Era ricoverato da giorni, ma a stroncare il suo gracile fisico minato dalla malattia non fu una morte naturale.
Il referto ufficiale comunicava tre motivazioni che avrebbero causato il decesso del poeta Premio Nobel: cancro alla prostata, arresto cardiaco e cacchesia (generale indebolimento dell’organismo, Ndr). Quando fu rilasciato il certificato di morte misteriosamente le cartelle cliniche di Neruda sparirono, così come ogni referto scritto dai medici che lo avevano in cura.
Un mistero insoluto? In verità no.
Il giallo della morte di Pablo Neruda
I giorni che seguirono la morte di Neruda furono tumultuosi. La vedova di Neruda, la terza moglie Matilde Urrutia, era inconsolabile e continuava a strillare che il marito era stato ucciso da una “iniezione letale alla pancia”.
Il peggioramento delle condizioni del poeta era stato infatti repentino: era avvenuto durante la notte, subito dopo l’ingresso di un membro del personale medico nella stanza. La tesi di Matilde Urrutia fu sostenuta anche da un’infermiera che disse di aver udito del trambusto nel corridoio della clinica e di aver assistito a una strana conversazione.
L’autista personale di Neruda Manuel Araya in seguito affermò, senza usare mezzi termini, che il poeta era stato ucciso per volontà del generale Pinochet, salito al potere appena dodici giorni prima con un sanguinoso colpo di Stato.
Stando alle parole di Araya, il decesso di Neruda era avvenuto proprio alla vigilia della partenza per il Messico dove il poeta intendeva esiliarsi per sottrarsi ai cupi risvolti politici causati dall’assassinio di Salvador Allende.
La vicinanza tra i due eventi: la presa del potere da parte di Pinochet e la morte di Neruda, che di quest’ultimo era il più fermo oppositore, fa riflettere.
All’epoca tuttavia il caso fu chiuso senza troppi preamboli.
Sarebbe stato riaperto soltanto quarant’anni dopo, nel 2013, per espressa richiesta degli eredi del poeta cileno.
Qual è la verità sulla morte di Pablo Neruda? Il poeta premio Nobel morì per cause naturali, oppure fu vittima di un complotto politico?
Cerchiamo di fare chiarezza su questo giallo che ha attraversato un’epoca giungendo sino ai giorni nostri come un “cold case” che apre interrogativi inquietanti.
Il caso giudiziario sulla morte di Neruda
Nel 2013, quarant’anni dopo il decesso del poeta, la salma di Neruda fu riesumata per espressa richiesta degli eredi che volevano fare chiarezza sulle circostanze di quella morte misteriosa. Gli esami effettuati sui resti tuttavia, a una prima analisi, smentirono l’ipotesi dell’omicidio e affermarono che Neruda fu ucciso dal tumore alla prostata ormai giunto in stato avanzato.
I familiari tuttavia non si arresero e chiesero una nuova apertura delle indagini, che infatti puntualmente avvenne. A occuparsi del caso fu l’avvocato Rodolfo Reyes, nipote di Neruda, che non si diede mai per vinto e aprì la pista dell’inchiesta giudiziaria.
L’inchiesta finale sulla morte di Pablo Neruda
Nel mese di maggio del 2015 avvenne una svolta inaspettata nelle indagini sulla morte di Pablo Neruda. Un team di scienziati spagnoli, capitanato dal patologo Aurelio Luna, annunciò di aver trovato una proteina anomala nei resti ossei del poeta. Nello specifico, gli esperti parlarono di:
“Una tossina che potrebbe averne causato la morte”.
Quarantadue anni dopo il grido disperato di donna Matilde Urrutia, impazzita dal dolore, trovava dunque riscontro: non era un delirio, non era il vaneggiamento irreale causato dallo shock del lutto, le parole della vedova dicevano qualcosa di molto vicino al vero.
Matilde, nel lontano 1973, aveva dichiarato che il marito era molto inquieto perché un medico era entrato improvvisamente nella sua stanza mentre dormiva per somministrargli un’iniezione all’addome.
Nessuno diede troppa importanza alla testimonianza di Matilde Urrutia; fu consegnato alla vedova il certificato ufficiale di morte - in seguito rivelatosi falso - e la salma di Neruda fu tumulata in fretta e furia.
Nel 2017 un documento redatto ufficialmente da sedici esperti affermava, nero su bianco, che la morte di Pablo Neruda non fu provocata da un tumore. Il poeta premio Nobel non morì di cancro, ma in seguito a un avvelenamento.
Secondo quanto si legge nel referto medico-legale:
Risulta chiaramente possibile e altamente probabile l’intervento di terzi.
Si conclude affermando che al paziente
Fu applicata un’iniezione o gli fu somministrato qualcosa per via orale che ha fatto precipitare la sua prognosi in appena sei ore.
Un giallo che ha attraversato oltre quarant’anni di storia, ma non è rimasto insoluto: oggi gli esperti stanno indagando su una possibile arma biologica come causa scatenante della morte di Neruda. Il patologo Aurelio Luna non ha dichiarato ufficialmente che Neruda è stato assassinato, ma ha avallato alcune ipotesi su un possibile batterio killer, lo Staphylococcus aureus, che attualmente sono in corso di verifica.
La morte di Pablo Neruda in una poesia
Giustizia è stata fatta. Ora possiamo dire che Pablo Neruda vive, poiché il poeta nella sua celebre poesia intitolata La morte parlava proprio di rinascita:
Sono rinato molte volte, dal fondo
di stelle rovinate, ricostruendo il filo
delle eternità che popolai con le mie mani,
e ora vado a morire, senza nient’ altro, con la terra
sopra il mio corpo, destinato a essere terra.
(...)
Voglio stare nella morte insieme ai poveri
che non ebbero tempo di studiarla,
mentre li bastonavano quelli che hanno
un cielo suddiviso e su misura.
Ho la mia morte pronta, come un vestito
che mi aspetta, del colore che amo,
dell’estensione che cercai inutilmente,
della profondità che necessito.
E Neruda infatti continua a rinascere, ogni giorno, attraverso la forza ineffabile dei suoi versi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La misteriosa morte di Pablo Neruda
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