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Il Conclave, che a breve eleggerà il nuovo Papa, si annuncia come il più social di sempre. Tra video, fotografie e interviste, impazza il toto cardinale. Ma il soglio pontificio è da secoli al centro dell’attenzione, tra tradizione, mistero e segreti di uno dei riti più antichi e solenni di sempre, capaci di unire sacralità e terreno interesse.
Nei secoli è stato, di volta in volta, al centro di preghiere, previsioni e addirittura scommesse. In letteratura ne racconta, tra gli altri, Stendhal. Da par suo, nelle Passeggiate romane (Feltrinelli, 2019, a cura di Donata Feroldi), narra i 20 mesi trascorsi nella capitale assieme a una compagnia di sette amici. Tra escursioni, opere d’arte e antichità, nel marzo 1829 c’è spazio anche per l’elezione di un Papa: al soglio di Pietro sale Pio VIII. Stendhal racconta quei giorni di attesa tra spiritualità e umanissime debolezze.
Il conclave osservato da Stendhal


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Quella volta le elezioni vanno per le lunghe. E lo scrittore giustifica i tempi, dimostrando di conoscere bene i termini della questione. In fondo, annuncia in apertura dell’opera, è stato sei volte a Roma e questa per lui non è la prima elezione papale. I suoi amici la trovano di grande interesse: proprio come i contemporanei, imparano a riconoscere i cardinali, si informano su ruoli e favoriti. Stendhal dimostra maggiore senso pratico:
Ma anche l’ultimo degli artigiani romani sa benissimo che l’elezione non può avvenire nei primi giorni di conclave, poiché prima è necessario che i partiti riconoscano le proprie forze.
Ogni fatto, anche organizzativo, diventa rituale. L’arrivo del pranzo dei cardinali è addirittura spettacolo. Una processione attraversa lenta tutta la città, con seguito di cortigiani e vetture di gala che accompagnano i panieri di ogni porporato. Grazie all’intercessione di un vescovo, la compagnia di Stendhal può assistere all’ispezione dei pranzi.
Ci hanno introdotto infine in una stanza provvisoria, ricavata a mezzo di un tavolato da un’altra sala più grande: sul tavolato, coperto da tappezzerie, si aprono due ruote. Molti cesti erano già arrivati al palazzo.
Un vescovo ha il compito di controllare le vivande. L’ispezione, che ha lo scopo di evitare eventuali corrispondenze fra il mondo esterno e il conclave, si riduce a un puro gesto formale. L’incaricato studia i piatti o li annusa, se hanno un buon aspetto, per poi passarli alla ruota.
È evidente che ogni piatto potrebbe portare dozzine di biglietti, nascosti dentro ai polli arrosto o ai timballi.
Immaginiamo la sorpresa quando dall’interno della ruota arriva un messaggio:
Abbiamo visto arrivare sulla ruota, dall’interno del conclave, un bigliettino con due numeri, venticinque e diciassette, e con l’ordine di giocarli al lotto.
Evidentemente uno dei cardinali non vuole rinunciare a tentare la sorte. D’altronde dice Stendhal:
Quella per il gioco d’azzardo è una delle maggiori passioni degli italiani.
Le comunicazioni con l’esterno e la Pasqua a rischio
Non è l’unica eccezione alla consegna del silenzio e dell’isolamento registrata dallo scrittore. Niente è più facile per il conclave che comunicare all’esterno.
Di notte si usa lanciare dalle finestre pietre bucate, che contengono bigliettini di carta sottilissima. Piazza Montecavallo e la via di Porta Pia, a fumata avvenuta, sono ormai deserte: però c’è sempre qualcuno che si trova a passarvi proprio quando la pietra vien lanciata.
Però le cose vanno per le lunghe. Troppo per il popolo di Roma. E ancora le umanissime preoccupazioni bussano alla porta del Conclave.
I romani temono che fallisca la settimana santa. Se il Papa non sarà ancora nominato per il giorno 19 aprile prossimo, giorno di Pasqua, non ci sarà settimana santa, e addio affitti esorbitanti!
Nel frattempo i francesi, stanchi del rituale delle due votazioni giornaliere e delle fumate che invariabilmente annunciano la mancata elezione, al Vaticano preferiscono una gita a Tivoli.
I giorni passano. Piove a dirotto il 31 marzo e l’elezione prende tutti di sorpresa. Una folla si raduna sotto l’acquazzone. E, fedele alla consegna, Stendhal rinuncia a un più comodo riparo per restituirci la cronaca della giornata: con l’impazienza della folla che si trasforma in sollievo a nomina avvenuta. Il cardinale Francesco Saverio Castiglioni è Papa con il nome di Pio VIII.
Tutti sembrano soddisfatti: i romani hanno il loro pontefice, i turisti qualcosa da raccontare. C’è anche chi ha motivi di felicità molto concreti: un amico della compagnia che ha partecipato alle scommesse sulla nomina vince mille ghinee!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Conclave raccontato da Stendhal tra sacralità e mistero
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