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4 Chiacchiere (contate) con...

Davide Faraldi

Davide Faraldi nasce ad Imperia nel 1979. Nel ’98 si trasferisce in Francia per motivi di studio e qui entra in contatto per la prima volta col mondo degli Erasmus. Un evento che stravolgerà la sua vita regalandogli, oltre ai molteplici ricordi di un’esperienza che ti fa sentire vivo, il suo primo libro, dal titolo "Generazione Erasmus" pubblicato da Aliberti nel 2007.

Rachele Landi
Matteo Grimaldi, scrittore - Rachele Landi Pubblicato il 14-03-2009
Davide Faraldi

Davide Faraldi nasce ad Imperia nel 1979. Nel ’98 si trasferisce in Francia per motivi di studio e qui entra in contatto per la prima volta col mondo degli Erasmus. Un evento che stravolgerà la sua vita regalandogli, oltre ai molteplici ricordi di un’esperienza che ti fa sentire vivo, il suo primo libro, dal titolo "Generazione Erasmus" pubblicato da Aliberti nel 2007.

Davide, intanto benvenuto. Questa non sarà la solita intervista chilometrica, ma soltanto 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: La tua vita è fatta di molti viaggi. Il tuo viaggiare è un modo per incontrare occhi e arricchirti di storie, oppure, paradossalmente, per fuggire e quindi impoverirti, privandoti di legami divenuti per qualche motivo scomodi?

Tutti i viaggi per me sono state delle sfide e dei momenti di crescita: son stato in Francia, Spagna e Inghilterra per studiare, in Africa per conoscermi meglio, ma sempre con l’intento di guardare al futuro, pensando che la scelta intrapresa fosse la migliore per la mia maturazione. Una volta iniziato a viaggiare è difficile fermarsi, l’importante secondo me è intraprendere i viaggi con un obiettivo. Se in qualche caso queste scelte possono essere sembrate fughe, allora erano fughe dalla monotonia e dall’appiattimento mentale.

- Seconda chiacchiera: Stefano, il protagonista del tuo libro, è ossessionato dallo stesso interrogativo che attanagliava te e da cui è nato il romanzo: “E adesso cosa fai?”. Non voglio sapere se Stefano trovi o no una risposta, non ho intenzione di rovinare la sorpresa ai lettori, ma ti chiedo se sei riuscito a trovarne una per la tua, di domanda; e, se sì, quale?

Più che esserne ossessionato io, mi ossessionavano gli altri. E’ molto diverso chiedersi continuamente “e adesso cosa fai?” o sentirselo domandare. Nel primo caso hai la possibilità di dettarti i tempi della risposta, nel secondo invece devi per forza rispondere senza avere ben chiara la domanda e questa situazione ti innervosisce. Una risposta l’ho trovata e si trova nelle ultime pagine del libro, ora bisogna vedere se è quella giusta...

- Terza chiacchiera: Per Stefano sembra quasi che l’unico modo per trovare una serenità convincente e lasciarsi alle spalle il passato sia chiudere i conti in sospeso con la vita. E tu, ne hai qualcuno che ogni tanto bussa alla tua porta disturbandoti con i ricordi che rievoca?

Non direi che Stefano ha bisogno di lasciarsi alle spalle il passato, piuttosto ha bisogno di ricordare e capire chi è veramente. A volte ci lasciamo prendere dalla frenesia della vita e non dedichiamo più il tempo necessario a noi stessi, ad ascoltarci. Per pigrizia o debolezza momentanea ci “lasciamo vivere” e invece di reagire entriamo in un circolo vizioso che ci trascina all’interno dei meccanismi perversi della società. Bisogna sempre cercare di ricordarsi chi siamo e non chi vogliono che siamo. Conti in sospeso ne ho come credo tutti, ma non in ambito sentimentale come si potrebbe dedurre dal libro. Vivo comunque con la consapevolezza che al momento giusto riuscirò a chiuderli, senza perdermici troppo e continuando a guardare avanti.

- Quarta chiacchiera: Hai dichiarato più volte di esserti ritrovato scrittore quasi per caso, a camminare una strada che non avresti mai previsto. Immagino tu stia già lavorando ad una nuova storia. Quanta paura hai del futuro?

Se qualcuno mi avesse predetto che sarei diventato scrittore (con la “s” minuscola) credo gli avrei riso in faccia. Nei temi di italiano non ho mai preso un voto più alto del 6, non ho mai scritto nulla prima di questo romanzo e ho una pessima calligrafia. Fortunatamente hanno inventato il computer, e l’ultimo problema è stato risolto, per il resto il libro mi è “caduto addosso”. L’ho scritto in un mese e mezzo, di notte, illuminato da un’idea nata per caso. Dico che mi è caduto addosso perché ritengo che il destino abbia fatto di tutto per farmelo scrivere: ero appena tornato in Italia pronto a ripartire per un nuovo lavoro, ma dall’Italia mi arriva un’offerta irrinunciabile. La accetto, ma quando sto per iniziare mi viene prorogata la data di inizio di un mese. Due giorni dopo mi viene l’idea e quasi per sfogarmi comincio a scrivere, lo faccio leggere e piace. Intanto il responsabile che doveva assumermi litiga col proprietario e va via, il lavoro sfuma. Il giorno dopo aver scritto l’ultima pagina del libro mi offrono un nuovo lavoro. Da quel giorno oltre a lavorare ho inizato a scrivere racconti, pezzi di cabaret, format tv, sceneggiature. Per quanto riguarda il nuovo libro non dico nulla, quando sarà il momento arriverà; certo visto l’inaspettato buon esito del primo il secondo libro dà delle responsabilità in più. Paura del futuro no, come dicevo prima il futuro è una sfida, e a me le sfide piacciono.

Questa era l’ultima chiacchiera e quindi ti saluto e ti ringrazio per aver accettato il mio invito. A presto, e se vuoi lanciare un messaggio estemporaneo al mondo qui puoi farlo.

Non fatevi dire dagli altri chi siete, uscite dal personaggio che vi hanno assegnato e vivete per quello che siete. Non sarà facile, ma è stupendo.
Vi aspetto sul mio facebook.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Davide Faraldi

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