Il diavolo nella cattedrale di Frank Schätzing

Dopo il grande successo de Il quinto giorno, pubblicato in Italia nel 2005, la TEA rispolvera il romanzo di esordio di Frank Schätzing, Il diavolo nella cattedrale scritto nel 1995, per renderlo fruibile al pubblico italiano soltanto nel 2006 (ma, d’altronde, Les affaires sont les affaires!!).

Il luogo che fa da teatro all’intera vicenda è Colonia (la città natale dell’autore) proiettata nel 1260 in un’epoca in cui nobiltà, borghesia e clero si avversavano e si alleavano nella continua rincorsa alla supremazia manipolando le sorti della popolazione. Il personaggio principale è Jacop detto “la Volpe”, un povero ladruncolo il cui impiego principale è di escogitare, giorno per giorno, dei modi per placare la fame. Egli casualmente assiste alla morte di Gerhard Morart, il costruttore della nuova cattedrale, ed entra in possesso, suo malgrado, di un terribile segreto: non si è trattato di un incidente ma di un vero e proprio omicidio. Poco prima di morire l’uomo riesce a sussurrare alcune parole all’orecchio di Jacop il quale essendo stato visto dall’assassino diviene oggetto di una feroce persecuzione. Da questo momento inizia tutta una serie di inseguimenti e di agguati molto suggestivi che coinvolge e mette in risalto i personaggi chiave di questo romanzo. Senza dubbio il più affascinante è lo stesso carnefice, Urquhart, freddo implacabile e calcolatore. Sin dalle prime pagine è avvolto da un alone di mistero, nonostante l’enorme mole egli appare come un’ombra silenziosa, leggera come il vento che uccide la sua preda e sparisce senza lasciar traccia di sé, la superstizione e l’ignoranza popolare fanno di lui un essere demoniaco. Soltanto Jaspar, altro personaggio di rilievo della vicenda, con la sua perspicacia ed erudizione riuscirà a sfatare tale credenza e aiuterà il nostro Jacop a scoprire quale misterioso disegno si cela dietro l’omicidio del costruttore: un ambizioso e terribile obiettivo congeniato da una delle più potenti e nobili famiglie della città.

Il romanzo è scritto molto bene, si evince un’accurata ricerca per i dettagli, i dialoghi sono convincenti e i personaggi sono ben caratterizzati, ma questo non basta certo a renderlo scevro da ogni difetto: personalmente l’ho trovato un po’ spigoloso, soprattutto nella parte iniziale, a causa forse di un’eccessiva puntualizzazione dei nomi delle vie della città, che ha rallentato notevolmente il ritmo della lettura. In secondo luogo la storia prende vita molto gradualmente, bisogna arrivare fin quasi alla metà del libro prima di rimanere incollati sulle pagine ma nel frattempo non si rimane annoiati. Una volta finito di leggerlo, si è tentati a paragonarlo al romanzo di Ken Follett, I pilastri della terra. Un consiglio: non indugiate su questa tentazione, siate clementi nei confronti di Schätzing, considerate che è pur sempre un romanzo di esordio. Buona lettura!