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Significato di parole, proverbi e modi di dire

Aspettando Godot: dall’opera teatrale al modo di dire

"Aspettando Godot" è indubbiamente una delle più importanti opere teatrali del Novecento. Non solo: il titolo della pièce è diventato anche un diffuso modo di dire. Come mai? Cosa significa? Scopriamolo insieme.

Eleonora Daniel
Eleonora Daniel Pubblicato il 26-04-2020
Aspettando Godot: dall'opera teatrale al modo di dire

Aspettando Godot è un’opera teatrale di Samuel Beckett, scritta a fine anni Quaranta e pubblicata per la prima volta in francese nel 1952. Pièce imprescindibile per il teatro del Novecento e per lo sviluppo di drammaturgia e letteratura, Aspettando Godot si è incisa nel panorama culturale internazionale, fino a trasformarsi persino in un modo di dire.

Ma di cosa parla esattamente l’opera teatrale? Cosa si intende quando si dice che si sta "aspettando Godot"? Scopriamolo insieme.

Aspettando Godot: l’opera teatrale di Samuel Beckett

In scena appaiono Vladimir ed Estragon. I due uomini sono seduti su una panchina e aspettano un certo "Signor Godot", che ogni giorno manda un ragazzo a informarli che li raggiungerà il giorno successivo:

"Oggi non verrà, ma verrà domani".

Nell’attesa che ogni giorno si rivela delusa, i due uomini si lamentano del freddo, della fame, della vita. Arrivano perfino a pensare di suicidarsi, ma alla fine non riescono a fare a meno di restare lì, ancorati alla panchina e l’uno all’altro, in attesa che Godot si faccia finalmente vedere.

Neanche l’arrivo sulla scena di Pozzo e Lucky, servo e padrone legati insieme da una corda sempre più corta, servirà a smuovere Vladrimir ed Estragon, che pur dicendosi finalmente pronti ad andarsene resteranno immobili. A chiudere Aspettando Godot è un’indicazione scenica: They don’t move (Non si muovono).

L’opera è spesso citata come esempio del teatro dell’assurdo, con cui si indicano le opere scritte a cavallo tra gli anni ’40 e ’60 che riflettono sull’assurdità dell’esistenza, riportando nel teatro quanto elaborato dagli esistenzialisti (Jean-Paul Sartre e Albert Camus in primis).
Con Aspettando Godot, Beckett costruisce una riflessione sull’insensatezza della vita umana e sulla frustrazione data dal continuo e fallimentare tentativo di muoversi, cambiare se stessi e quello che ci circonda.

Proprio a questo continuo impulso a fare un passo avanti senza spostarsi di una virgola sembra fare riferimento il nome Godot, formato dall’unione delle parole inglesi go e dot, va’ e (punto) fermo.

Aspettando Godot: il modo di dire

Oggi Aspettando Godot è diventato un vero e proprio modo di dire. L’espressione si usa, infatti, per indicare una situazione in cui si continua ad aspettare all’infinito qualcosa che appare come imminente, senza fare nulla perché si realizzi o si smuova.
È esattamente quanto accade a Vladimir ed Estragon, che ogni giorno non vedono Godot arrivare e ogni giorno scelgono di continuare a lamentarsi della propria esistenza e ad aspettare il successivo, anziché farsi incontro all’uomo o andare via.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aspettando Godot: dall’opera teatrale al modo di dire

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