Dopo l’attentato terroristico del 7 gennaio, la redazione di Charlie Hebdo non si arrende e torna in edicola il 14 gennaio, anche in Italia, battendo ogni record e sfiorando 7 milioni di copie (circa 6.300 in Francia, 700.000 all’estero). Era il numero 1.179, quello con la copertina in cui anche Maometto dice: "Je suis Charlie".
Un successo straordinario, forse l’ultimo. Dopo la notizia che il numero 1.180 sarebbe uscito il 4 o l’11 febbraio, la smentita. Charlie Hebdo chiude i battenti: per un po’? Per sempre? Per il momento la pubblicazione è sospesa. La responsabile della comunicazione Anne Hommel ha dichiarato:
"Non è una rinuncia o un arretramento davanti alle minacce islamiste, ma un semplice problema di stress e stanchezza della redazione, provata dal massacro del direttore, Charb, e di altri 3 vignettisti, dai funerali e dalla fatica di pubblicare in condizioni estremamente difficili il numero dopo la strage”. ".
Un colpo duro da digerire per gli abbonati che all’indomani della strega avevano espresso tutta la loro solidarietà, passando da 7.000 a 120.000.
Charlie Hebdo continuerà?
La risposta sembra essere sì. Il caporedattore Gérard Biard ha spiegato:
"Abbiamo bisogno di raccoglierci. Ora è il momento di riflettere individualmente e collettivamente. C’è quello che ognuno ha voglia di fare per sé e poi c’è quello che abbiamo voglia di fare per il giornale (…) La sola cosa certa è che Charlie Hebdo continuerà”.
Al momento ci sono un po’ di questioni da risolvere, in primis legali, ad esempio quanto potranno restare nella stanza fornita loro da Libération, il quotidiano francese che li sta ospitando nella propria redazione.
Insomma prima superare lo stress legato al trauma, poi tornare al lavoro, perché come ha dichiarato il legale della redazione Christophe Thévenet:
"Nessuno può uscire indenne da una cosa così. Prima ancora di giornalisti e vignettisti si tratta di uomini e donne".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Charlie Hebdo chiude i battenti: ecco perché
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