Collezione d’emozioni di Salvo Miraglia

Lo sceneggiatore, attore di teatro e autore di testi teatrali Salvo Miraglia si cimenta nella scrittura del suo primo romanzo, a cui dà “il brutto titolo”, parole dello stesso autore, di Collezione d’emozioni (Edda Edizioni, 2021): perché collezione si capisce dalla struttura del libro, diviso in Ventidue Parti.

Non c’è dunque né una trama né uno svolgimento cronologico, ma il racconto segmentato di una serie di suggestioni, di sogni, che coinvolgono il giovane siciliano di Catania, figlio e nipote di giuristi che avrebbe dovuto fare l’avvocato, come il suo saggio fratello, e invece desidera più di ogni altra cosa fare lo scrittore. La sua sincera vocazione porterà Santi Mariani lontano dalla Sicilia, pur amatissima, verso la Francia: Grenoble, dapprima, e poi Parigi, passando per Roma, fermandosi sulla costiera amalfitana, tra i golfi di Napoli e di Salerno. Un continuo viaggio, quello dell’aspirante scrittore, che ha vinto giovanissimo un Premio Strega e poi è stato dimenticato. Ora vuole riprovare a scrivere, innamorato com’è dell’amore, che rivolge a tante donne che passano nella sua vita: due francesi, la dolce So, che poi lo lascia, ma lo lascia anche Maigrette, una bellissima ragazza cieca con cui vive una storia intensa; poi ci sarà una ballerina di Pigalle, di cui si innamora osservandola mentre balla il can can al mitico Moulin Rouge, e ancora la elegante Rosamaria.

Molti dettagli affollano le pagine del libro di Miraglia, dettagli apparentemente insignificanti, un profilo, un abito, un oggetto d’arredo, ma che tutti insieme sono in grado di costruire una vita. Il caffè è la bevanda intorno a cui si svolgono molti incontri dell’autore, che si ferma a chiacchierare al Caffè Moderno a Catania, al Caffè Vanni a Roma dove incontra Pino Caruso, o al Cafè de Paris, tutti luoghi in cui maturano incontri, amicizie, esperienze di vita.

Nel libro si alternano modi di dire francesi, molti inserti nella lingua siciliana e molte citazioni di scrittori: Pirandello soprattutto, le cui maschere sono mutuate dallo scrittore in alcune pagine del sottotesto, ma anche Verga, perché verghiani sono molti dei luoghi descritti. C’è anche Ernest Hemingway che beve Champagne in un caffè parigino, insomma molta letteratura, citata e indicata per allusioni.

Un libro originale, una vera educazione sentimentale, il racconto di uno scrittore che ama gli scrittori e che pensa che quello sia il punto di realizzazione che si è prefisso, anche se avrebbe dovuto fare il “notaro”, secondo le prescrizioni della tradizione familiare.