Io ci sarò di Kyung-sook Shin

Kyung–sook Shin, classe 1963, è la scrittrice coreana più letta nel mondo. Nel 2012 ha vinto un importante premio asiatico Man Asian Literary Prize. Lo stesso anno ha ottenuto il successo internazionale con “Prenditi cura di lei” (Neri Pozza, 2011), romanzo tradotto in tutti i paesi occidentali. Da pochi giorni è ritornata in libreria con “Io ci sarò” (Sellerio, 2014).

Anni ’80 in una Seul in pieno tumulto per le manifestazioni di protesta del movimento studentesco, tre giovani capitanati da un professore universitario si aprono alla vita, condividendo amori, amicizie, lotte e speranze. Spronati dal loro “capitano”, che crede profondamente nella sacralità della vita, i tre, sempre insieme, vanno alla ricerca di risposte concrete, affrontando anni duri e proteggendosi a vicenda. Tutto riemerge otto anni dopo quando la protagonista, l’io narrante della storia, Jeong Yun, una scrittrice, in una mattina innevata di un venerdì riceve una telefonata dal suo ex, diventato un noto fotografo, che le comunica che il professore, ormai molto anziano, è in fin di vita in ospedale da circa tre mesi. In un lungo flashback la protagonista/narratrice rivive il passato giungendo a un’amara conclusione:

“Né io né la società siamo cambiati in meglio, siamo solo diventati più imperfetti in maniera diversa.“

Non è così, di fatto, tra le pagine s’intravede chiaramente che i tre hanno saputo rispondere alla domanda provocatoria posta dal professor Yun nel loro primo incontro:

”A che cosa serve l’arte in tempi come questi?”.

Sono, infatti, riusciti a diventare degli adulti in grado di fare esperienza di quegli anni, di realizzarsi attraverso la creatività, rimanendo insieme e questo lo dimostra appunto la telefonata che fa riaffiorare d’improvviso tutto il loro vissuto, attraverso “le immagini evocate dai ricordi che si intrecciano con le loro vite”.

Narrazione intimistica, dai tratti melanconici, quest’ultima fatica di Kyung–sook Shin è un inno alle relazioni umane, agli incontri karmici che ti segnano la vita.

“Se non li avessi incontrati a quel tempo e in quel luogo, come avrei fatto ad arrivare fino ad oggi?”