Claudio Volpe nasce a Catania nel 1990. Si diploma al liceo classico di Latina e attualmente
studia giurisprudenza all’Università Roma Tre. Il 2011 è l’anno della svolta. Pubblica il suo primo
romanzo "Il vuoto intorno" (Anordest edizioni). Conquista il favore unanime della critica in
particolare quello di Dacia Maraini che lo sostiene al Premio Strega insieme a Paolo Ruffilli. Vince
il Premio Franco Enriquez e arriva finalista al Premio Torre Petrosa. È tornato da pochissimo nelle
librerie col suo nuovo romanzo “Stringimi prima che arrivi la notte” sempre per la casa editrice
Anordest. Il suo sito ufficiale è www.claudiovolpe.it, potete seguirlo anche attraverso il suo blog
“Just Humanity”
Claudio, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma
solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Partiamo dal principio. Ancora prima che con Anordest “Il vuoto
intorno” è uscito col Foglio di Gordiano Lupi, cacciatore di talenti dalla fama indiscussa.
Come vi siete conosciuti? Cosa ti ha detto quando ha letto il tuo manoscritto? E come è
avvenuto il passaggio così repentino alla casa editrice Anordest? Mi fa pensare che per una
volta due editori si siano accordati per il bene dell’autore, visto che ora i tuoi romanzi sono
distribuiti da Messaggerie.
Grazie per il benvenuto e per l’interesse nei miei confronti. Esatto, “Il vuoto intorno” è stato
pubblicato inizialmente da Gordiano Lupi e Il Foglio letterario: L’incontro con Gordiano è stato,
per così dire, da favola. Invio il mio manoscritto alla sua casa editrice dopo esserne venuto a
conoscenza grazie al Premio Strega cui quell’anno partecipò un autore de Il Foglio. Gordiano si
dimostrò subito interessato al mio romanzo data la mia giovane età. Quando glielo inviai ricordo
che immaginavo già di dover attendere chissà quanto e invece tutt’altro. In neanche una settimana
dall’invio, Lupi mi rispose comunicandomi il suo immenso entusiasmo per la mia storia, la mia
carica narrativa, il mio stile, la forza della narrazione. Neanche un mese dopo, il romanzo era
pubblicato. Gordiano è stato fondamentale per il mio esordio perché ha puntato moltissimo su di
me, abbiamo partecipato a molti concorsi letterari tra cui lo Strega, molte fiere, molte presentazioni.
L’ultimo grande gesto di altruismo di Lupi è stato quello di traghettarmi alle Edizioni Anordest,
casa editrice appunto distribuita da Messaggerie, che ora sta facendo di me un autore a livello
nazionale con grandissimo entusiasmo, rispetto nei miei confronti e soprattutto rispettando la mia
libertà di giovane e ribelle scrittore.
- Seconda chiacchiera: E secondo incontro, Dacia Maraini. Quando una scrittrice di fama
mondiale come lei ci mette la faccia per sostenere un giovane sconosciuto dev’essere per forza
perché ha visto qualcosa di grandioso. Cos’hanno il tuo romanzo e la tua scrittura di così
speciale, capace di colpire nel segno? Te lo sei mai chiesto?
Dacia Maraini è la più grande vittoria da me conseguita, più di qualunque premio, più dello Strega,
più della “notorietà”. La Maraini è una persona, non finirò mai di ripeterlo, umanamente immensa
oltre che la più grande e probabilmente famosa scrittrice nel mondo. Credo che nel mio romanzo,
come lei stessa mi ha detto, abbia visto una rabbia autentica per un mondo che si sta sgretolando
e autodistruggendo, che uccide la dignità delle persone e non rispetta la complessità e i colori
dell’esistere. Ha visto la voglia di ferire, di graffiare, arpionare l’anima del lettore per aprirvi un
solco e seminarvi amore e speranza per il futuro. Quando scrivo cerco sempre di costruire una storia
che possa essere letta su un piano fortemente metaforico. Ogni parola, ogni vicenda non sono solo quello che sembra ad una prima lettura, ma dietro di esse si potrà sempre rintracciare un piccolo
messaggio d’amore universale, di civiltà, di coraggio. Scrivere dà l’impressione di non essere
inutili, di non doversi arrendere alla barbarie. Permette di lottare con la convinzione che le parole
siano materia e possano davvero cambiare le cose. Con Dacia credo di condividere questa idea di
letteratura e ne sono molto felice.
- Terza chiacchiera: Ne “Il vuoto intorno” racconti di un ragazzo padre che subisce i pugni
in faccia del destino. È un romanzo colmo di dolore, ma non privo di luce. Nelle interviste
dici spesso che è una storia sul morire e rinascere. Come fa un ragazzo di vent’anni a
immedesimarsi nelle emozioni distruttive di una vita così difficile, per poterla narrare come se
fosse la sua di vita? Qual è stato, se c’è stato nella tua vita e se ti va di raccontarlo, il momento
di morte e rinascita?
