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Significato di parole, proverbi e modi di dire

Antonomasia: definizione, esempi e casi più comuni

"Per antonomasia" è un'espressione usata piuttosto comunemente, ma cos'è di preciso un'antonomasia? Come funziona e quali sono le più note? Scopriamolo insieme.

Eleonora Daniel
Eleonora Daniel Pubblicato il 02-07-2020
Antonomasia: definizione, esempi e casi più comuni

"Per antonomasia" è un’espressione di uso piuttosto diffuso, ma cosa significa esattamente e cos’è di preciso un’antonomasia?
Lo anticipiamo subito: è una figura retorica con diverse funzioni, che hanno tutte a che fare con il meccanismo di nominazione. Scopriamo insieme etimologia, definizione di antonomasia e facciamo qualche esempio di quante e quali sono le più diffuse.

Antonomasia: cos’è

Partiamo dall’etimologia: antonomasia deriva dal greco antí che significa "al posto di" e ónoma che sta per "nome".

L’antonomasia è una figura retorica con due funzioni principali:

  • Usare il nome proprio di un individuo dotato di determinate caratteristiche per attribuire queste ultime a un altro soggetto.
    Per esempio, dire a qualcuno "Sei un Attila!" o "Sei un San Tommaso" significa dargli del distruttore o della persona che non crede a quanto gli viene detto finché non ne ha le prove certe. Altri esempi simili sono le frasi del tipo "essere un Ercole" (particolarmente forte) o "essere un Mecenate" (protettore e patrocinatore delle arti).
  • Usare le caratteristiche di un individuo come nome per indicarlo.
    Ad esempio, Marte è comunemente noto anche come "il pianeta rosso", Dante è "il (sommo) Poeta", il diavolo è "il Maligno".

Per semplificare e riassumendo, l’antonomasia consiste in una sostituzione di nome, che può avvenire principalmente in due diverse direzioni:

  • il nome comune può essere usato come nome proprio (è il caso di "il Poeta" per Dante)
  • il nome proprio può essere usato al posto di un nome comune (come per i casi di Attila e Mecenate).

Esempi di antonomasie più comuni

I nomi propri diventati nomi comuni e quotidianamente usati sono numerosissimi e molte volte non ci rendiamo nemmeno più conto di quale fosse la loro origine.

Tra le antonomasie più diffuse, si trovano:

  • Mecenate: si usa per indicare una persona impegnata nel sostegno della cultura dal punto di vista finanziario perché deriva da Gaio Cilnio Mecenate, un influente consigliere della corte augustea (I sec. a.C.) famoso per il suo sostegno ad alcuni tra i più importanti poeti della sua epoca (tra cui Virgilio, Orazio e Properzio).
  • Cicerone: oggi usato per riferirsi a qualcuno che, soprattutto nel corso di una visita turistica, illustra arte, storia e cultura del luogo che lo circonda; deriva da Marco Tullio Cicerone, famoso per le sue doti oratorie e la sua conoscenza.
  • Perpetua: l’assistente personale del sacerdote deve il suo nome ai Promessi sposi di Alessandro Manzoni, in cui Perpetua è la domestica di Don Abbondio.
  • Anfitrione: indica un padrone di casa accogliente e generoso perché deriva dal mitico re di Tirinto, famoso per la sua prodigalità.
  • Sosia: ebbene sì, anche Sosia un tempo era un nome proprio. Nella commedia plautina Anfitrione, infatti, Mercurio si traveste in modo da apparire uguale a Sosia, il servo di Anfitrione.
  • Vandalo: chi distrugge o danneggia un bene deve il suo nome al popolo germanico dei Vandali, ritenuto invasore e devastatore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Antonomasia: definizione, esempi e casi più comuni

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