L’inizio del nuovo anno porta con sé progetti e buoni propositi. Tra i tanti un grande classico è la progettazione di un viaggio. Tutti quelli che accarezzano l’idea possono trovare ispirazione in una grande scrittrice che fece dell’esplorazione del mondo uno degli scopi della sua vita. Nelle prime settimane del 1922 Agatha Christie, assieme al primo marito Archie, stava ultimando i preparativi del Grand Tour, come venne chiamato il giro del mondo promozionale in vista della British Empire Exhibition, l’Esposizione dell’Impero Britannico in programma per il 1924.
Il giro del mondo di Agatha Christie
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Possiamo solo immaginare il fervore di bagagli, dettagli organizzativi e burocratici che in quei giorni anima la casa della scrittrice. Prima dell’impresa ci sono cose da fare.
E pregiudizi da superare: Agatha deve affidare la figlia Rosalind di due anni alle cure della sorella e della madre. Una scelta coraggiosa per l’epoca e anche per i giorni nostri che la costringe a fare i conti con il senso di colpa.
Ma la scrittrice trova un’alleata preziosa nella madre che con spirito di preveggenza dichiara al resto della famiglia:
Una donna ha il dovere di stare accanto al proprio marito, o lui si sentirà in diritto di dimenticarla.
Questione chiusa. O quasi. Restano i problemi economici. Partire per un tempo così lungo significa per il marito la perdita del posto di lavoro, che pure non ama. E un futuro insidioso, caratterizzato, al ritorno, da carenza di denaro e insicurezza.
Questa volta la decisione spetta ad Agatha:
Se non si è disposti a rischiare quando si presenta l’opportunità, non vale la pena di vivere.
La partenza è fissata per fine gennaio e la coppia fa ritorno solo 10 mesi e parecchie avventure dopo. Tra le mete raggiunte ci sono Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda, Hawaii e Canada.
Il libro che racconta il Grand Tour di Agatha Christie
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Per fortuna di quel lungo viaggio la futura scrittrice tiene una specie di diario raccolto nel libro The Grand Tour. Around the world with the Queen of Mistery. Letters and photographs from the British Empire Expedition curato dal nipote Mathew Prichard e pubblicato da Harper Collins (2013). In Italia è disponibile nella versione di Mondadori, con il titolo Il giro del mondo (Traduzione di Giulia Failla, 2022).
Le pagine riportano la corrispondenza fittissima con la madre che con il procedere del viaggio viene aggiornata su particolari, difficoltà, incontri. Così ci sono malori, scottature solari, disguidi e fastidi che affliggono ogni viaggiatore e che dovevano essere più evidenti ad inizio secolo. Ma anche prime volte, come il surf: Agatha, pioniera in molte cose, è la prima donna a praticarlo stando in piedi sulla tavola. E poi navi, treni, cammelli, pranzi alle ambasciate, animali selvaggi, e un’incredibile galleria di ritratti e paesaggi.
Tra i tanti la meraviglia di fronte alle Cascate Vittoria, alla Table mountain e al porto di Sidney. Il lettore può avere un’idea di esperienze e compagni di viaggio grazie a ritagli di giornale, cartoline e fotografie scattate dalla stessa Christie.
In Sud Africa le rubano la macchina fotografica ed è costretta a sostituirla, come riferisce il nipote nell’introduzione al libro:
Curiosando nei due album che ci ha lasciato, non ho potuto fare a meno di ammirare la sua costanza: la macchina fotografica non deve mai aver lasciato il suo fianco. Forse è solo frutto della mia fantasia, ma mi ritrovo a pensare che per lei la fotografia fosse come la scrittura, anche se tramite un mezzo diverso: spontanea, diretta, ma con lampi di genio creativo.
La partenza di Agatha Christie per il Grand Tour
Il destino veste i panni del maggiore Belcher, amico di Archie e personaggio originale, con un vero proprio talento per il bluff, come lo descrive Agatha.
Grazie a questa sua dote durante la guerra riesce a farsi assegnare il ruolo di “Ispettore delle Patate”, per sopperire alla cronica carenza dei tuberi durante il conflitto. La scrittrice riporta il dialogo sull’argomento:
“Che cosa ne sapeva lei, di patate?” gli domandai io.
“Assolutamente niente”, mi rispose Belcher.
Ma non potevo mica darlo a vedere. Insomma, si può fare tutto, basta avere un assistente che ne capisca qualcosa, documentarsi un po’, e il gioco è fatto!" Aveva la straordinaria facoltà di fare colpo sugli altri, oltre che grande fiducia nelle proprie capacità organizzative. A volte ci voleva un sacco di tempo perché la gente si accorgesse della confusione che provocava.
Lasciate le patate, quest’uomo singolare ha in programma una missione intorno al mondo. Gli serve un consulente finanziario. E vuole Archie e sua moglie con lui. Agatha ricambia regalandogli un posto nella storia della letteratura. Il Sir Eustace Pedler del romanzo L’uomo vestito di marrone, pubblicato poco dopo il ritorno in patria gli assomiglia.
Finalmente arriva il giorno della partenza. La coppia salpa il 20 gennaio 1922 da Southampton a bordo della Kildonan Castle.
Girare il mondo fu una delle cose più straordinarie che mi siano mai capitate. Ero così emozionata da non riuscire a crederci, e continuavo a ripetermi: "Farò il giro del mondo.
Agatha Christie e il mal di mare
L’inizio, stando al racconto, non è dei più promettenti. Il tempo inclemente ha la meglio.
Per quattro giorni rimasi a letto, in preda al mal di mare, senza riuscire a trattenere niente. Alla fine Archie mi fece visitare dal medico di bordo, che non credo avesse mai preso sul serio il mal di mare. Mi propinò qualcosa che "forse poteva lenire il malessere", disse, ma visto che non faceva in tempo ad arrivare nello stomaco che veniva espulso, non servì a molto. Continuavo a gemere e a sentirmi più di là che di qua, e in effetti dovevo averne tutto l’aspetto: una mia vicina di cabina mi lanciò un’occhiata dalla porta aperta e chiese con grande interesse all’assistente di bordo: "La signora della cabina di fronte è già morta?"
Un’Agatha Christie inedita in veste di viaggiatrice
È un’Agatha Christie inedita quella che emerge da queste pagine. Giovane ed entusiasta e non ancora sfiorata dal dolore di vivere che la colpirà al ritorno in Inghilterra quando in pochi anni dovrà affrontare la perdita della cara madre e il divorzio. Ma anche la creazione di libri indimenticabili che, nati dalle avventure in giro
per il mondo, la consacreranno regina indiscussa del giallo.
Il nipote, nella prefazione racconta quella che per lui rimane “Nima”, dal soprannome con cui la chiamava da bambino:
Era, ho sempre sostenuto, la migliore ascoltatrice che io abbia mai conosciuto. E lo credo ancora, sulla base del nostro rapporto durato venticinque anni. Eppure, leggendo il resoconto del viaggio, intravedo barlumi di un’altra Agatha Christie. … Una giovane di trentadue anni che era davvero sicura di sé, e di suo marito, benché le circostanze fossero in continuo cambiamento e si trovasse in compagnia quasi esclusiva di completi sconosciuti. … E come mi sento? Ancora più orgoglioso di lei.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il giro del mondo di Agatha Christie: il Grand Tour raccontato in un libro
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