Bastardo posto di Remo Bassini

Tutti sanno brandelli di verità che, poi, messi assieme, ti fanno capire, certo, qualcosa di più, ma, ti fanno capire, anche, che mancherà sempre un tassello o qualcosa, e quindi, considera ora don Guido, sempre brandelli sono e forse per questo - pensiero blasfemo - abbiamo bisogno di credere in un dio o in qualcosa.

Già: manca sempre un tassello, qualcosa che ripristini un ordine distrutto, che riporti in vita una persona amata, che doni speranza. Eppure, anche se forse capiamo subito che non ci sarà redenzione per il giornalista Paolo Limara, continuiamo a leggere e a mettere insieme i tasselli che ogni personaggio ci offre: sono tasselli incompleti per definizione, che si compongono tra loro per offrirci una visione amara di una città italiana né troppo grande né troppo piccola, ma che forse si adatta anche alle città più grandi e a quelle più piccole...

All’inizio del libro troviamo subito Paolo Limara davanti al manichino nudo della vetrina di un negozio abbandonato. E’ un uomo distrutto: Marina, la donna con cui ha vissuto pochi mesi di un’intensa storia d’amore, è appena morta in un incidente d’auto.
Ma i personaggi presto si moltiplicano ed entrano in scena: Tuddia, un uomo misterioso e temuto sul quale circolano voci contrastanti; un sacerdote in crisi e un altro alle soglie della sanità; Viola Rodesi, l’ex proprietaria del negozio di abbigliamento il cui manichino attrae Limara; un fantomatico funzionario ministeriale; sfuggenti commissari di polizia... tutti sono legati tra loro da un filo di male che verrà scoperto e tranciato, alla fine, solo in parte.

Limara è un uomo combattuto: non ha agito quando avrebbe dovuto e le conseguenze della sua inazione lo porteranno alla decisione finale, ma proprio questo coraggio incompleto, che appare e si ritrae e poi si rialza di nuovo, lo rende, più che eroe, un essere umano.