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Storia della letteratura

Il Faust di Goethe: l’attualità di un’opera simbolo

Nel giorno dell'anniversario della morte di Johann Wolfgang von Goethe vi proponiamo l'analisi della sua opera più citata e discussa “Il Faust” (1808). Cosa rende ancora questo mito così contemporaneo? Analizziamone trama e temi.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 22-03-2023
Il Faust di Goethe: l'attualità di un'opera simbolo

Nel giorno dell’anniversario della morte di Johann Wolfgang von Goethe approfondiamo la sua opera più celebre e controversa, Il Faust, il dramma in versi pubblicato per la prima volta nel 1808.
La scrittura del Faust impegnò Goethe per più di sessant’anni, dal 1772 al 1832, infatti l’autore continuò a rivedere il testo e ad arricchirlo anche dopo la sua pubblicazione: il risultato di questa impresa letteraria fu un’opera monumentale di 12.111 versi.

Il dramma di Goethe è ancora oggi citato di frequente, anche al di fuori dell’ambito prettamente letterario e teatrale. Ha dato origine persino a un aggettivo di uso ricorrente nella lingua: faustiano. Ma ora vi chiederete: cosa rende quest’opera così moderna? Perché tutti citano il Faust di Goethe pur non avendolo letto? Perché siamo così bramosi di definire un comportamento “faustiano”?

Addentriamoci nell’analisi dei temi e della trama dell’opera scoprendo cosa la rende così contemporanea, nonostante siano passati due secoli dalla sua prima pubblicazione.

Perché Il Faust di Goethe è così attuale?

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La verità è che nel suo Dottor Faust lo scrittore tedesco è riuscito a racchiudere l’emblema dell’anima moderna. A differenza del mito classico del Faust, tramandato dalla tradizione orale e drammaturgica, il protagonista di Goethe non sigla un patto con il Diavolo (Mefistofele), ma accetta di partecipare a una vera e propria “scommessa”. Certo, il diavolo lo tenta, ma è l’eminente dottore, dall’alto della sua cultura, a sfidarlo: “E che vuoi darmi tu, povero diavolo?”.
Faust l’incarnazione dell’uomo moderno, per cui il demonio non rappresenta più la tentazione o il peccato, ma soltanto il Male necessariamente presente nella vita.
In questa nuova visione l’uomo non teme il diavolo, ma acconsente a stare al suo gioco pur di sperimentare un poco di “leggerezza e libertà della vita”; è talmente sopraffatto dal peso dell’esistenza da decidersi a vendere l’anima al diavolo in cambio di un attimo, un solo attimo, di eternità. Prima di accordarsi con il Diavolo, Faust è sul punto di suicidarsi: annoiato dal mondo e dalla vita, stanco di arricchirsi con un sapere inutile perché in realtà “nulla ci è dato sapere”, non crede più nella possibilità della conoscenza e del progresso umano. Sta per portare alle labbra una coppa di veleno, ma desiste quando ode le campane della Chiesa che gli ricordano la sua educazione cattolica e il presagio della dannazione eterna.

Il dottore continua quindi le sue meditazioni leggendo libri, i vangeli e opere di filosofia, giunge alla conclusione che il principio fondante della Realtà non sia la Parola, ma l’Atto. Dopo questa meditazione fa la sua comparsa il Diavolo, Mefistofele, travestito da chierico vagante. Il demonio si presenta al dottore con un’espressione curiosa:

Sono una parte di quella forza che desidera eternamente il male e opera eternamente il bene.

Mefistofele promette a Faust i suoi servigi, lo ammalia con una promessa invitante: gli procurerà una gioia tale, un tale godimento da spingerlo a dire all’attimo “sei così bello, fermati!”. Un frammento di immortalità in cambio della vita e della dannazione eterna - è questo il nodo cruciale del patto stretto tra Faust e Mefistofele.

A ben vedere ciò che ammalia nella proposta che il Diavolo fa al dottor Faust è proprio la promessa di rimettere ordine nel caos dell’esistenza: Mefistofele promette di dare un senso alla sua vita, di ricomporre l’unità originaria attraverso la gioia, colmando così un vuoto esistenziale. C’è quindi da stupirsi che il saggio e illustre dottor Faust, l’integerrimo medico-teologo, sottoscriva l’accordo firmando con il suo stesso sangue?
In cambio della pienezza che possa colmare il vuoto della sua anima Faust è disposto a morire anche subito, non gli importa nulla della dannazione eterna. Accetta di essere ingannato attraverso il piacere, perché la conoscenza non gli ha offerto alcuna consolazione e ormai l’inferno lo sta scontando da vivo.

Il patto con il demonio raccontato da Goethe diventa quindi riflesso non solo di una speculazione filosofica, ma, soprattutto, di una dimensione antropologica ancora strettamente attuale.