Ne “Il vuoto intorno” esprimo un concetto ben preciso che è quello della nascita consapevole.
Credo che nella vita si nasca e si muoia più volte. La prima nascita è quella biologica sulla quale
noi non possiamo nulla. La vera nascita è la seconda, quella dove partoriamo noi stessi cioè
ci riprogettiamo e iniziamo a vivere conformemente al nostro essere e alla nostra felicità. A
vent’anni è possibilissimo scrivere di cose di cui non si è avuta esperienza diretta. Basta sapersi
immedesimare a tal punto da soffrire del dolore degli altri e gioire della felicità degli altri. Viviamo
in un mondo freddo e fortemente impersonale dove ognuno è chiuso nel suo recinto di stupidità
e interesse. Scrivere e leggere insegnano a sfondare il recinto e a riconoscersi parte del mondo,
umanità nell’umanità. L’empatia, la solidarietà, il farsi carico dell’esistenza degli altri: sono questi i
possibili strumenti di salvezza. Per quanto mi riguarda muoio e rinasco quasi ogni giorno. Di ora in
ora, di secondo in secondo, si cambia pelle, ci si arricchisce, si abbandona un pensiero vecchio per
abbracciarne uno nuovo. Non è necessario un evento preciso ma una predisposizione d’anima.
- Quarta chiacchiera: Parliamo del nuovo nato “Stringimi prima che arrivi la notte”. Alice è
una ragazza appena ventenne che vive una profonda solitudine intrappolata fra un padre
disorientato e una madre dominante. Il vuoto dell’esordio in questa tua seconda prova diventa
notte. Che sembianze ha la notte che avvolge Alice? C’è una luce da qualche parte?
La notte è il grigiore del pensiero, l’aridità dell’anima, la siccità etica. Il nostro mondo si sta
impoverendo sempre di più e noi stessi diveniamo sempre più poveri di immaginazione, fantasia,
sensibilità. Un mondo insensibile è un mondo triste, che ha paura della “diversità” o come meglio
dire della ricchezza, un mondo che diventa preda del primo millantatore di turno e di se stessa. La
peggior prigionia è quella della nostra mente, il credere che il mondo sia bianco o nero, giusto o
sbagliato, inferno o paradiso. Questo nuovo romanzo vuole sdoganare una serie di, a parere mio,
miti e lo fa con forza e coraggio come quello del peccato che, sono convinto, è una costruzione
umana. I personaggi di “Stringimi prima che arrivi la notte” impareranno a perdonare e ad amare, a
capire che l’amore tutto cura e tutto può. Ognuno di loro sembra dire agli altri: afferrami, stringimi,
tienimi con te prima che sia troppo tardi, prima che l’anima mi diventi una pietra, prima che arrivi
la notte. La notte è il trampolino su cui danza la felicità prima di tuffarsi e diventare luce.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il
mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Se vuoi lasciare un messaggio al
mondo intero, qui puoi farlo.
Noi siamo uomini, esseri umani. Il nostro nome viene dal latino HUMUS che significa terra.
Vediamo di non dimenticarcelo, di non vestirci d’oro e di non aver paura di sporcarci le mani e
l’anima di vita vera. E soprattutto, smettiamola, dannazione, di spaccare di continuo l’umanità di
cui facciamo parte.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Claudio Volpe
Mi fa piacere incontrare un autore così giovane, suppongo con grande freschezza d’idee. Adoro i classici, ma ritengo si debba anche guardare avanti, senza pregiudizi.
Leggere di autori giovani, pieni di energia buona, di sogni e di forte senso umano, fa un gran bene all’anima. Ossessionato, ormai, dalle sorti dell’economia italiana e dell’Italia tutta, mi rendo conto che c’è tanto altro; ci sono persone col cervello in piena attività creativa e questo mi conforta molto e mi da spunti positivi per morire e rinascere. Grazie.
Claudio Volpe è giovane e pare sappia cosa vuole fare,da grande.
E’ catanese(come me)ma studiando e vivendo altrove,spero abbia abbanonato la" sicilitudine" che spesso blocca,o chiude in torri eburnee molti siciliani di talento,per fortuna non più i giovani .
Ha avuto a battesimo Gordiano Lupi,che seguo e stimo,e la grande Dacia Maraini,fra le mie preferite.
E ora la chiacchierata con Matteo,che ce lo presenta,con maestria e semplicità come nel suo stile,i giovane autore,anche lui.
Non mi resta che leggere il libro,e subito,con queste premesse.