L’ultimo segreto dei templari di Eric Giacometti, Jacques Ravenne

Templari e massoni: uno scontro di potere tra Terrasanta medievale ed Europa contemporanea

Terrasanta, 1232. Con quel volto spigoloso in contrasto con gli occhi d’angelo, il legato pontificio a Gerusalemme non sembrava un prelato ed era molto più accorto degli altri inviati da Roma. La gente lo chiamava La Volpe: inflessibile, impenetrabile, imprevedibile. Da parte sua, trovava tutto insopportabile, in particolare i Templari: più che di spade, alla Chiesa servirebbero preghiere. Intanto, “quelli” si confermavano indispensabili in Palestina, imponendo protezione armata ai pellegrini in cambio di denaro. Re e imperatori passavano, i papi cambiavano, i cavalieri del Tempio restavano. E si arricchivano.

Parigi, 2012. Sono trascorsi dieci mesi da quando il tesoro templare è stato scoperto nella basilica del Sacro Cuore. Francia e Vaticano hanno deciso di spartirsi l’enorme patrimonio. Sono in corso lavori nell’antica chiesa, ma il parroco, padre Roudil, vi è ritrovato assassinato. Per l’indagine sul caso, le massime autorità di Francia vogliono in azione il commissario Antoine Marcas, sbirro, massone e fiero di esserlo.

“L’ultimo segreto dei templari” (Newton Compton, 320 pagine 9,90 euro) comincia da questi due momenti, separati da quasi 800 anni. È il seguito de “Il settimo templare”, pubblicato dalla casa editrice romana nel giugno 2013 e concluso proprio con la scoperta della fortuna nel tempio cristiano sopra Montmartre. Anche il secondo è un thriller storico esoterico, sempre a firma del giornalista Eric Giacometti e del Maestro del rito massonico francese che si nasconde dietro lo pseudonimo Jacques Ravenne.

Alla fine della trama precedente, il bruno, sarcastico, testardo commissario era tra le braccia di Gabrielle. Nella nuova, sono in Florida, una vacanza spensierata – a parte qualche cocktail di troppo e la gelosia per un ex, un tale Ponk - quando Antoine è richiamato in terra francese, in gran fretta, con tanto di jet inviato dal Consolato. Ferie rovinate. E dire che la douce France dovrebbe essere in debito con lui: ha scoperto un tesoro.
Palestina medievale, Francia contemporanea e un po’ d’Inghilterra: i capitoli vanno a rimbalzo da un’epoca all’altra e tre le due sponde della Manica. Una cadenza serrata di eventi distanti secoli o poche centinaia di chilometri.

Oxford, oggi: lord Fainsworth si sostituisce con la forza al moderato Venerabile. Ora è lui il Gran Maestro del Tempio Nero. È il momento di passare dalle parole all’azione, ha dalla sua la risoluzione adottata dall’assemblea, sia pure per un solo voto.
A Parigi, sempre oggi, il commissario Marcas ispeziona il sotterraneo dove è morto il parroco e scopre un doppio fondo violato del sepolcro sotto il monolito. Dopotutto, si sapeva: la verità giace in fondo alla tomba. Qualcuno ha ignorato oro e preziosi, ma non è andato via a mani vuote. Tre persone, tra loro una donna.
Terrasanta, 1232. Mentre i cristiani si dividono, i musulmani si riorganizzano per cacciare gli infedeli dal Medio Oriente.

Inghilterra, oggi. Dalle viscere delle basilica parigina è stato prelevato un teschio, ora nelle mani di Fainsworth, con una misteriosa incisione a caratteri sconosciuti. Lo scheletro è una fonte di energia prodigiosa, come una barra di uranio in una centrale nucleare. Al lord brillano gli occhi: non importa da dove arrivi, cambierà il destino dell’umanità.

Francia, oggi. Qualcosa non torna nel tesoro dei Templari. Si direbbe che diffonda un che di negativo. Più prosaicamente: porta sfortuna. Un emissario vaticano lo rivela riservatamente a Marcas.
Altra scoperta: è in azione una loggia templare occulta, antagonista di quelle massoniche. Antoine dovrà spostarsi a Londra e incontrando i confratelli si convincerà dell’esistenza di una ricchezza spirituale più che materiale. Il segreto risiede in un antico reperto templare, il cui immenso potere mette in pericolo l’Occidente. Libertà e democrazia rischiano di finire sotto il tallone dell’Eletto.
E tutto per una vecchia pietra.