Quando in Sicilia nasceva un bambino si diceva che i genitori l’avevano comperato: modo di dire questo che si ritrova nella novella di Pirandello intitolata “Donna Mimma”.
Vediamo insieme trama e analisi della novella.
“Donna Mimma”: trama della novella di Pirandello
Una donna ormai anziana, descritta in un’ambientazione paesana come amata da tutti, aiuta da trentacinque anni le donne a partorire e possiede anche l’arte dell’immaginazione che le consente di raccontare ai piccoli la misteriosa magia dell’acquisto dei nascituri, lontano lontano, a Palermo con la lettiga d’avorio e i cavalli bianchi sotto la luna. Per il suo affabile modo di fare è chiamata “la Comare”. Dal carattere amabile e affabile, gode dunque di un’ottima reputazione che la rende più gioiosa:
“Quando donna Mimma col fazzoletto di seta celeste annodato largo sotto il mento passa per le vie del paesello assolate, si può credere benissimo che la sua personcina linda, ancora dritta e vivace, sebbene modestamente raccolta nel lungo ‘manto’ nero frangiato, non projetti ombra su l’acciottolato di queste viuzze qua, né sul lastricato della piazza grande di là”.
La sua letizia si abbuia quando giunge
“dal continente una smorfiosetta di vent’anni, “Piemontesa”; gonna corta, gialla, giacchetto verde; come un maschietto, le mani in tasca: sorella nubile d’un impiegato di dogana”.
Diplomata dalla R. Università di Torino, è la signorina Elvira Mosti. Già balza evidente la contrapposizione fra le due:
- donna Mimma, che si è formata alla scuola dell’esperienza e vive nella tradizione anche col suo abbigliamento;
- la nuova levatrice Elvira Musti, presentata nel suo agire moderno, senza inibizioni, e nei suoi metodi acquisiti dopo anni di studio.
Su disposizione della Prefettura, il sindaco la informa che non potrà più esercitare la professione per il mancato possesso del diploma. Ora che è arrivata la Musti, munita del regolare titolo, le viene interdetta ogni possibilità; in alternativa, le viene precisato, deve frequentare a Palermo l’Università per prendere il diploma. La volitività la porta a non arrendersi, a non far cadere nel nulla la pratica accumulata nel corso dei lunghi anni e va a Palermo “col cuore spezzato, tirandosi lo scialle nero sul fazzoletto celeste”.
Il lungo viaggio in treno segna il distacco dal suo paese, facendole avvertire una sensazione di spaesamento manifestata dallo stordimento causatole dal movimento, dai fischi, dagli scossoni:
“Gesù, la ferrovia! Montagne, pianure che si muovevano, giravano e scappavano, via con gli alberi, via con le case sparse e i paesi lontani; e di tratto in tratto l’urto violento d’un palo telegrafica; fischi, scossoni: lo spavento dei ponti e delle gallerie, una dopo l’altra; abbagli e accecamenti, vento e soffocazione in quella tempesta di strepiti, nel buio … Gesù! Gesù!.”
L’impatto con la grande città la disorienta e la impaurisce malgrado l’accompagni il nipote, “stendardo della casa” e già militare due anni nella capitale. Ad attrarla è la fiera dei morti in Piazza Marina:
Si fa la croce donna Mimma. Domani, i Morti, già! Arriva la sera del primo novembre, a Palermo, vigilia dei Morti, lei che a Palermo c’è sempre venuta per comperare la vita! I morti già… Ma i morti sono la Befana per i bambini dell’isola: i giocattoli, a loro, non li porta la vecchia Befana il sei di gennajo: li portano i Morti il due di novembre, che i grandi piangono e i piccoli fanno festa.
A scuola incontra ragazze “sfrontate” come quella che in paese, “piombata dal Continente” le aveva sottratto il mestiere. Ed ecco che l’ilarità si manifesta a vederla:
Uh, ecco la nonna! ecco la vecchia mammana delle favole, piovuta dalla luna....
Anche con il professor Torresi, docente di Ostetricia teorica, avviene uno scontro fondato sulla supremazia della teoria rispetto alla pratica. I concetti e i nomi che li esprimono non fanno per lei che all’atto pratico non osserva le regole e i precetti della scienza impartiti. La descrizione della sua sofferenza è toccante; Pirandello ne scruta l’animo a fondo e in modo dettagliato guarda al contesto in cui tutti si fanno beffa di lei. Eppure non demorde; non lascia la scuola perché non vuole darla vinta a “quella ragazzaccia” che prepotentemente ha preso il suo posto:
...vincere l’avvilimento, soffocare l’onta e l’angoscia, per ritornare al paese col suo bravo diploma e gridarlo in faccia a quella sfrontata che le sa anche lei le cose che dicono i professori....
Si fa più diretta la critica di Pirandello alle nozioni astratte che pretendono di definire la realtà e che in effetti arrestano il fluire naturale degli eventi:
“Il professore ha dato a donna Mimma gli occhiali della scienza, ma le ha fatto perdere irrimediabilmente la vista naturale.”
Il ritorno in paese da diplomata non le è favorevole. La situazione si capovolge: la giovane levatrice riscuote ormai la stima delle mamme e dei bambini; ha abbandonato il suo abbigliamento abituale e, ormai priva di alterigia, anche lei da paesanella indossa un fazzoletto in testa e uno scialle:
La “Piemontersa!” e parla lei di comperare i bambini ora, anche lei, a Palermo, con la lettiga d’avorio […] Questa qua, ora, rispetta Dio lo stesso e poi, per giunta, spiega tutto, come Dio l’ha voluta e disposta, la croce della maternità.
E “Le signore mamme” sono soddisfatte delle spiegazioni che ricevono. Donna Mimma è presa in giro da tutti per il grosso cappellone che al suo arrivo indossa e la fa sembrare una bertuccia. Sente come un tradimento il voltafaccia della gente che ha ceduto all’impostura della nuova arrivata. Piange di rabbia e si dispera; è considerata come un’estranea. Il suo vero e irreparabile male è che la scienza le ha fatto perdere l’arte di far nascere i piccoli; fallisce nel suo compito e reagisce facendo scenate in pubblico:
C’è chi dice che s’è data al vino, perché dopo queste scenate, ritornando a casa, donna Mimma piange, piange inconsolabilmente; e questo, come si sa, è un certo effetto che il vino suol fare.
Donna Mimma: analisi della novella di Pirandello
Potrebbe sembrare la novella che si oppone al cambiamento, ma non è così: Pirandello vuol mostrare le conseguenze sulla separazione delle conoscenze scientifiche dal sapere del cuore. Quindi, la loro necessaria integrazione.
Il sentimento del contrario è in conclusione l’anima della novella che mostra due donne appartenenti a mondi diversi. Donna Mimma, alquanto tradizionale, vittima di una cultura non sua, è un personaggio del ciclo verghiano dei vinti potremmo dirla.
La sua fine è sotto il segno del cambiamento dell’antica vita: sarebbe dovuto essere lo strumento dell’affrancamento per la sopravvivenza dell’opera, e invece ha siglato con la cultura una lacerante crisi d’identità. All’opposto, la giovane, pur rispecchiando il mondo borghese, è riuscita ad adattarsi agli usi e costumi dell’ambiente di lavoro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Donna Mimma” di Luigi Pirandello: trama e analisi della novella
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