Gli aggettivi non sono cattive compagnie: perché non usarli a piene mani? La lingua italiana ne conosce tanti, densi di significato e sfumature, con loro è possibile ricamare figure retoriche e dipingere personaggi e scene...
Non capisco perché, oggi che c’è la moda, si preparino per i compleanni torte tanto decorate da sembrare monumenti cittadini e poi, quando si tratta di scrivere, ci si limiti ad attingere sempre alla stessa fonte. Il vocabolario scarso di certi scrittori moderni mi sconcerta ma, soprattutto, mi stupisce il modo in cui si servano degli aggettivi.
A scuola, almeno ai miei tempi, quando la maestra spiegava gli aggettivi qualificativi faceva compilare lunghi elenchi dei medesimi allo studente che, costretto a uno sforzo di fantasia e creatività, doveva vestire un paesaggio, una persona cara, un animaletto con tanti appellativi adeguati. Così la giornata di primavera era non solo soleggiata e calda, ma ridente, profumata, gaia, ventosa, luminosa, verdeggiante... La mamma, angelo del focolare, si vedeva come paziente, instancabile, giovanile, esile, modesta, decorosa, sobria, accigliata, allegra, severa... a seconda delle situazioni! Il cagnolino? Saltellante, soffice, tenero, pasticcione, pigro, goloso. Come vedete, senza neanche troppo sforzo, un semplice scolaro di terza era capace di snocciolare una discreta litania di qualità. La stessa cosa era per gli avverbi e il gioco era semplice perché, in italiano, come si sa, basta aggiungere "mente" alla maggior parte degli aggettivi.
Ora, spesso, nei libri trovo usata solo una manciata di aggettivi (carino, bello, brutto), mentre l’avverbio "tremendamente" come sinonimo di "molto" la fa davvero da padrone. Un linguaggio appiattito nelle espressioni, una lingua colpita da morte cerebrale, senza sfaccettature, sfumature, giochi di parole. Le metafore sono poveri naufraghi gettati sulla riva.
Scrivere non significa mettere su carta una storia così come viene; scrivere è un atto di grande fatica, revisione, attenzione. Va arricchito il lessico sì da padroneggiare perfettamente ogni singola parola, frase. Non bisogna farsi dominare dalla lingua, bensì esserne i padroni, gli scultori. Non farebbe male cominciare proprio da quelle liste della spesa di aggettivi che forse non si usano più, ma che fanno bene.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’utilizzo degli aggettivi nella scrittura
Mi sento di approvare subito l’articolo sugli aggettivi che permettono di fare quello che un artista fa con i colori. Ma lo scrittore ha un compito ancora più difficile e nello stesso tempo stimolante: dipingere nella mente con la tavolozza delle infinite sfumature della fantasia! Interessante, no? Cosa sarebbe lo scrittore senza gli aggettivi? Non sarebbe perduto, ma forse sarebbe costretto a lavorare solo in bianco e nero. Ora può scrivere anche a... colori, grazie ai pigmenti dei vivaci tubetti di aggettivi che la lingua italiana possiede!