L’anno bisestile è una particolarità del nostro calendario che suscita la curiosità di molti: perché un anno dura più degli altri? Perché aggiungiamo un giorno al mese di febbraio e a cosa serve quel giorno in più, che va ad allungare il mese più corto dell’anno?
Oltre a chiederci cos’è l’anno bisestile e come è nato, inoltre, se guardiamo ai proverbi, ai modi di dire e alla saggezza popolare, ci accorgiamo facilmente che intorno a questa particolare ricorrenza sono fiorite, nel corso dei secoli, leggende e dicerie che fanno ritenere l’anno bisestile un anno sfortunato e foriero di sventure.
Cerchiamo dunque di capire cos’è l’anno bisestile e qual è la sua funzione e la sua utilità, come è nato e chi l’ha istituito, quando sarà il prossimo e quali sono le ragioni che stanno alla base della credenza che lo vuole un anno “disgraziato” e pieno di malasorte.
Anno bisestile: quando sarà il prossimo
L’anno bisestile ricorre ogni 4 anni. L’ultimo anno bisestile che abbiamo vissuto è il 2020, mentre l’anno bisestile corrente è il 2024. Il successivo anno bisestile sarà il 2028.
Anno bisestile: che cos’è e qual è la sua funzione
Per comprendere cos’è l’anno bisestile e a cosa serve dobbiamo partire da una necessaria distinzione, quella tra anno civile e anno solare. Il primo è quello che ogni giorno vediamo scorrere sul calendario della nostra cucina o del nostro ufficio, la scansione temporale che regola la nostra vita quotidiana, pubblica o privata, l’anno che, comunemente, consta di 365 giorni.
L’anno solare è, invece, il tempo che la terra effettivamente impiega per compiere una rotazione intorno al sole e per tornare perfettamente sulla linea dell’equinozio; questo tempo, a essere precisi come lo è l’astronomia (una scienza, vera e propria), è pari a 365, 24219 giorni.
Ciò significa che l’anno solare dura, in realtà, circa 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi o, in altri termini che la reale durate dell’anno (l’anno solare) è superiore di circa sei ore all’anno (civile) che ogni giorno vediamo scandito sui nostri calendari. Si tratta di una discrepanza, di cui già gli antichi si erano resi conto, che, se ignorata, darebbe luogo a un innaturale slittamento delle stagioni, per questo si decise di ovviare al problema con l’intercalazione di un giorno aggiuntivo nell’anno stesso, ogni quattro anni. Vediamo ora quali sono state le evoluzioni che l’anno bisestile ha subito nel corso dei secoli.
Perché si chiama anno bisestile: un po’ di storia
Per gli anni precedenti l’era volgare non si applicano anni bisestili, l’uso di questo escabotage temporale, o astronomico, avviene dal 46 a.C., anno nel quale Giulio Cesare, su indicazione dell’astronomo alessandrino Sosigene al quale si era rivolto sotto il consiglio di Cleopatra, diede all’anno bisestile una sua prima configurazione (la cui applicazione fu leggermente rimodulata e perfezionata nell’8 a.C. da Ottaviano Augusto), destinata ad avere una lunga applicazione nel corso della storia occidentale. Tra le tante innovazioni apportate dal dittatore all’ordinamento e ai costumi romani troviamo, infatti, il cosiddetto Calendario Giuliano: prevedeva l’applicazione dell’anno bisestile una volta ogni quattro anni, ovvero negli anni la cui numerazione era divisibile per quattro.
I Romani aggiungevano il trecentosessantaseiesimo giorno dopo il 24 febbraio; se consideriamo che gli antichi contavano i giorni prendendo a riferimento festività particolari come le Calendae (primo giorno del mese) o le Idi (tredicesimo o quindicesimo giorno del mese), ci accorgiamo che il 24 febbraio era denominato sexto die ante Calendas Martias in latino, ovvero il sesto giorno prima delle Calende di Marzo (se le Calende di Marzo sono il primo giorno di marzo e se teniamo conto che il conteggio considerava anche il giorno di partenza è facile comprendere come il 24 febbraio e il 1 marzo vi siano, appunto, sei giorni di distanza (24-25-26-27-28-1).
Il giorno aggiuntivo che veniva inserito una volta ogni quattro anni, dopo il 24 febbraio era, allora, denominato bis sexto die , ovvero un secondo sesto giorno prima delle Calende di Marzo, deriva da questa espressione il nome di anno bisestile.
Nel corso dei secoli, poi, quando i giorni furono contati a partire dal primo giorno del mese, con numeri successivi, il giorno bis sexto di febbraio divenne il 29 che caratterizza ancora oggi l’anno bisestile.
Un’ulteriore riforma del calendario fu quella introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582: il Calendario Gregoriano che utilizziamo ancora oggi si rese, infatti, necessario per correggere alcuni degli errori che ancora erano presenti nella scansione degli anni introdotta da Giulio Cesare.
Ad essere precisi il tempo che la Terra impiega per tornare esattamente sulla linea dell’Equinozio è pari a 365,24219 giorni. Per riequilibrare in modo esatto questa lieve differenza con l’anno solare (di 365 giorni) dovremmo aggiungere 0,96876 giorni ogni quattro anni. In realtà, però, il Calendario Giuliano prevedeva l’aggiunta di 1,0 giorni, dando così luogo a una sovracompensazione di poco più di 10 minuti in media all’anno.
