

Paesaggi precisi al dettaglio, ritratti incredibilmente somiglianti o riproduzioni di quadri famosi: a vederli sembrano tradizionali opere in bianco e nero. Ma un’osservazione ravvicinata rivela un segreto sorprendente: i quadri sono composti da migliaia di caratteri. Lettere, segni di punteggiatura, numeri disposti in modo da realizzare figure e particolari.
Per crearli basta una comune macchina da scrivere. E una buona dose di talento. A firmarli è James Cook, 27 anni, studi d’architettura, un’omonimia con il celebre esploratore e una carriera affermata nella typewriter art. I ritratti più recenti? Quelli della regina Elisabetta II e di Ernest Hemingway.
James Cook e la collezione di sessanta macchine da scrivere
Tra i tanti artisti che si ispirano alla letteratura, di certo il britannico Cook merita un posto speciale. Almeno per il modo originale in cui usa uno degli strumenti di solito associati alla creatività dei grandi romanzieri del passato. Cook a suo modo scrive storie, solo lo fa per immagini.
Noto sui social, ha tra i suoi affezionati ammiratori celebrità, musicisti e attori. A inizio carriera regala a Tom Hanks, che a sorpresa gli risponde, un ritratto. Ed è un omaggio alla comune passione per le macchine da scrivere. In dieci anni Cook ne colleziona circa una sessantina. La prima la compra da due anziani incontrati per caso dopo una ricerca infruttuosa in un negozio dell’antiquariato, le altre sono in gran parte provento di regali da parte dei suoi ammiratori, desiderosi di assicurare una seconda vita a un oggetto che con l’era del computer ha perso gran parte della sua utilità, ma non il suo fascino.
Disegnare con i caratteri tipografici
Il metodo è semplice solo in apparenza. L’artista inizia a lavorare per strada dove riscuote successo di pubblico e incuriosisce i passanti. Oggi ha uno studio a Londra e miete successi sui social. All’attivo ha oltre 300 opere.
I formati variano da quelle minuscole, grandi quanto una cartolina postale, a dimensioni importanti, ottenute assemblando a caldo più fogli di carta. Per la realizzazione tutto sta nella scelta dei caratteri e nella loro disposizione per formare profili, linee, segni. Molto può anche l’intensità della pressione dei caratteri, che crea effetti di chiaro scuro.
Per le ombre ad esempio predilige la @. Ma i quadri contengono anche dei messaggi in codice, frasi o parole che hanno a che fare con il tema ritratto. Ma la magia, quella vera, sta nella creazione: con la mano sinistra Cook posiziona il foglio e lo sposta per dar vita al disegno, mentre con la destra pigia sui tasti.
Ogni opera conta migliaia di caratteri, ore di lavoro. E nessuna possibilità di errore. Lui descrive i suoi lavori in maniera semplice: un dipinto vale mille parole.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: James Cook, l’artista che dipinge con la macchina da scrivere
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