

Passionale, sublime, irriverente, anticonformista, prolifica, provocatoria fino allo scandalo e, in definitiva, immensa e indimenticabile. Ha scritto e recitato in music-hall, è stata critica teatrale, sceneggiatrice, intellettuale mondana e anche mima ed editrice, fino all’ingresso (seconda donna nella storia dell’istituzione) nell’Académie Goncourt, di cui diventerà presidente, e alla candidatura al Nobel. Passando da un matrimonio all’altro, ha esplorato la propria sessualità senza tabù e, anzi, operando per la loro soppressione.
Servirebbe tutto lo spettro immaginabile di aggettivi e superlativi per descrivere la vita e l’opera di Colette, al secolo Sidonie Gabrielle Colette (1873-1954), ché tutto in lei trabocca. Ed è a questo monumento della letteratura francese e universale che la casa editrice L’orma ha dedicato Chantier Colette, un nuovo progetto editoriale interamente incentrato sulle opere principali di questa scrittrice straordinaria.
“Chantier Colette”: i dettagli del progetto editoriale
Così viene presentato il progetto:
Chantier Colette è il nome di un «cantiere» editoriale dedicato a una delle artiste più libere e luminose della letteratura francese del Novecento. Scrutatrice implacabile dei desideri e della Natura, Colette viene proposta in nuove traduzioni, con introduzioni di grandi intellettuali e in una preziosa veste grafica ispirata ai disegni di un maestro della Belle Époque come George Barbier. I volumi confluiscono nella collana Kreuzville Aleph, che ha già ospitato, tra gli altri, Annie Ernaux, Julien Gracq, Irmgard Keun e Bertolt Brecht. Un progetto per traghettare Colette alle lettrici e ai lettori del XXI secolo nella sua voce più viva e contemporanea.
Da ieri, 20 giugno 2025, infatti, il catalogo della prestigiosa casa editrice ospita La vagabonda e Gigi, i primi due volumi di Colette ai quali faranno seguito
- Il grano in erba,
- La gatta,
- Dialoghi di animali,
- Claudine a scuola,
- L’ingenua libertina
- Il puro e l’impuro.
Tutto, in questa sottocollana diretta da Daniela Brogi, Lorenzo Flabbi e Daria Galateria, sembra fatto per osannare l’autrice e soddisfare ogni piacere del lettore. In copertina le opere di George Barbier, ovvero l’autore dell’immaginario illustrativo di tutta la Belle Époque, il periodo storico che Colette ha saputo descrivere e modellare alla perfezione. Silhouette che sono entrate oramai nel nostro immaginario, vestiti d’epoca, fantasie floreali, copricapi intramontabili, volute, collier di perle, felini, gioielli e drappeggi; le porte d’ingresso a questi romanzi sono la perfetta personificazione dei personaggi di Colette. Così come, in Gigi, a poche pagine dall’inizio, è la stessa scrittrice a fissare dritto negli occhi il lettore, nel ritratto in abiti maschili che è forse lo scatto più celebre dell’autrice, “tra provocazione e libertà, corpo e letteratura: vestita da uomo, con la sigaretta in mano e lo sguardo sicuro”.
All’interno, poi, i testi sono rinchiusi fra una presentazione dell’opera e una dettagliata biografia dell’autrice, utile per seguirne gli sviluppi della scrittura ma anche le tappe di un’esistenza ricca di scandali, amori e mutamenti.
“Gigi” e “La vagabonda”: i primi due volumi del progetto


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Gigi (nella traduzione di Ornella Tajani) è un racconto lungo che Colette scrive in pieno secondo conflitto mondiale, ritornando alle atmosfere della sua giovinezza. Il risultato è una fiaba che ha al centro un’educazione insolita, quella che Gigi (diminutivo di Giberte) riceve durante gli ultimi anni dell’Ottocento, tutta incentrata su come comportarsi nell’alta società. L’iniziale ostilità da parte di Gigi a questo galateo peculiare viene poi a mescolarsi con l’arrivo di Gaston Lacaille, il quale scorge nei modi e negli abiti della ragazzina le ombre della futura donna. Fra amore, passione e riviste scandalistiche, questo “racconto lungo, che con un tocco resuscitava Jane Austen e Cenerentola”, come descritto nella postfazione di Daria Galateria, è
uno dei rari happy ending di Colette, ed è il suo gran finale. Dopo scriverà ancora, di immobilità ma anche memorie dei suoi addii, eppure nulla che abbia altrettanta vita.

Recensione del libro
Gigi
di Colette


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Renée Néré, la protagonista de La vagabonda (traduzione di Camilla Diez), ha un nome che porta già in sé tutto un orizzonte ben preciso. Come spiega Daniela Brogi nella prefazione:
Renée in francese si pronuncia come “rinata”. La protagonista è una maschera che si guarda, però è anche una persona nuova, che cerca un volto diverso, altro rispetto all’unica e identica immagine femminile (sempre dai capelli biondi) che il marito pittore dipinge da vent’anni, rivelandoci, nella monotonia di questa ripetizione, una totale incapacità di vedere realmente le donne. La vagabonda, insieme all’artista in costume di scena, è la donna che rinasce attraverso la scrittura e il racconto di sé, perché è così, guardandosi, che potrà vedere e riconoscere i suoi più autentici bisogni. Il romanzo è dunque la storia di una vita nuova, che parte dal momento in cui Renée ha deciso di lasciare il marito che la tradiva continuamente.
Ribelle e anticonformista, l’eroina di questo romanzo datato 1910 si ritrova così, nella sua vita totalmente nuova e precaria fatta di spettacoli teatrali e artisti girovaghi, di fronte a un ammiratore particolarmente allettante; spetterà dunque a lei scegliere quale strada prendere, se il piacere della passione o la propria libertà.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Chantier Colette”: il progetto editoriale dedicato all’immensa scrittrice francese
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