Il Faust di Goethe: trama e significato

La vicenda del Faust si ispira a un personaggio realmente esistito, poi trasfuso nel mito. Leggenda narra che morì a Staufen fra il 1536 e il 1539 mentre praticava un esperimento alchemico. La terribile morte, dovuta a un’esplosione, provocò mutilazioni tremende nel suo corpo e le condizioni in cui il cadavere venne ritrovato diedero adito alle ipotesi più immaginifiche, le cronache dell’epoca raccontarono che fosse stato ucciso dal Diavolo. Il primo libro anonimo dedicato a Faust, scritto nel 1587, conteneva un’esplicita morale cristiana in cui i fedeli venivano invitati a rifuggire la stregoneria e il demonio.
Goethe fu stregato dal mito di Faust dopo aver assistito al dramma La tragica storia del Dottor Faust portato in scena da Christopher Marlowe. Il Faust di Goethe fu fortemente influenzato dalla tragedia di Marlowe che introduceva per la prima volta nel dramma l’elemento amoroso attraverso la presenza di Margherita/Greta, la giovane donna di cui Faust si è invaghito.

Il Faust di Goethe è introdotto da due prologhi: il prologo teatrale (in cui viene descritto il dibattito sull’arte della rappresentazione tra un poeta e un commediografo) e il prologo in cielo (che si svolge in Paradiso e rappresenta il dibattito tra il Diavolo e Dio). Da qui ha poi inizio il vero e proprio dramma: Faust, annoiato e deluso dalla sua sete di conoscenza che sente costantemente irrisolta, acconsente a stringere un patto con Mefistofele. Da questo momento avranno inizio una serie di avventure in cui Faust si troverà coinvolto. La prima parte del dramma è incentrata sull’amore tragico tra Faust e Margherita che avrà conseguenze disastrose per la giovane portandola alla morte.
La seconda parte è invece più incentrata sulla speculazione filosofica e infarcita di riferimenti alla cultura e alla mitologia classica. Tra le varie avventure vissute dal protagonista ci sarà anche la storia d’amore con Elena Di Troia che gli darà un figlio, Euforione, destinato a una morte precoce mentre tenta di spiccare - come Icaro - un folle volo.

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Il Faust di Goethe: il finale

Ormai anziano Faust si ritirerà nel suo podere, dopo aver scacciato una coppia di anziani (sono Filemone e Bauci celebrati nelle Metamorfosi ovidiane). Proprio qui, sopraffatto dall’angoscia, ha un’intuizione: capisce che deve prodigarsi in un’attività utile per la comunità. Inizia quindi a progettare delle dighe per bonificare le paludi che circondano i possedimenti. Proprio mentre agisce prodigandosi per gli altri Faust ha finalmente l’intuizione e pronuncia la fatidica frase: Attimo, sei così bello! Fermati! e subito Mefistofele si avventa su di lui per rubargli l’anima.

Ma cosa accade a Faust? La sua anima, in verità, non sarà condannata alla dannazione eterna. Gli angeli lo salvano dalle grinfie di Mefistofele e lo portano in cielo. Faust viene premiato per essersi prodigato in nome della società e del bene collettivo, ma soprattutto, come gli spiega uno degli angeli: per la sua continua tensione verso l’Assoluto. Proprio la costante ricerca di infinito è ciò che salva Faust dalla perdizione.

In cielo Faust ritroverà l’amata Margherita e il poema in versi di Goethe si conclude con una lode all’Eterno Femmineo, che è la matrice stessa del mondo e del Creato.

La scena finale del suo capolavoro Faust fu rivista da Goethe nel gennaio del 1832, appena due mesi prima di morire. Si era ripromesso di non mettere più mano al suo capolavoro, che aveva chiuso con dei sigilli, ma decide di tornarvi per raccontare la Redenzione di Faust. La conclusione, con l’ascesa dell’eroe al Paradiso, è uno degli argomenti più dibattuti da studiosi e filosofi. Tuttora il dibattito è aperto ed è ancora acceso. C’è chi trova questa conclusione anacronistica e infarcita di suggestione religiosa, di cristianesimo radicato nel pensiero occidentale.
Un eroe moderno come Faust, si sostiene, non avrebbe dovuto essere salvato da Dio, ma avrebbe dovuto salvarsi da sé. Molte rivisitazioni contemporanee dell’opera di Faust muovono proprio in questa direzione.

Tuttavia, questo va detto, al vertice del Paradiso Goethe non pone Dio, ma l’Eterno Femmineo, dunque un principio di Creazione femminile. Basterebbe solo questo oggi a farci leggere l’intera opera con altri occhi: la modernità del Faust ci parla ancora.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Faust di Goethe: l’attualità di un’opera simbolo

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