L’uccello dipinto
- Autore: Jerzy Kosinski
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: minimum fax
- Anno di pubblicazione: 2015
“Abitavo nella capanna di Marta, in attesa che da un giorno all’altro, da un momento all’altro, i miei genitori venissero a prendermi”.
Nell’autunno del 1939, nelle prime settimane della II Guerra Mondiale, un bambino ebreo di sei anni, nativo di una grande città dell’Europa orientale, venne mandato dai genitori in un remoto villaggio, perché i suoi genitori erano convinti che fosse il modo migliore per assicurargli la sopravvivenza durante il conflitto. Un uomo che stava per mettersi in viaggio verso est aveva accettato, dietro lauto compenso, di trovare al bambino dei “genitori adottivi provvisori”. A causa dell’attività antinazista svolta dal padre, anche i genitori dovevano nascondersi per evitare i lavori forzati in Germania o la prigionia in un campo di concentramento. Erano questi i pericoli che la coppia voleva risparmiare al figlio, sperando di ritrovarlo sano e salvo alla fine della guerra. Gli avvenimenti, però, avrebbero sconvolto i loro piani.
Il bambino viveva con l’anziana Marta, sempre piegata in avanti e zoppicante, dalla vista debole, che parlava una lingua sconosciuta per il piccolo. Marta spesso “mi carezzava i capelli con quelle mani vecchie e tremanti che tanto somigliavano a rastrelli da giardino”, incoraggiando il ragazzino a giocare nella corte e a fare amicizia con gli animali domestici, galline, pulcini e qualche piccione di passaggio. Un giorno il bambino aveva assistito con sgomento alla repentina uccisione di un piccione da parte di uno sparviero, orribile assaggio di quello che a breve i suoi occhi innocenti avrebbero assistito. Infatti poco tempo dopo Marta si era ammalata di cuore, il bambino sentiva sempre più nostalgia dei suoi genitori, dei suoi vecchi giocattoli, della sua vita di un tempo.
Una mattina, ormai era autunno inoltrato “il vento schiantava i fragili ramoscelli”, il piccolo aveva trovato Marta priva di vita seduta in mezzo alla stanza della capanna. Dopo aver provocato senza volere un incendio nel tentativo di accendere un lume a petrolio, il bambino, debole, infreddolito e affamato, “zoppicando sull’erba ingiallita dell’autunno”, si era diretto “cautamente verso il villaggio lontano”.
L’uccello dipinto (titolo originale The Painted Bird), pubblicato per la prima volta nel 1965, valse a Jerzy Kosinski, vero nome Josef Lewinkopf (Łódź, 14 giugno 1933 – New York, 3 maggio 1991), la fama mondiale. L’autore polacco naturalizzato americano, morto suicida, con il romanzo vincitore del Prix du Meilleur Livre Etranger, che la casa editrice romana riedita con la bella traduzione di Vincenzo Mantovani, racconta la tremenda odissea di un bambino in fuga nell’Europa orientale occupata dalle truppe naziste.
Un piccolo che non ha un nome, chiamato “The Gipsy”, perché simbolo di tutto il male che il mondo dell’infanzia ha dovuto assistere e subire nel corso dei secoli, e che ancora purtroppo subisce, che avrebbe vissuto quattro anni a volte ospitato e a volte cacciato dai contadini locali, etnicamente diversi da lui. Un bambino olivastro dai capelli e dagli occhi scuri che parlava la lingua delle classi colte, incomprensibile per i contadini dalla carnagione chiara, capelli biondi e occhi celesti che vivevano in una delle zone più arretrate e povere dell’Europa orientale.
Questo è il libro più autobiografico di Josef, perché la sua l’infanzia fu simile a quella del protagonista del romanzo, Kosinski descrive la Polonia contadina composta di individui ignoranti, superstiziosi, perversi. A motivo di ciò l’autore di Oltre il giardino (1970) venne accusato dal governo polacco di antinazionalismo. Il testo proibito in Polonia per oltre vent’anni, pubblicato nel 1989 dopo il crollo del regime comunista, diventò immediatamente un bestseller. Avventurosa l’esistenza di Kosinski il quale, dopo essere sbarcato nel 1957 negli USA e prima di ottenere una borsa di studio presso la Columbia University, aveva svolto vari lavori, tra i quali il proiezionista, il giardiniere e il parcheggiatore per un night club.
Nell’Introduzione del volume, l’autore, che nel 1969 ricevette l’American Academy of Arts and Letters Award per la letteratura, scrive che quando aveva iniziato a comporre il romanzo gli era venuta in mente la commedia satirica di Aristofane, Gli uccelli, colpito dall’uso simbolico che aveva permesso al commediografo greco “di occuparsi di fatti e personaggi di attualità senza le restrizioni imposte a chi scrive di storia”. Si spiega così l’esergo di un libro tragicamente attuale.
“E solo Dio, davvero onnipotente, sapeva che erano mammiferi di una specie differente”. Majakowskij.
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