Tutti insegnano le tecniche per scrivere un romanzo, ma credo che la maggior parte di esse sia inutile e abbia il solo risultato di appiattire lo stile e renderlo forzato. Scrivere con scioltezza, padroneggiando lingua, trama e personaggi non è una cosa che si apprende da qualche manualetto, bensì un esercizio duro e costante da compiere nello spazio temporale di anni.
Tuttavia qualche consiglio può sempre giovare. Dalla lettura di decine di manoscritti, ecco alcune regole "in negativo", cioè un elenco di cose assolutamente da evitare, che ho ricavato e trovato utili:
- Non narrare la storia come se si trattasse di un riassunto: a volte il racconto sembra la sinossi dello stesso, non ci si sofferma in descrizioni, sensazioni, non si usano figure retoriche.
- Non descrivere interamente il personaggio al suo apparire, tanto per togliersi il pensiero, ma lasciar trapelare i particolari a poco a poco, caratterizzandolo nel modo di parlare, nel comportamento, in qualche dettaglio dell’aspetto fisico, dando al lettore il tempo e la possibilità di interiorizzarlo e farlo simpaticamente (nel senso etimologico del termine) proprio.
- Evitare di "raccontare le cose", ma farle accadere. Mai dire che un luogo, ad esempio, è sporco, ma farlo capire tramite la sua descrizione, come se lo sguardo vi spaziasse sopra.
- Non dare nomi esotici ai personaggi se la storia non lo richiede: il nome è importante e deve essere adeguato al periodo storico e al luogo. Non chiamerei, ad esempio, Samantha una donna sarda degli anni ’50.
- Non far parlare i personaggi come libri stampati: se si tratta di un bambino di 10 anni non possiamo fargli usare parole come "utopia" o "banalità", bisogna adeguare il dialogo a chi lo pronuncia.
- Non dare al discorso diretto tutta la responsabilità di raccontare: i dialoghi, contrariamente a quanto si pensa, appesantiscono la trama. Usateli, ma con parsimonia.
- Non inventare sempre e solo personaggi bellissimi, anche i brutti hanno la loro dignità e la loro ragion d’essere.
- Non risparmiare nell’uso degli aggettivi, non costano nulla e sono i vezzi più belli che abbiamo nella lingua italiana (vedi: L’utilizzo degli aggettivi nella scrittura).
- Non essere troppo autobiografico, anche se è giusto partire da qualcosa che si conosce è meglio spaziare con la fantasia e divertirsi a essere anche qualcosa di diverso da noi stessi.
- Non raccontare tutto subito al lettore: bisogna creare aspettative, curiosità che saranno soddisfatte a poco a poco e, a volte, è piacevole lasciare all’immaginazione di chi legge qualche piega della storia, mediante la figura retorica della aposiopesi.
Siamo a quota dieci e, per ora, non mi viene in mente altro se non questo: non imitate nessuno, non siete Bukowski o Virginia Woolf, ma qualcosa di diverso e, chissà, magari siete pure meglio. Osate provarlo al mondo.
Secondo voi come NON si scrive un romanzo? Sarebbe bello aprire un dibattito di cui questo articolo è solo la prima pietra posata su un terreno impervio e aspro, ma che è l’unico edificabile che abbiamo a disposizione. Sarebbe fecondo l’apporto di tutti: chiamo in causa non gli scrittori, ma i lettori, quelli semplici e quelli che lo fanno di mestiere, che sono i primi a vedere quando il muro della costruzione è storto, anche leggermente. Lasciate un commento scrivendo gli errori che più vi danno fastidio nei libri!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Come NON si scrive un romanzo: 10 cose da evitare
Grazie per questi consigli, sempre molto preziosi.
Se posso permettermi aggiungerei anche una lunghissima descrizione particolareggiata di un luogo in cui poi non avviene la scena in questone. Lessi un romanzo anni fa, una madre che aveva perso la figlia. Iniziava con questa bambina in questa casa, descritta con perizia (ben 10 facciate!!), terminata tale noiosa descrizione la bambina come prima azione esce dalla casa. Per tutto il romanzo la casa non appare se non nella scena finale in cui madre e figlia entrano in casa e fine. Tutto cio’ che si menziona deve avere un utilità, aiutando il lettore e non confondendolo.
Vania.
Ciao Vania, sono d’accordo con te e ti ringrazio per questa precisazione. In effetti tutto deve essere funzionale alla storia e per le descrizioni di ambienti e luoghi vale lo stesso consiglio riguardante il personaggio. Una lunga e dettagliata descrizione di una casa che non ha un ruolo nel racconto finisce per annoiare il lettore e distrarlo. Grazie ancora