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Il Buddha di Vito Mancuso nel libro I quattro maestri

Nel suo ultimo saggio, Vito Mancuso presenta e analizza le quattro figure a cui l’uomo deve la sua indipendenza consapevole: Socrate, Buddha, Confucio e Gesù. Chi era Buddha e in cosa consisteva il suo metodo? Scopriamolo insieme.

Giovanna Casapollo
Giovanna Casapollo Pubblicato il 23-12-2020
Il Buddha di Vito Mancuso nel libro I quattro maestri

Chi di noi ragazzi degli anni sessanta-settanta non ha letto Siddharta di Herman Hesse?

“Ispirato alla storia del Buddha storico diventato un classico della letteratura e un grande successo di pubblico (soprattutto giovanile) per le tematiche trattate (la ricerca di sé, il conflitto con il mondo tipico dell’età adolescenziale, il rifiuto dei beni materiali effimeri e superficiali, l’inquietudine spirituale) e per la loro vicinanza con i movimenti pacificisti del tempo e con la corrente spirituale del buddhismo (o, più in generale, delle filosofie orientali)”.

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Oggi mi riaccosto al Buddha leggendo il libro I quattro maestri di Vito Mancuso (Garzanti), che scopro con particolare interesse sia nelle sue dimensioni storiche che spirituali.
Tutta la sua proposta individuale si condensa in due precise istanze che fungono da diagnosi e terapia, laddove la diagnosi si chiama sofferenza e la terapia cessazione della sofferenza, una cessazione che diventa possibile tramite un lavoro personale in prima persona che si chiama etica, contemplazione e conoscenza.
Al di fuori di questa, il Buddha affermava di non sapere altro e di non volere insegnare altro. Il Buddha è un medico, a lui non interessa la metafisica (almeno apparentemente).

Cosa significa la parola "Buddha" e chi è Buddha

Buddha è un titolo che significa “illuminato” o anche “risvegliato”. Il titolo “Buddha” è paragonabile al titolo di Cristo, mentre il nome del personaggio storico è Siddharta Gautama, laddove Siddharta è il nome proprio e Gautama è il nome della famiglia o cognome che non è presente né in Gesù né in Socrate. Ulteriori titoli del Buddha tradotti in italiano sono Beato, Venerabile, Sapiente, Vittorioso, Sublime.

L’esistenza del Buddha si scandisce secondo tre fasi ben distinte: permanenza nella reggia paterna, ascesi e ricerca spirituale, insegnamento.

  • Dopo aver trascorso una infanzia felice e ricevuto la migliore educazione, a sedici anni sposò la bellissima Gopa, da cui ebbe un figlio, a 29 anni abbandonò la casa paterna e iniziò un duro apprendistato ascetico per circa sei anni, senza però trovare quello che cercava.
  • Quindi abbandonò il rigido ascetismo e iniziò una ricerca spirituale tutta sua. Giunse così al raggiungimento della cosiddetta bodhi o “Illuminazione” o anche “Risveglio”.
  • Aveva 35 anni e da quel momento non fu più Siddharta ma il Buddha, il Risvegliato, l’Illuminato. Fu in quel momento che pronunciò parole paragonabili ai Vangeli per i cristiani. La terza fase della sua vita, durata più di quarantacinque anni, copre il periodo dedicato all’insegnamento e iniziato con il Discorso della messa in moto della ruota del Dharma che espone il nucleo del suo insegnamento e che gli fece avvicinare numerosi discepoli, tanto da creare una comunità monastica a cui aderirono anche monache, gettando le basi di quella che sarà la parità di genere nel monachesimo buddhista.
    Primato questo che condivise con la sua affermazione dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, aprendo le porte anche ai cosiddetti "intoccabili", convinzione eretica per l’India di quei tempi che riconduceva la tradizionale suddivisione in caste della società direttamente alla volontà divina. L’universalismo buddista giunse a tener conto anche degli animali, anch’essi considerati esseri senzienti e la cui sofferenza va presa in carico.

La nascita leggendaria

Evidenti sono le analogie con le narrazioni della nascita di Confucio, di Gesù e di altri personaggi illustri. Risultano evidenti le analogie con la "virginitas ante partum" e la "virginitas in partu" attribuite dal cattolicesimo alla madre di Gesù, oltre a venire celebrato la nascita del bambino destinato alla salvezza del mondo. Non mancano presenze celesti del tutto analoghe agli Angeli dei Vangeli e personaggi che ricordano da vicino i Magi e Gesù tra i dottori del tempio.

