L’Alsìr. Romanzo balneare
- Autore: Iacopo Gardelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Quattro anni di gestazione per un romanzo, altrettante stagioni calde sotto il sole della Riviera e venti estati, nella trama, sulle spiagge della Romagna.
È l’opera prima L’Alsìr. Romanzo balneare, pubblicata da Fernandel (Ravenna, 220 pagine), esordio tutto da seguire per Iacopo Gardelli, nato nel 1990 a Ravenna, dove vive e lavora. Dopo la laurea in filosofia, si è dedicato al teatro, al giornalismo e all’insegnamento. Collabora con quotidiani locali e riviste.
Ha scritto spettacoli e monologhi teatrali.
Da buon romagnolo, ne fa tante quante ne pensa e le fa bene. Se non meglio di altri, certamente in modo originale, che di uguali a Iacopo non c’è n’è in giro.
Prendete il suo modo di scrivere, affollato come i bagni della costa romagnola, frequentati soprattutto da lombardi e bolognesi. Per i due-tre che non lo sapessero, i bagni sono gli stabilimenti balneari in concessione sugli arenili sabbiosi dalla foce del fiume Reno a Gabicce. 91 chilometri, nemmeno 100, premiati con 9 Bandiere Blu, che gratificano quasi tutti i comuni costieri, una decina. Restano fuori dal riconoscimento internazionale solo Rimini e Riccione. Mica male per una balneabilità tanto chiacchierata (solo da chi non conosce la Romagna), invece nessuno si sogna di mettere in discussione la professionalità dell’industria turistica locale, tanto meno può trovare da ridire sulla qualità e cordialità dell’accoglienza. E vorrei vedere: dai romagnoli, “arrivi ospite riparti amico”.
È più di uno slogan, è la sacrosanta verità.
Sold out al bagno Alsìr di Marina di Ravenna e siamo soltanto a luglio, del 1994. In spiaggia sta sciamando un esercito di vacanzieri. Jorio è contrariato dal dovere esporre un foglio bianco con la scritta “Tutto esaurito”. Avverte un misto di sconfitta e di apprensione. Indecifrabile la prima, giustificata la seconda, visto che a quel ritmo ci sarà da “schioppare” per tutto il giorno, tra ombrelloni e bar. Pensare alla cena gli fa venire le gambe molli, mentre le prenotazioni si accumulano a tamburo battente.
Da quando ha preso in gestione l’Alsìr, è la prima volta che fa il pieno in cinque anni. Un bagno modesto, ma gli piace così. Lui e la moglie Vanda aprono e chiudono trenta o quaranta ombrelloni per le solite famiglie e preparano da mangiare. Con un turno al pranzo e due alla cena, tornano a casa stanchi, ma non sfiniti come stavolta. Rilevando la struttura dalla gestione precedente, che l’aveva traghettata dal boom agli anni Ottanta, si era ben reso conto di cosa andasse rifatto e cosa rinnovato, ma i lavori li aveva sempre rinviati, un po’ per risparmiare, un po’ per indolenza. E adesso non ci pensa più.
Jorio e Vanda, ma soprattutto l’Alsìr, sono gli anfitrioni di un romanzo di vita privata e sociale, individuale e nazionale, di persone e di coppie, di formazione, di crescita, di recessione, che copre un ventennio e coinvolge coralmente tante famiglie (la Romagna estiva è familiare per eccellenza), non solo i romagnoli Montanari e i lombardi Malagola.
Quante divagazioni, però. Si diceva dello stile di Gardelli, un periodare svelto - di chi ha piacere a raccontare, che sa tanto e lo vuole comunicare - intercalato anche da espressioni personalissime, di onomatopea dialettale, spesso irresistibili e tutto sommato facili da decifrare. La definisce una “lingua meticcia”, alternativa all’italiano editoriale “standard”, laccato, convenzionale, preferito da altri e praticato il più possibile. Qualche esempio? Se ne incrociano spesso, specialmente quand’è in azione Jorio: schioppare, già incontrato, sta per scoppiare; sgalembro-sbilenco; aggulpata-avvolta; slappare-leccare (il mare slappa lentamente la battigia); gnorgne-chiacchiere e bulirone-calderone, utile a spiegare la radice vernacolare di tante invenzioni lessicali del ravennate Iacopo Gardelli, un mix tra bulirun (caldane) e buliroun (confusione), propri del dialetto romagnolo.
Dedicarsi al lessico allontana però dal cuore del romanzo, la vicenda narrata.
Si comincia con l’incontro tra le famiglie dell’operaio Ivan Montanari e del medico Umberto Malagola, vicini d’ombrellone e lettini, soprattutto le mogli Caterina e Teresa, perché i mariti in spiaggia ci stanno molto meno, presi dal lavoro.
Gruista al porto di Ravenna e comunista di ferro Ivan, cardiologo nel Policlinico di Mantova e colto camice bianco il rotondetto Berto. È stato Jorio a favorire l’incontro estivo delle due famiglie, mettendole affianco, perché l’ex compagno di scuola all’istituto per geometri di Ravenna ha un ragazzino, Guido, della stessa età dell’Alessandro del dottore. Si faranno buona compagnia e i Malagola hanno anche una bambina, Elena.
Come succede a tutti in Riviera, l’amicizia si cementa stagione dopo stagione, estate dopo estate (la distanza per il resto dell’anno non guasta, anzi...). Crescono i tre piccoli, cambia l’Italia: a nemmeno due decenni dalla seconda guerra, si è sviluppata tutta in una volta, come una ragazza che si fa donna. In fretta negli anni Sessanta, poi più lentamente.
Non senza scontare eventi e lasciare tracce, trascorrono vent’anni per due famiglie, quattro genitori diversi per carattere e ceto, tre ex ragazzini/a. Vent’anni anche di politica italiana: si comincia che c’è stata la tempesta perfetta di Mani Pulite, si passa dai governi Berlusconi, si arriva alla crisi economica e finanziaria del 2012.
Tutto in un romanzo che racconta la vita, i sentimenti, le gioie, i successi, i dolori, gli errori di tanti di noi e che piano piano, piano piano, ti prende il cuore.
L’Alsìr: Romanzo balneare
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