Il Calendario Gregoriano corregge questa inesattezza prevedendo che l’anno bisestile venga saltato in alcune speciali occasioni: la riforma del calendario introdotta da Gregorio XIII vuole, infatti, che l’anno bisestile ricorra:
- negli anni non secolari il cui numero è divisibile per 4;
- negli anni secolari il cui numero è divisibile per 400;
La situazione che Gregorio XIII e i suoi astronomi si trovarono di fronte, in realtà, richiese anche un’ulteriore azione sul calendario dell’epoca: accertatisi che il giorno in più, aggiunto grazie all’anno bisestile, non era riuscito a far coincidere alla perfezione l’anno solare (o tropico) e l’anno civile e che, anzi, nel corso di più di quindici secoli, particolari momenti dell’anno solare (come gli equinozi) erano spostati in avanti rispetto alle date canoniche, il Pontefice decise di far saltare i giorni dal 4 al 15 ottobre 1582; in questo modo (sottraendo giorni in eccesso al calendario) riuscì a riportare l’equinozio di primavera al 21 marzo.
Ancora oggi, la stessa pratica, su scala molto ridotta, dal momento che viene applicata ai secondi e non ai giorni, viene messa in atto dallo International Earth Rotation and Reference Systems Service, per riallineare il calendario al moto della Terra: questa istituzione decide, infatti, di togliere o aggiungere un secondo al Tempo Coordinato Universale (UTC), come, ad esempio è avvenuto lo scorso 30 giugno del 2015, allo scopo di compensare il rallentamento della rotazione terrestre dovuto all’attrazione gravitazionale della Luna.
Secondo le regole sopra, sono stati bisestili il 1896 e il 1996 (anni non secolari il cui numero è divisibile per 4), come anche il 1600 e il 2000 (anni secolari il cui numero è divisibile per 400), mentre non sono stati bisestili il 1800 e il 1900 (anni secolari il cui numero non è divisibile per 400). Per questa stessa regola, mentre il 2000 è stato un anno bisestile il 2100 non lo sarà.
Perché si crede che l’anno bisestile sia sfortunato
Fin dall’epoca romana sono fioriti intorno all’anno bisestile una serie di proverbi e di modi di dire che sottolineano nella quasi totalità dei casi, il fatto che l’anno a cui viene aggiunto un giorno sia un anno sfortunato, foriero di tragedie e di sventure. Il motto più celebre, in tal senso, è senz’altro:
- anno bisesto, anno funesto
anche se non dobbiamo dimenticare espressioni meno conosciute come:
- anno bisesto anno funesto e triste quello che gli viene appresso;
- anno bisesto tutte le cose van di traverso;
- anno bisesto tutte le donne senza sesto;
- anno che bisesta non si sposa e non s’innesta;
- se l’anno è bisestile, riempi il sacco e il barile;
- anno bi-sestile chi piange e chi stride.
- anno bisesto che passi presto;
Per capire la cattiva fama dell’anno bisestile dobbiamo, ancora una volta, rivolgerci all’antica Roma, in particolare ai suoi usi e ai suoi costumi: febbraio era infatti, per gli antichi romani, il Mensis Feralis, il mese dedicato ai morti e ai riti funebri, un mese poco allegro, dedicato ai defunti perché il calendario arcaico lo identificava con l’ultimo mese dell’anno prima del nuovo anno che nasceva a marzo, con l’arrivo della primavera. A febbraio i Romani celebravano le Terminalia, dedicate a Termine, dio dei Confini, e le Equirie, gare che avevano la funzione di ricordare e simboleggiare la conclusione di un ciclo cosmico quindi, in definitiva, due simboli della morte e della fine.
Ai mores romani dobbiamo aggiungere anche una motivazione di natura squisitamente psicologica: l’anno bisestile è un anno diverso, poco frequente, fuori dal comune; tutti i fenomeni e gli eventi che godono di questi attributi sono, per natura, ritenuti dall’uomo diversi e, al pari del cambiamento, incutono paura e preoccupazione.
Un’altra superstizione, tutta contemporanea, infine, avvalora l’idea che l’anno bisestile sia foriero di disgrazie e sventure: anche se non c’è alcuna spiegazione scientifica che consenta di intravedere un qualche nesso causale, in anni bisestili recenti sono avvenute memorabili catastrofi ed epidemie.
Il 29 febbraio del 1960 un terremoto colpì la città di Agadir, in Marocco, uccidendo un terzo della sua popolazione; nel 1976 il Friuli fu colpito da un forte terremoto; nel 2004 si scatenò lo tsunami nell’Oceano Indiano; il 2012 era identificato con l’anno nel quale sarebbe avvenuta la fine del mondo da parte dei Maya. Il 2020 sarà ricordato per sempre come l’anno della pandemia mondiale di Coronavirus.
In realtà nonostante le tante dicerie e i tanti proverbi che caratterizzano l’anno bisestile, questa ricorrenza è vista dalla tradizione popolare come un momento favorevole per intraprendere nuove imprese o cambiamenti di vita o di mestiere.
Anche i nati il 29 febbraio (tra le personalità celebri Papa Paolo III e Gioccahino Rossini), in anni ordinari festeggiano il compleanno il 28 febbraio o il 1 marzo, a loro discrezione, sembrano essere accompagnati da una buona stella nella loro vita.
Infine, una antichissima tradizione irlandese vuole che le donne possano dichiararsi agli uomini solo il 29 febbraio e che a loro debba essere riservato un dono, soprattutto in caso di rifiuto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Anno bisestile: cos’è, com’è nato e quando sarà il prossimo
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Escamotage.
In anni in cui si parla di tredicesima costellazione, di calendari lunari, ecc... perché non pensare a una nuova riforma del calendario?
D’accordo, forse non ne abbiamo bisogno, funziona già tutto e ci sarebbe molto caos, ma non sarebbe più elegante un calendario formato da 13 mesi ognuno composto di 4 settimane (28 giorni)?
364 giorni in tutto più un giorno di festa, due negli anni bisestili.
Ci sarebbe un ciclo lunare ogni mese e si potrebbe avere un calendario luno-solare...
Un abbraccio a tutti!