Il metodo

Il rapporto tra conoscenza e guarigione è centrale nel Buddha: risanando la mente dall’ignoranza si guarisce, non tramite la grazia divina. Buddha esorta alla conoscenza, ma non alla libera indagine filosofica come quella socratica, assegnando il primato alla spiritualità e non alla dogmatica come avviene nel cristianesimo, liberando il buddismo dall’ossessione dell’eretico e dell’infedele e donandogli un atteggiamento complessivo di serenità e non di violenza. Rimane valido il principio che il sapere è liberazione e redenzione.

Il cuore dell’insegnamento del Buddha è racchiuso nel primo discorso pubblico tenuto dopo aver conseguito l’illuminazione intitolato il Discorso della messa in moto della ruota del Dharma, ruota rappresentata con otto raggi e divenuta il simbolo più noto del buddhismo.
Accanto a questa va collocata la cosiddetta "ruota dell’esistenza o ruota del divenire" o dell’eterno ritorno, come lo chiamerà Nietzsche, una spirale ascendente che conduce alla liberazione detta Nirvana (tale lavoro di liberazione lo deve fare il singolo individuo).

Quattro sono le tesi denominate Quattro nobili verità che costituiscono “la struttura portante per la comprensione di tutti gli insegnamenti del Buddha”:
1) L’universalità della sofferenza;
2) La causa della sofferenza;
3) La possibilità del superamento della sofferenza;
4) Il modo concreto per superare la sofferenza. Quest’ultima tesi viene esplicitata mediante un percorso in otto punti detto “Nobile ottuplice sentiero”.
Come appare evidente sia le tesi teoriche che pratiche si riferiscono alla sofferenza (diagnosi), a come uscirne (la terapia) e alla logica complessiva che ne consente la guarigione.

Per il Buddha il mondo è un aggregato di dolore. Che la sofferenza pervade il mondo non è una teoria originale, ricordiamo prima di lui l’Epopea di Gilgames in Mesopotamia (XIX sec. a.C), Le Lamentazioni di Ipu-r in Egitto (XIX sec. a.C.), Esiodo in Grecia VII sec. a.C., Bibbia ebraica VIII sec. a.C.

La seconda verità è che causa della sofferenza è l’impulso a desiderare. La terza nobile verità annuncia che esiste un rimedio: se la sofferenza in tutte le sue forme deriva dal desiderio, ne consegue che sradicandolo sperimenteremo la fine della sofferenza. La cessazione della sofferenza è il nirvana.
La quarta verità indica la via da seguire, il sentiero ascetico del buddhismo: il “nobile ottuplice sentiero”, un insieme di discipline che abbracciano ogni aspetto della vita, sia fisico che mentale.

In sostanza, l’insegnamento del Buddha si può riassumere in due enunciati: le quattro nobili verità, che sono l’aspetto dottrinale e invitano alla comprensione; e il nobile ottuplice sentiero che invita alla pratica.

Una visione pessimistica?

Per il Buddha la sofferenza fa parte intrinsecamente della vita. Troppo pessimismo? Se guardiamo il mondo in termini processuali non è così: la sofferenza fa parte della vita ma non è l’interezza della vita, non c’è nulla che non contenga sofferenza, ma non c’è nulla che sia solo sofferenza senza contenere la possibilità della gioia.
In altri termini la lezione vera e propria è una lezione di tipo metodologico, cioè Buddha concepiva i fenomeni non nella loro istantaneità, ma nel loro sviluppo.

È da questa processualità che scaturisce il tipico pensiero buddista non dualista, secondo questa visione tutto è in relazione col tutto. Ogni fenomeno dialoga con il suo opposto, anzi ogni fenomeno è reso possibile dall’esistenza del suo opposto: non si ha vecchiaia se prima non si ha la gioventù. La gioia se non si ha la sofferenza, la morte se non si ha la nascita. È quella che il Buddha chiama genesi interdipendente.
Tutte le dottrine buddhiste hanno un valore puramente pratico, devono essere tradotte nell’esperienza e nell’azione.

"Il Buddha paragona la dottrina ad una zattera che usiamo per attraversare un fiume: quando lo scopo è stato raggiunto, solo uno stolto continua a passeggiare con la zattera sulla testa perché la considera ancora utile al suo cammino”.

L’insegnamento del Buddha che si basa sul principio “di agire e vivere in accordo con gli usi e i costumi di ogni località”, in epoca di immigrazione, è diventato un messaggio prezioso e indispensabile per una corretta politica di accoglienza.

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