

Come prevedibile, il progetto di riforma presentato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è già andato incontro a diverse critiche nel giro di poche ore. In un paese caratterizzato da un clima politico spesso teso (per usare un eufemismo) come l’Italia, in cui ogni discussione rischia di diventare l’arena di meri duelli tra le parti, però, è fondamentale mantenere un atteggiamento equilibrato, valutando con attenzione ogni osservazione per distinguere quelle ben motivate da quelle frutto di reazioni impulsive, magari espresse “di getto”, precipitosamente.
Geostoria: apologie e critiche degli ultimi giorni
Quasi nessuno si sarebbe atteso un’apologia della Geostoria, una materia che nelle scuole italiane è uno scatolone senza alcun contenuto all’interno, ma inaspettatamente qualche voce sparuta si è levata. Il caso merita una riflessione seria e una risposta attenta.
Va chiarito, senza intenti polemici, che la Geostoria nelle sue concretizzazioni pratiche, in molti istituti, non rappresenta una materia autonoma e veramente strutturata, ma una denominazione confusa, che danneggia discipline che dovrebbero avere una loro dignità (la Geografia e la Storia) e che invece sono state accorpate per una questione di ’economia’. Su “La Stampa”, senza mezzi termini, Luciano Canfora ha definito la cosiddetta Geostoria "un mostro".
La creazione della Geostoria e i suoi limiti
Negli ultimi anni, le scarse conoscenze di Storia e Geografia riscontrate tra gli italiani, in particolare i giovani, hanno suscitato crescenti preoccupazioni, ed è evidente che la direzione presa dal mondo della scuola nel recente passato non è stata adeguata per risolvere il problema. Anzi, con la Riforma Gelmini il Ministero ha contribuito a peggiorare la situazione: è a quel tempo che è nata la Geostoria, una nuova materia creata accorpando arbitrariamente Storia e Geografia per compensare, di fatto, una riduzione delle ore. Così, invece di approfondire separatamente le due discipline, gli studenti si sono trovati a dover affrontare temi complessi, che richiedono una comprensione integrata del rapporto tra eventi storici e fenomeni geografici, spesso senza solide basi in nessuna delle due aree. È una realtà paradossale e inaccettabile.
Quasi ogni studente, purtroppo, può testimoniare l’insussistenza di un simile approccio, che in molti casi si riduce essenzialmente all’esposizione di argomenti affrontati velocemente e senza partire dall’assimilazione pregressa delle competenze geografiche necessarie: un indispensabile bagaglio di cultura geografica generale (i fondamentali), la capacità di leggere le mappe, la conoscenza dei metodi e quella delle teorie interpretative delle principali scuole di pensiero geografico succedutesi sino ad oggi.
Nella realtà fattuale la Geostoria, come materia scolastica, riflette solo l’errore di chi ha portato avanti una campagna di pseudo-modernizzazione superficiale, nascondendo una serie di danni alla scuola pubblica dietro una facciata di presunta innovazione. L’accorpamento di Storia e Geografia è stato solo un espediente per giustificare un taglio delle lezioni, senza una reale considerazione per le esigenze educative degli studenti.
Non è stato un reale tentativo di interdisciplinarità, ma uno stratagemma per mascherare la riduzione delle ore. In pratica, molti insegnanti hanno continuato a dedicare le lezioni esclusivamente alla Storia, trascurando le Geografie.
Ciò è accaduto (e accade tuttora) anche perché molti docenti non hanno una formazione adeguata per insegnare Geografia, essendo specializzati in un’altra materia.
Va inoltre ricordato che la testata “Tecnica della scuola” ha segnalato anche la questione delle ore di Geografia "pura" (A021) che talvolta sono erroneamente assegnate a professori non qualificati, non appartenenti alla specifica classe di concorso A021:
Dal canto suo, Geostoria si è rivelata una soluzione inefficace, incapace di fornire una comprensione integrata dei fenomeni storici e geografici. L’introduzione di questa materia non ha fatto altro che amplificare il problema, sacrificando la profondità e la qualità dello studio di entrambe le discipline.
Occorre non lasciarsi ingannare dal nome “Geostoria”, che di per sé indicherebbe una realtà stimolante, ma che a scuola ha solo camuffato un inutile ibrido malriuscito.
Geostoria: le differenze dal modello di Braudel


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La concezione di Geostoria così come oggi viene intesa a livello accademico è stata elaborata originariamente dallo storico Fernand Braudel (1902-1985) per indicare un vero approccio interdisciplinare alla ricerca storica, che intreccia elementi geografici, sociali, economici e politici per comprendere in maniera completa i processi di lungo periodo che condizionano lo sviluppo delle comunità umane. Braudel coniò il termine nel 1942, ispirandosi alle scienze sociali, alla Geografia storica francese e germanica e in parte confrontandosi con la Geopolitica di scuola tedesca.
Nulla di tutto ciò si manifesta ogni giorno tra i banchi delle scuole secondarie di secondo grado (le vecchie superiori), dove, ad esempio, la classica lezione di Storia sul “commercio triangolare” – impostata magari con gli stessi crismi con cui l’ha studiata la generazione degli anni Sessanta – viene presentata come sintesi di Geografia e Storia, e viene puntualmente proposta a classi di studenti del tutto a digiuno di ogni conoscenza geografica essenziale, che ignorano persino la conformazione dei continenti e non sanno riconoscerli sul planisfero. Questo è il quadro con cui attualmente dobbiamo confrontarci.
