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Aforismi e frasi celebri

Frida Kahlo: la struggente lettera d’amore al marito Diego Rivera

Oggi è l'anniversario della morte di Frida Kahlo, pittrice messicana e icona femminile. Per ricordarla, vi proponiamo la struggente lettera d'amore (mai spedita) che scrisse a suo marito Diego Rivera.

Federica Ponza
Federica Ponza Pubblicato il 13-07-2017

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Frida Kahlo: la struggente lettera d'amore al marito Diego Rivera

Frida Kahlo non è famosa solo per la sua arte, ma anche perché la storia della sua vita - fatta di grande sofferenza a causa dell’incidente che la rese disabile, costringendola a 32 operazioni e a diversi mesi a letto - l’ha resa senza dubbio una delle icone femminili più ammirate della nostra epoca.

Nonostante la disabilità, infatti, la pittrice messicana ha sempre dimostrato una grande forza d’animo ed è stata sicuramente una delle più grandi rivoluzionarie della sua epoca.

Tra le altre cose che caratterizzano la vita di Frida Kahlo, c’è la tormentata e passionale storia d’amore con Diego Rivera, pittore anche lui e che diventerà suo marito.

Proprio a lui scrive la struggente lettera d’amore (mai spedita) che vi proponiamo di seguito, in cui si evince allo stesso tempo tutto l’amore e la sofferenza che sa causarle il rapporto con il marito.

Frida Kahlo: la lettera d’amore al marito Diego Rivera

La mia notte è senza luna. La mia notte ha grandi occhi che guardano fissi una luce grigia che filtra dalle finestre.
La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo.
La mia notte è lunga e sembra tesa verso una fine incerta.
La mia notte mi precipita nella tua assenza.

Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore.
La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine.
Cerco un punto di contatto: la tua pelle. Dove sei? Dove sei? Mi giro da tutte le parti, il cuscino umido, la mia guancia vi si appiccica, i capelli bagnati contro le tempie.
Non è possibile che tu non sia qui. La mia mente vaga, i miei pensieri vanno, vengono e si affollano, il mio corpo non può comprendere. Il mio corpo ti vorrebbe. Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità.

La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio.
La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo.
La mia notte mi soffoca per la tua mancanza.
La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce.
Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra.

Il mio corpo non può comprendere.
Ha bisogno di te quanto me, può darsi che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt’uno.
Il mio corpo ha bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita.
La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto, privo della sostanza materiale,
la mia notte mi brucia d’amore.

Sono le quattro e trenta del mattino.

La mia notte mi strema. Sa bene che mi manchi e tutta la sua oscurità non basta a nascondere quest’evidenza che brilla come una lama nel buio, la mia notte vorrebbe avere ali per volare fino a te, avvolgerti nel sonno e ricondurti a me.

Nel sonno mi sentiresti vicina e senza risvegliarti le tue braccia mi stringerebbero.
La mia notte non porta consiglio.
La mia notte pensa a te, come un sogno a occhi aperti.
La mia notte si intristisce e si perde.
La mia notte accentua la mia solitudine, tutte le solitudini. Il suo silenzio ascolta solo le mie voci interiori.
La mia notte è lunga, lunga, lunga.

La mia notte avrebbe paura che il giorno non appaia più ma allo stesso tempo la mia notte teme la sua apparizione, perché il giorno è un giorno artificiale in cui ogni ora vale il doppio e senza di te non è più veramente vissuta.
La mia notte si chiede se il mio giorno somiglia alla mia notte.
Cosa che spiegherebbe la mia notte, perché tempo anche il giorno.
La mia notte ha voglia di vestirmi e di spingermi fuori per andare a cercare il mio uomo.

Ma la mia notte sa che ciò che chiamano follia, da ogni ordine, semina disordine, è proibito. La mia notte si chiede cosa non sia proibito. Non è proibito fare corpo con lei, questo, lo sa, ma si irrita nel vedere una carne fare corpo con lei sul filo della disperazione. Una carne non è fatta per sposare il nulla. La mia notte ti ama fin nel suo intimo, e risuona anche del mio. La mia notte si nutre di echi immaginari. Essa, può farlo. Io, fallisco.

La mia notte mi osserva, il suo sguardo è liscio e si insinua in ogni cosa.
La mia notte vorrebbe che tu fossi qui per insinuarsi anche dentro di te con tenerezza.
La mia notte ti aspetta, il mio corpo ti attende.
La mia notte vorrebbe che tu riposassi nell’incavo della mia spalla e che io riposassi nell’incavo della tua.
La mia notte vorrebbe essere spettatrice del mio e del tuo godimento, vederti e vedermi fremere di piacere.
La mia notte vorrebbe vedere i nostri sguardi e avere i nostri sguardi pieni di desiderio.
La mia notte vorrebbe tenere fra le mani ogni spasmo.
La mia notte diventerebbe dolce.
La mia notte si lamenta in silenzio della sua solitudine al ricordo di te.
La mia notte è lunga, lunga, lunga.

Perde la testa ma non può allontanare la tua immagine da me, non può dissipare il mio desiderio.
Sta morendo perché non sei qui e mi uccide.
La mia notte ti cerca continuamente, il mio corpo non riesce a concepire che qualche strada o una qualsiasi geografia ci separi.
Il mio corpo diventa pazzo di dolore di non poter riconoscere nel cuore della notte la tua figura o la tua ombra.

Il mio corpo vorrebbe abbracciarti nel sonno, il mio corpo vorrebbe dormire in piena notte e in quelle tenebre essere risvegliato al tuo abbraccio.
La mia notte urla e si strappa i veli, la mia notte si scontra con il proprio silenzio, ma il tuo corpo resta introvabile.
Mi manchi tanto, tanto. Le tue parole, il tuo colore.
Fra poco si leverà il sole.

Città del Messico 12 settembre 1939

Frida Kahlo: il rapporto con Diego Rivera

La storia d’amore tra Frida e Diego è forse una delle più intense e tormentate di sempre.

Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l’altro fu Diego

così parla Frida Kahlo quando racconta la storia tra lei e suo marito. Se da una parte è cosciente di amarlo alla follia, dall’altra sa che il loro rapporto è in qualche modo tossico, visti i tanti tradimenti del marito che porteranno la stessa Frida ad avere diversi amanti.

Insomma, il loro è proprio uno di quegli amori intensi e distruttivi allo stesso tempo: Frida lo sa e soffre spesso per il loro rapporto, ma l’amore che prova per Diego Rivera è talmente grande da tenerli comunque uniti. E infatti la pittrice messicana scrive:

Al fondo tu e io ci amiamo profondamente e per questo siamo in grado di sopportare innumerevoli avventure, colpi alle porte, imprecazioni, insulti, reclami internazionali – eppure ci ameremo sempre…

Frida è dotata di una grandissima sensibilità che ritroviamo nella sua arte, ma anche nelle parole delle sue lettere e delle sue poesie, come si può capire facilmente leggendo quella che ha scritto a suo marito Diego.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Frida Kahlo: la struggente lettera d’amore al marito Diego Rivera

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