La Società dei Profeti di Lorenzo Baravalle

Tre scienziati, tre visioni del mondo differenti, tre modi distinti di entrare in contatto con la propria epoca. Enrico Fermi, Edoardo Amaldi e Klaus Fuchs non condividono soltanto la professione, ma il destino di essere catapultati, ciascuno seguendo rotte impreviste e imprevedibili, al centro di una delle più drammatiche e decisive vicende del secolo scorso: la creazione della bomba atomica. Lorenzo Baravalle in La Società dei Profeti. Storia di chi costruì la bomba, di chi la rubò e di chi la rifiutò (Mondadori, 2025) si accinge a narrarci uno dei capitoli maggiormente dolorosi del Novecento.

Sicuramente il più noto è Enrico Fermi, che incarna il paradigma del genio precoce. Innovativo e perennemente in movimento, capace di trasformare un’innata passione per la sperimentazione in risultati tangibili e rivoluzionari. Il soprannome che si porta appresso, “Il Papa”, gli conferisce un’aura di rispetto, che insieme a un’immensa determinazione lo condurrà a essere il cardine del progetto Manhattan. Inevitabilmente il suo nome rimarrà legato all’idea di un progresso scientifico che si fa strumento di morte e distruzione.
Differente la traiettoria di Edoardo Amaldi, classe 1908, brillante fisico che entrerà a far parte della cerchia ristretta di Fermi, il celeberrimo gruppo dei “ragazzi di via Panisperna”, divenendo un membro di spicco. Sicuramente meno noto al grande pubblico, ma non per questo marginale e meno decisivo. Una vita che testimonia la possibilità di poter percorrere un’altra via in questa funesta storia: l’impegno nella ricerca e la scelta deliberata di orientarla verso valori più alti e durevoli ne faranno il promotore di incredibili successi, sempre nella direzione della promozione della pace. Amaldi è l’emblematica figura dello scienziato che fugge dalle luci della ribalta, convinto che il rigore intellettuale debba essere messo al servizio del bene comune.
A chiudere la cerchia dei protagonisti del romanzo è Klaus Fuchs, che rappresenta la contraddizione estrema. Scienziato tedesco, dal carattere taciturno e inquieto, profondamente riservato, diverrà una spia dell’Unione Sovietica. Scisso tra dedizione alla fisica e fedeltà agli ideali di stampo comunista, metterà in luce la fragilità del confine che intercorre tra progresso e responsabilità politica.

Baravalle ci restituisce un quadro intensamente complesso, senza scivolare in giudizi di intenti morali. Uno storytelling accurato, sorretto da un impianto che potrebbe definirsi romanzesco, mostra il lato oscuro della vita di scienziati segnati da tensioni morali, ardue scelte personali e dilanianti conflitti interiori. Un monito a ricordare che la via della conoscenza non procede mai per linee rette, ma percorre sentieri accidentati, dove grandiosità e responsabilità, idealismo e compromesso, sono le facce della medesima medaglia.