Geografia: materia trasversale per eccellenza
Il 15 gennaio, su “La Stampa”, è apparso un articolo intitolato Gli studenti bocciano Valditara: “Vuole una scuola reazionaria e conservatrice”, che riporta le parole di Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Uds (Unione degli studenti), il quale ha dichiarato che:
Ridurre lo studio della geostoria, materia che permette di analizzare gli eventi storici legandoli al luogo dove essi si sono svolti, aprendo le menti degli studenti a una serie di ragionamenti più ampi, per sostituirla con lo studio della sola storia Italiana o occidentale in senso stretto, non è solo un tornare indietro negli anni nella creazione del programma, ma è anche una scelta che prende la direzione di una scuola estremamente nazionalistica e contraria a un’apertura che soprattutto in questa fase storica sarebbe necessaria.
Probabilmente almeno una parte di questa frase potrebbe essere nata dallo spirito passionale proprio della giovinezza, e queste contestazioni maritano una risposta che possa chiarire e correggere un punto di vista che non risponde alla realtà.
Se la Geostoria sarà sostituita semplicemente dalle ore di “Storia nazionale” avremo ottenuto un triste regresso, questo è vero. Ma il Ministro sembra prospettare la separazione tra Geografia e Storia, e questa è una faccenda diversa, poiché si tratterebbe di restituire dignità ad ambo le discipline. Il potenziamento delle ore di Geografia in tutti gli indirizzi di studio rappresenterebbe un passo fondamentale verso una formazione scolastica più completa e aderente alle esigenze contemporanee degli alunni.
Affidare l’insegnamento della Geografia esclusivamente ai docenti della classe di concorso A021, specializzati e competenti, garantirebbe inoltre un’esplorazione corretta, ordinata e approfondita delle tematiche fondamentali della disciplina. I docenti di A021 (Geografia) sarebbero in grado di affrontare argomenti profondamente attuali e di grande interesse per le nuove generazioni, come la crisi ambientale, i conflitti globali, le migrazioni e le dinamiche geopolitiche. Al momento, la Geografia nelle scuole italiane è relegata a una posizione marginale, con un numero di ore estremamente ridotto, e spesso viene assegnata a insegnanti di altre discipline, che non possiedono la formazione necessaria.
La rivalutazione e il rilancio della Geografia, mediante un insegnamento qualificato e metodologie aggiornate, offrirebbero ai ragazzi strumenti fondamentali per comprendere e interagire criticamente con il mondo contemporaneo, contribuendo alla loro formazione come cittadini consapevoli e attivi. E se si vuole avere un’effettiva interdisciplinarità tra Storia e Geografia, si possono organizzare delle ore di compresenza con i docenti di A021: quella è la strada giusta.
Geografia e impegno nella difesa dell’ambiente
Da anni in Italia diversi gruppi studenteschi hanno dimostrato il loro impegno nella difesa dell’ambiente, aderendo a scioperi e manifestazioni anche di portata globale. Tuttavia serve un livello ulteriore di autocoscienza: per rendere davvero incisiva la loro azione, è necessario che nelle loro richieste sul fronte educativo i giovani rivolgano la loro attenzione verso proposte di un serio potenziamento delle Geografie nei licei e in tutti gli indirizzi di studio.
Se ci è concesso il permesso di alterare una celebre citazione di Chico Mendes (1944-1988), un sindacalista che ha pagato con la vita la sua lotta in difesa di un ecosistema, potremmo dire: “L’ecologia senza Geografia a scuola è solo giardinaggio!” E bisognerebbe stampare magliette e felpe con questa scritta, ed esporre striscioni e cartelli.
È una provocazione che vuole evidenziare l’importanza di una formazione geografica solida, impostata su un approccio g-locale (ossia che colleghi realtà globali e locali), per comprendere e affrontare i problemi ambientali e sociali del nostro secolo.
Sarebbe importante che le associazioni studentesche prendessero coscienza del ruolo della Geografia e si battessero per restituirle il posto che merita, garantendo ai giovani gli strumenti di analisi indispensabili per leggere il mondo e agire su di esso in modo consapevole e responsabile.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’abolizione della Geostoria: la fine di un approccio sbagliato
Ottimo intervento. Fa davvero tristezza sentire questi rimpianti della "geostoria". Come spiega l’autore, il mostro fu partorito quando (riforma Gelmini) per introdurre da una parte una materia in più (al classico, scienze al biennio), dall’altra si tagliarono ore di materie che già c’erano: perché la riforma doveva essere ovviamente "a costo zero per il bilancio dello Stato". Dunque si tagliarono, al liceo classico, il 20% delle ore di italiano e il 50% di quelle di geografia. Ma la geografia si sarebbe ritrovata con una sola ora settimanale, e la foglia di fico sarebbe stata troppo piccola per coprire la vergogna: dunque accorpamento con le 2 ore di storia e nascita delle 3 ore settimanali di "geostoria".
Addio senza rimpianti.