Harry di Antonio Ferrara

“Harry” (Einaudi Ragazzi, 2016) di Antonio Ferrara è la biografia romanzata di Harry Houdini nato Ehrich Weisz (Budapest, 24 marzo 1874 - Detroit, 31 ottobre 1926), attore statunitense, tra i più famosi illusionisti ed escapologi della storia, reso celebre dalle sue fughe impossibili.

“Da piccolo non riuscivano a tenermi. Mio padre mi correva dietro per tutto il cortile, mia madre m’inseguiva con la scopa in mano e, quando mi beccavano, mi chiudevano sempre nel pollaio. Ma io ogni volta scappavo”.

La famiglia Weisz era arrivata da poco da Budapest, dove il padre Samuel era il rabbino della sinagoga di Appleton nel Wisconsin.

“Eravamo poveri, eravamo felici”.

Il padre di Harry per punirlo lo rinchiudeva nel pollaio e il ragazzino, in solo cinque minuti riusciva a scappare. I suoi cinque fratelli scommettevano le biglie con i loro amici che il fratello riusciva a fuggire nel minor tempo possibile.

“Tanto lo sapevano tutti che avrebbero perso”.

La famiglia si era trasferita a New York e i ragazzi iniziarono a lavorare per contribuire al magro bilancio familiare.

“Presi a lavorare come lustrascarpe e come fattorino”

e a quattordici anni Harry fece il tagliatore di cravatte, dove si divertiva a inventarsi nodi strettissimi.

Il ragazzo e l’amico Jacob avevano messo in piedi uno spettacolo di magia, dove il futuro idolo delle folle si faceva legare le mani e chiudere in un sacco per poi uscirne con le mani libere. Casualmente Harry aveva scoperto di essere capace di aprire addirittura le manette. Al luna Park della Grande Mela il ragazzo studiava i trucchi e i gesti dei maghi per poi provarli a casa.
“Volevo diventare qualcuno” si ripeteva Harry guadagnandosi da vivere facendo il mago e incantando le persone per lavoro. Quindi, Harry e il fratello Theo si misero a girare con i carrozzoni per il New England poi insieme con altri artisti. I Fratelli Houdini, come si facevano chiamare, iniziarono ad avere successo.
In tournée Harry aveva trovato l’amore. Infatti, a soli diciotto anni Houdini si era sposato con la ventenne Bess

“era un incanto vero, una magia”

occhi neri e molto graziosa, anche lei illusionista, la quale divenne la sua assistente di scena per tutto il resto della sua carriera, che avrebbe coperto i primi vent’anni del XX secolo.
Una carriera strepitosa che vide Houdini esibirsi con enorme successo non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa, fino in Russia. I numeri più famosi di Harry erano quelli in cui il grande Houdini era capace di liberarsi da manette, catene, corde e camice di forza spesso penzolando da una corda o immerso nell’acqua sotto gli occhi di un pubblico entusiasta e coinvolto.

Una prosa discorsiva e accattivante compone un sincero ritratto di un uomo che amava il rischio per mettere alla prova se stesso e sentirsi vivo. L’artista, bello come un gladiatore, aveva compreso che “la gente ha bisogno di magie” di cose formidabili in cui credere. Houdini non era un millantatore, “gli impostori non mi andavano giù”, e diceva palesemente che i suoi erano trucchi ai quali per riuscirvi occorreva allenarsi.

“Avevo sempre pensato che la magia uno se la deve cercare dentro tutti i giorni”.