Se dico Nigeria, cosa vi viene in mente? Qualcuno dirà Africa, che di stati poveri e politicamente instabili come la Nigeria ne contiene parecchi. Qualcun altro dirà Lagos, magari credendo che si tratti della capitale.
Pochi creeranno un’associazione mentale immediata con Chinua Achebe, il suo più grande scrittore.
Chinua Achebe si è spento ieri a 82 anni in un ospedale di Boston.
Nel 1948 è stato uno dei primi studenti di quella che oggi è l’Università di Ibadan dove, una volta laureato, è diventato professore di inglese. Viveva negli Stati Uniti dal 1990. Insegnava al Brown College dal 2009, una delle università americane più antiche.
Si è fatto conoscere a livello mondiale con il suo primo romanzo, "Il crollo", del 1958, ambientato nella Nigeria di fine Ottocento, la cui vicenda è incentrata sull’influsso delle missioni cristiane sulla struttura societaria locale.
E’ stato autore di romanzi, racconti, poesie, saggi e opere per ragazzi.
Insignito nel 2007 del Man Booker International Prize, è stato definito da Nelson Mandela come
"lo scrittore in compagnia del quale i muri della prigione cadevano".
Scriveva in inglese. E’ stato criticato in patria per aver scelto la lingua dell’oppressore coloniale. Ma le sue opere sarebbero uscite dai confini nazionali se avesse scritto nella lingua del popolo ibo?
E poi, il suo era un inglese volutamente modellato sulle cadenze, i ritmi e la musicalità delle voci in cui Achebe era nato.
E’ stato un autore coraggioso. Non ha avuto paura di affrontare temi scomodi per il mondo occidentale, soprattutto nella trilogia "Dove batte la pioggia" (di cui "Il crollo" è il primo romanzo), incentrata sulla trasformazione violenta imposta dai colonialisti a discapito dei valori tribali. Non ha avuto paura di prendersela con la politica nigeriana postcoloniale. Non ha avuto paura, in una sua memorabile conferenza del 1975, di definire Conrad un "perfetto razzista", portando varie prove a suffragio, non ultimo, il fatto che in "Cuore di tenebra" ci siano solo sei parole pronunciate da africani.
Insomma, Achebe, pur scrivendo in inglese, non ha mai smesso di amare le sue radici e attraverso le sue opere ci ha raccontato quella che lui stesso ha definito
"l’occulta zona di instabilità dove muoiono i costumi e nascono le culture".
La Nigeria e l’Africa tutta hanno perso uno dei loro più grandi portavoce.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio a Chinua Achebe, padre della letteratura moderna africana
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