"Giungemmo allora alla terra dei Ciclopi, prepotenti e selvaggi. Essi lasciano fare agli dei: non piantano un albero con le loro mani, non arano...E poi non hanno assemblea per le decisioni, non norme di legge morale: ma abitano su per le cime degli alti monti dentro spelonche profonde, e ognuno fa legge da sé per i figli e la moglie. Non si curano l’uno dell’altro". (Omero, Odissea. Edizione Garzanti).
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Rileggendo l’Odissea sono stata particolarmente colpita da questo paragrafo. Siamo alla reggia dei Feaci, e Ulisse sta narrando le sue avventure al re Alcinoo. Fra queste, l’approdo all’isola dei Ciclopi, i giganti con un solo occhio.
Durante la lettura, mi è balzato alla mente un parallelismo fra il comportamento degli stati europei e le abitudini dei Ciclopi.
La condizione in cui quest’ultimi vivevano, tanto deprecata nella descrizione che ne fa Ulisse, richiama l’atteggiamento che gli stati europei hanno avuto durante la diffusione dell’epidemia da coronavirus nel nostro Paese, ma anche in altre occasioni (ricordiamo il nodo non risolto dell’immigrazione). A questo proposito, appare suggestiva la frase omerica:
"Non si curano l’uno dell’altro".
Gli stati europei come i Ciclopi
La grecista Eva Cantarella, nel suo saggio intitolato Sopporta, cuore... La scelta di Ulisse, illustra molto bene l’inciviltà ciclopica, che si manifesta sotto diversi aspetti: il cannibalismo (Polifemo mangia subito i compagni di Ulisse), il mancato senso dell’ospitalità, il non praticare l’agricoltura, il vivere senza leggi che non siano quelle del nucleo familiare.
Sul dovere di ospitalità non mi soffermo, perché riguarda l’economia di quel tempo e ha caratteri peculiari, e per ovvie ragioni nemmeno sull’assenza di agricoltura e sul cannibalismo. Mi concentro, invece, sul fatto che i Ciclopi non fossero organizzati secondo una comunità e vivessero, in barba a tutte le norme di civiltà, solo per sé stessi, come purtroppo hanno dimostrato di fare gli stati europei negli ultimi anni. La Cantarella scrive che:
"È questo che relega definitivamente i Ciclopi nel mondo delle barbarie: non riconoscendo un’autorità superiore a quella dei capi famiglia. Dominano sui sottoposti, ma non si interessano degli altri. I capofamiglia, nei loro rapporti, non hanno altra regola se non quella della forza".
Sembra che anche l’Europa di oggi si basi solo sui meri rapporti di forza fra stati e non sulla loro reciproca collaborazione. Per questo motivo, appare molto lontana dall’Unione che molti (me compresa) speravano si concretizzasse.
Si tratta quindi di una vera regressione rispetto a quelle leggi, scritte e non scritte, che sarebbe doveroso osservare sia fra individui, sia fra stati.
L’Europa del diritto sta attraversando una delle sue fasi più buie. La civiltà sembra scomparire sotto l’esigenza del rispetto dei dati di bilancio, del Pil e di altri indicatori economici, che non tengono conto di un principio basilare, quello della tutela degli esseri umani e dei popoli, a prescindere dal benessere economico che possiedono.
L’élite europea è imbarbarita, formata da tecnocrati senza anima, individui senza individualità, macchinette al servizio di ingranaggi burocratici subdolamente escogitati per mantenere posizioni di potere.
Tuttavia, continuo a sperare che l’Ulisse presente dentro di noi possa ancora battere il Ciclope dell’individualismo nazionale, proprio come l’Ulisse personaggio omerico ha sconfitto il Ciclope, per costruire finalmente un’Europa di popoli "uniti nella diversità".
Perché la risposta a tutto questo non può essere "usciamo dall’Europa". Per diversi motivi, non è fattibile e non avrebbe senso. Le sfide complessive di un mondo globalizzato non permetterebbero a un singolo stato di sopravvivere da solo. E i populismi non offrono mai soluzioni concrete per risolvere i problemi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Coronavirus: gli stati europei come i Ciclopi
[Citazione da "Il mondo di Yesod - Acqua"]
Come avevano convenuto la sera prima, Mayim si fece avanti per esporre la loro richiesta: “Governatore Axer, nobile Maen, Saggi di Acqua, dal più profondo del nostro cuore noi vi ringraziamo. Il regno di Acqua mostra oggi la sua grandezza e la generosità che gli valse un tempo il nome di ‘giardino di Yesod’.”
Al ricordo di quell’antico titolo con cui, in un tempo ormai dimenticato, i viaggiatori amavano chiamare Acquevive e il suo regno, tutti i presenti sorrisero compiaciuti.
“In ricordo di tale magnificenza” continuò Mayim “noi vi rivolgiamo questa richiesta. I nostri fratelli di Terra soffrono e muoiono per una siccità senza rimedio. Ciò cui abbiamo assistito attraversando il regno di Terra non può trovare riscontro nelle parole poiché solo le lacrime possono esprimere un simile dolore. Eppure non una sola goccia d’acqua è stata offerta ai nostri amici dal regno che sull’acqua si fonda. Sì, la nostra acqua sta gelando ed il nostro regno soffre come quello di Terra, ma forse ciò che uccide noi può ancora salvare loro. Governatore Axer, la nostra richiesta è molto semplice: dissetate Terra! Non solo in ricordo della grandezza di Acqua, ma per seminare nuovamente la speranza di un futuro. Noi, prescelti dal Potere, ve lo chiediamo in nome di ciò che indusse i regni a edificare Ataf.”
Mayim concluse il suo discorso con un elegante inchino e si riunì al gruppo dei suoi amici, mentre mormorii sorpresi attraversavano la sala.
Il Governatore si alzò nuovamente per parlare, zittendo in un istante tutti i bisbigli: “Prescelta di Acqua, la prima volta che giungesti qui eri solo una ragazzina non molto ansiosa di compiere il viaggio che ti veniva prospettato. Ora, dinnanzi ai più nobili tra i membri di Palazzo, tu parli con una saggezza che va aldilà dei tuoi anni, ci costringi a guardarci dentro e a porci molte domande. Il nostro regno sta morendo, ma nella nostra disperazione mai, nemmeno una volta, ci siamo chiesti se tuttavia potevamo ancora fare qualcosa.”
Il Governatore sembrò riflettere ancora qualche istante, quindi annuì gravemente e riprese con voce potente: “A partire da oggi, verranno approntati carri, botti e tutto quanto possa servire per portare acqua o ghiaccio ai nostri amici di Terra. Non lasceremo più trascorrere un solo giorno senza ribadire la nostra alleanza con i nostri vicini. E se il regno di Acqua morirà, nel suo ultimo gesto renderà onore al Potere e all’antica Alleanza tra i regni. Accogliamo la vostra richiesta, prescelti, e vi ringraziamo della possibilità che ci avete dato.”